Sono stati 516.000 i tweet sull’elezione del Presidente della Repubblica e 128.000 gli utenti che hanno “cinguettato” nei tre giorni dell’elezione al Quirinale. Numeri che in termini assoluti si potrebbero definire impressionanti (pensate che alle Quirinarie del Movimento 5 Stelle hanno votato 28.518 persone) ma che vanno relativizzati al vero potenziale che Twitter e in generale i social network possiedono, sia in termini di “user”, sia in termini di “reachness”. A onor del vero bisogna specificare che su Facebook non è presente nemmeno la metà della popolazione italiana e su twitter i connazionali registrati sono poco più di 4 milioni.
I giornali, web magazine e blog di tutta Italia si sono domandati in questi giorni se Internet abbia o meno influenzato le decisioni dei parlamentari e soprattutto se il popolo della rete si senta rappresentato solo ed esclusivamente dal movimento di Beppe Grillo. E’ in grado dunque il web e i social media di pilotare il sentimento e il volere dei politici, magari di quelli più giovani, statisitcamente più inclini alle nuove tecnologie?
L’influsso di Internet sulla politica mi affascina già da un po’ di tempo e mi ha spesso portato alle più svariate riflessioni. Una cosa però è certa: Internet ha cambiato la comunicazione, integrando tutti gli strumenti di web 2.0 alla colla dei manifesti e alla carta dei volantini. Ed è diventato purtroppo l’emblema dell’ avanzata grillina; non tanto perchè tutto il popolo del web ha votato Grillo, bensì perchè l’antipolitica si nutre di Internet per cullare quell’apatia e quel qualunquismo dilagante celato sotto il falso nome di “lotta alla casta”. E la cosa più incredibile è stata la sensazione in questi giorni che il coinvolgimento e la partecipazione in tempo reale fosse davvero in grado di indirizzare le scelte politiche verso l’una o l’altra direzione.
Cosa succede allora se il Potere della rete è forte a tal punto che da nicchia tentatrice diventa sfogo collettivo? Cosa succede se le decisioni di pochi eletti rinchiusi nel Palazzo inizia a ricevere migliaia di reazioni aggressive istantanee e senza filtro? Cosa succede se gli “inciuci di potere” non avranno sfogo solamente al bar davanti ad un caffè ? Succede che questo è il gioco della democrazia. Succede che i grandi elettori sono connessi alla propria base tramite Facebook e Twitter e hanno meno autonomia del solito. Succede che una voce, quando diventa urlo, non può più passare inascoltata e l’incapacità della classe politica risulta evidente.
Il pericolo dietro l’angolo è inevitabilmente quello di confondere uno strumento democratico con la capacità di dare peso alle voci. Una cosa infatti è il mezzo, un’altra è il contenuto politico dei tweet e degli aggiornamenti di stato. La capacità di saper differenziare è la chiave per saper leggere il web. Tra Bersani che afferma “Abbiamo sbagliato ad ascoltare troppo il web” e Casaleggio che lo considera la manna dal cielo c’è in mezzo il mare delle idee . L’ ex segretario PD coglie il lato oscuro della Rete, l’altro la considera come l’automatico “prolem solver”. In mezzo ci sta il merito: dei contenuti e del saperli leggere.