Il 18 ottobre (festa di San Luca, Patrono dei medici) in occasione dell’apertura dell’anno sociale 2012-2013, presso il Circolo Medico Merighi di Mirandola, si è tenuto l’intervento del Vescovo di Carpi Mons. Francesco Cavina.
L’intervento, disponibile integralmente sul sito della Diocesi , ha toccato i partecipanti all’incontro attraverso un’ampia riflessione sugli effetti più profondi del terremoto che ha scosso la nostra Terra e, con Lei, come detto da Mons. Cavina “ha seminato desolazione e morte, ha fatto crollare abitazioni e attività economiche, ha distrutto paesi o quartieri con la loro storia e cultura.” Facendo emergere, prosegue il Vescovo “la fragilità delle certezze sulle quali avevamo costruito la nostra vita e la nostra società”.
Un evento che ha messo tutti noi di fronte alla “forza possente della natura” come scriverebbe la poetessa Franca Meo e che, se già di per se drammatico, ha fatto sentire a tante persone la lontananza dello Stato rispetto alle esigenze dell’Emilia e delle altre zone terremotate in questo momento così difficile. Ma in questo scenario drammatico, risultano confortanti le parole di un Vescovo che ha affrontato una situazione così difficile con tempestività, praticità e con quella capacità comunicativa che qualcuno oggi dice mancare alla Chiesa.
Interessante risulta anche il passaggio in cui Mons. Cavina, riflettendo sui sentimenti, sulle paure e sulle incertezze scaturite a seguito del sisma, dice: “Oggi questa assoluta necessità di rapporto con l’infinito si manifesta anche nella protesta contro Dio che prende spunto dalle ingiustizie del mondo e della storia universale. Anche quando l’uomo contesta Dio, esprime un desiderio di verità e di giustizia che nasce dall’essere fatto per Lui.”
Indubbiamente in questo contesto risulta chiara la necessità della nostra Comunità e del nostro Popolo di ritrovare quella fiducia che parrebbe (comprensibilmente) essere stata spazzata via dal terremoto. Fiducia che per il Vescovo di Carpi non può prescindere dal rapporto col divino. Giungendo alla conclusione infatti, afferma “Se Dio abita in noi, tutto il resto si supera”.
Concludendo. Alcuni dicono che se ad una persona fa male un dente è inutile parlargli di spiritualità ma bisogna dargli qualche chiodo di garofano per alleviare il dolore; nonostante ciò sia vero, quello che dice Mons. Cavina porta a riflettere sul fatto che ogni volta nella storia in cui si sono verificate delle catastrofi naturali, o di altra origine, l’uomo si è trovato costretto, per affrontare la realtà brutale che aveva di fronte, a cercare qualcosa di più alto e di più intangibile attraverso un riflesso (di cui ci ricorda il profondo significato Italo Calvino nelle postume Lezioni americane) simile a quello dello scudo con cui Perseo riuscì a sconfiggere l’orribile Gorgone Medusa, il mostro che tutto trasformava in pietra con il solo suo sguardo, tagliandole la testa. Per veder poi nascere da quel collo mozzato il cavallo alato Pegaso, leggero e bellissimo. Finendo con lo stesso Perseo che si servirà della testa mozzata di Medusa contro i propri nemici trasformandoli in pietra.
Mai come in questo momento per rialzarci avremmo bisogno anche noi di quel riflesso, pensiamoci. Ad maiora!