Sarà l’8 Marzo, sarà questo giallo mimosa che vedo in ogni angolo della strada, saranno i messaggi di auguri che sono soliti arrivare appena accendo il cellulare. C’è sempre e comunque qualcosa che mi porta ad una riflessione in questa giornata.
Cosa significa essere donna nel 2012 e cosa festeggiamo?
Non è più il momento di scendere in piazza e gridare “l’utero è mio, me lo gestisco io”, portando avanti le grandi battaglie su divorzio, aborto e liberazione omosessuale (come se queste rappresentassero l’essenza ultima dell’essere donna). Non è più nemmeno il tempo dei “Se non ora quando” che scesero in campo contro il degrado dell’immagine femminile. Tantissima rabbia e indignazione in quel caso, ma senza uno straccio di proposte concrete.
Le battaglie che appartengono alla nostra generazione femminile sono altre e qui ne vorrei citare almeno due: la vita e il futuro della famiglia. Perché la vera sfida oggi è poter conciliare il proprio essere donna, con ambizioni e sogni, e la possibilità di essere madri per garantire un futuro alla nostra Italia. Donne realizzate che possono avere coraggio. E permettetemi allora una piccola parentesi sull’aborto: è giusto dare la possibilità di scelta, ma non posso accettare l’assenza di alternativa. Non c’è conquista se non c’è scelta e non c’è scelta se non c’è libertà di alternativa. Perché in questo Paese si passa più tempo a pensare a come sopprimere la vita piuttosto che tutelarla e crescerla. E’ la capacità di creare quell’alternativa che genera futuro e che ci permette di tornare ad essere avanguardia . La nostra società, quella in cui oggi viviamo è fondata e cresciuta sulla Famiglia. Da quando abbiamo smesso di occuparcene, si sono visti i risultati: la crisi non è solo economica, ma è soprattutto sociale e valoriale. Per questo motivo il Welfare e le politiche di conciliazione devono avere una priorità assoluta nei luoghi decisionali e nelle istituzioni: congedi parentali per gli uomini, asili nido aziendali, flessibilità ma anche sicurezza.
Oggi è il tempo della riflessione su quanto abbiamo ottenuto e quanto dobbiamo ancora ottenere. Io preferisco la parola femminilità al termine donna, perché è in grado di cogliere nel profondo quello che siamo e che abbiamo da offrire. Noi non siamo né di più né di meno degli uomini, semplicemente siamo diverse. Per questo quello che auguro ad ogni donna è di vivere appieno la propria natura senza egualitarismi.
Siamo il cuore pulsante della società, ricordiamolo ogni giorno.