Bisogna veramente allacciarsi le cinture prima di lasciarsi andare all’amore o viverlo, a qualsiasi costo? E’ questo il dilemma di Elena (Kasia Smutniak), barista schiva e intelligente, che non sa se accettare il corteggiamento di Antonio (Francesco Arca), macho insensibile, fidanzato della sua migliore amica (Carolina Crescentini). Ozpetek dimostra che non vi è nulla di razionale nella scelta del partner ed infatti la stessa protagonista, seppur titubante, non sa resistere al richiamo dell’attrazione. Il rapporto con Antonio è fatto di poche parole, gite al mare in motocicletta ed erotismo.
Un equilibrio difficile da mantenere all’interno della vita matrimoniale, che la coppia sperimenta in seguito, contro il volere di amici e parenti, i quali li trovano troppo diversi per essere felici.
Come un’eroina del cinema neorealista, però, Elena dà prova di grande tenacia e resta con il marito, nonostante il suo egoismo e i numerosi tradimenti. A circondarla d’affetto e a consolarla c’è, come spesso accade nei films dell’autore turco, una famiglia allargata, la cui mascotte è Fabio (Filippo Scicchitano, già protagonista di “Scialla!”), giovane gay amico della protagonista e suo socio nella gestione di un pub di successo. Mentre Antonio è sempre più distante e chiuso nei suoi estenuanti silenzi, Elena cerca infatti di emergere professionalmente, ma i suoi sforzi vengono vanificati dalla scoperta di essere malata di cancro al seno. La presa di coscienza da parte del marito della gravità della situazione è molto lenta e dolorosa. Ancora una volta, Elena trova sollievo nell’amicizia inaspettata di una compagna di stanza in ospedale, che le insegna come affrontare con coraggio le cure. E poi, quando tutto sembra perduto, Antonio torna da lei e l’amore riprende proprio da dove sembrava essere finito per sempre.
Come in tutti i suoi capolavori (tra gli altri, “Mine vaganti”, “La finestra di fronte” e “Cuore sacro”), il regista opera un’analisi acuta dei rapporti umani, senza mai giudicare i personaggi, che procedono a tentoni nella vita, a volte bussando contro porte che sanno già che forse non si potranno mai aprire. Come ognuno di noi.