C’era una volta lo spirito guerriero di Marco Attilio Regolo, console di Roma fatto prigioniero dai Cartaginesi e rimandato a Roma per convincere il Senato ad un trattato di pace. La condizione era semplice: se Roma non avesse accettato, sarebbe dovuto tornare a Cartagine e affrontare la morte. Tito Livio narra che Attilio Regolo tornò di fatto a Roma, ma convinse i senatori a continuare le guerra punica, nonostante alcuni pareri contrari. Egli tornò poi a Cartagine dove venne fatto rotolare dentro una botte piena di chiodi per il pendio di una collina.
Altri tempi, non è vero? Tempi in cui l’onore e la credibilità contavano davvero qualcosa. Diciamoci la verità: da queste parti i sussulti di dignità e orgoglio nazionale non si vedono da un po’ di tempo; da queste parti quando si tirano in ballo certi valori ci si sente di un’altra epoca, di parlare una lingua antica, di essere dei visionari.
Da quando esattamente da guerrieri e giganti siamo diventati sudditi e nani?
Oggi asisstiamo all’incredibile caso di due militari italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che hanno (forse) ucciso due pescatori in acque internazionali e che, secondo il diritto internazionale, dovrebbero essere processati in Italia. Sono tornati in patria per votare ma, al termine della licenza elettorale, non siamo stati in grado di trattenerli e sono tornati dietro le sbarre di New Dehli.
Dov’è finito allora l’onore nazionale, la sovranità, la dignità? Non ci eravamo rivolti al Professor Monti proprio per questo, per ritrovare la dignità perduta dopo le gaffe di Berlusconi? Poveri ciechi noi che non abbiamo capito che il gioco di questi “tecnici” è solamente quello di assecondare l’Unione Europea e le sue mosse, la quale insieme all’ONU non ha proferito verbo sulla vicenda. Assordante il loro silenzio e quello di tanti altri.
E così i nostri due Marò pagano l’inadeguatezza e l’inettitudine di chi guida oggi questo Paese. I due fucilieri di Marina sono diventati oggetto di scambio della nostra debolezza e della nostra confusione politica. Peccato sia proprio questa la Nazione che servono ogni giorno rischiando la loro stessa vita.
Qui non c’entra la colpevolezza o l’innocenza, quello che hanno o non hanno fatto; fummo tanto bravi e veloci a rilasciare gli americani quando uccisero venti persone sulla funivia del Cermis. Chissà i diplomatici di Washington come si sarebbero mossi se Latorre e Girone, anzichè due semplici marò, fossero stati due marines