Nato nel 1921 a Ragusa, Ottavio è cresciuto a Zara fino a sette. Distrutta per l’80% dai bombardamenti, in una delle sue ultime interviste afferma che la sua città esiste solo nel suo cuore di esule e nel ricordo dei cittadini infoibati da Tito, che Missoni definì più volte “Una vera pulizia etnica”. L’esule che è in lui risaltò tantissimo in quelle che furono le sue opere d’arte. La Dalmazia, i suoi colori, i vivaci ricordi di una terra ricca di italianità rivivono nei suoi abiti, nelle maglie, negli accessori che lo hanno portato ad essere status symbol della moda nel mondo.
Ma a quel punto aveva già conosciuto Rosita e aveva anche iniziato una piccola produzione di indumenti sportivi, il nucleo di quell’attività che li porterà sulle vette della moda e nei maggiori musei del mondo. Nel 1969 costruirono lo stabilimento e la casa di Sumirago, nel varesotto, dove ancora adesso la famiglia vive e lavora, perché i Missoni si considerano artigiani (lei pensava ai modelli e lui ai tessuti). Ora a guidare l’azienda sono rimasti i figli Angela e Luca mentre Vittorio è scomparso dallo scorso gennaio durante un viaggio ai Caraibi al largo delle isole venezuelane di Los Roques, su quella rotta maledetta dove nel corso degli anni si sono perse le tracce di diversi aerei.