Oltre agli ultimi poco confortanti dati ISTAT, riguardanti le stime del PIL, che vedono l’Italia in recessione tecnica dello 0,2% nel secondo trimestre del 2014, un ulteriore aspetto che con ogni probabilità ha contribuito a logorare la “luna di miele” del Governo Renzi nei confronti degli italiani riguarda il fronte previdenziale.
Nella settimana appena trascorsa sono state cancellate in Commissione Affari costituzionali le norme regolatrici della cosiddetta “quota 96” concernente i pensionamenti a settembre di 4000 interessati, tra insegnanti e addetti alla scuola, vista la mancanza di coperture. Sono inoltre stati cancellati i pensionamenti d’ufficio a 68 anni per docenti universitari e medici primari.
E’ senz’altro doveroso ammettere che non è mai piacevole quando ci si vede togliere dei diritti che fino all’ultimo sembravano acquisiti, quali ad esempio quelli appena indicati. Risulta però altrettanto importante capire che un qualsivoglia governo dotato di ragionevolezza, in un periodo di crisi economica e demografica senza precedenti per l’ Italia, dovrà obbligatoriamente razionalizzare le spese, cercando di scontentare oggi il minor numero di persone possibili a fronte di migliorare la qualità della vita delle future generazioni. In tal caso, le pur legittime lamentele di 4000 persone riguardanti il posticipo dell’età pensionabile, non reggono francamente il confronto con quelle di un’intera generazione di under 35 che probabilmente faticherà parecchio a percepirla, la pensione.
Al di la di tutto ciò, paiono quindi infondate le lamentele del presidente della Commissione Bilancio Francesco Boccia, secondo cui la politica si è dovuta anche stavolta arrendere alle decisioni dei tecnici e il posticipo di triennale dei pensionamenti di 4000 operatori scolastici impedisce il necessario turnover nella Pubblica Amministrazione. È ben noto quanto il nostro settore pubblico necessiti di profonda innovazione e di una staffetta generazionale, ma forse ci si deve rassegnare al fatto che questa non è realizzabile tramite ulteriori incrementi di spesa dovuti a prepensionamenti e nuove assunzioni in un periodo di recessione come questo. Risulterà perciò necessario attendere l’arrivo naturale dell’età pensionabile sancita precedentemente dalla Riforma Fornero prima di procedere a qualsivoglia turnover e svecchiamento della PA.
Negli anni ’80, Marco Pannella, forse estremizzando, definiva “coglionata” la pensione a 50 anni. Forse se la classe politica dell’epoca ci avesse meditato sopra , oggi non saremo qui a scannarci sulla Riforma Fornero e sulla “quota 96“.






10 Ago 2014
Posted by Nicolò Guicciardi 












