La flessione del PIL italiano dello 0,2% è stata senza dubbio la spiacevole novità che nella settimana appena trascorsa ha mandato in fibrillazione il Ministero del Tesoro presieduto da Pier Carlo Padoan, trovatosi addirittura in distonia con il suo vice, Enrico Zanetti di Scelta Civica, per ciò che concerne lo sforamento del 3% nel rapporto deficit/PIL.
Proprio nei giorni scorsi si è parlato di una possibile apertura dell’Ue su maggiore flessibilità per quanto riguarda il ritmo di riduzione del deficit, che andrebbe così a smorzare la linea di rigore e austerità perseguita fino ad ora. A suffragare questa tesi sono state le parole del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, che ha ricordato come la recessione stia colpendo diffusamente tutta l’eurozona (Germania -0,2% e Francia a PIL invariato).
Facendo un’analisi assolutamente liberale, e a tratti anche liberista se vogliamo, si potrebbe asserire che le parole di Renzi potrebbero risultare opinabili, quantomeno per il fatto che non tutti i paesi chiave dell’Ue appaiono in recessione. La Spagna ad esempio, paese che rientra tra le altre cose nel gruppo di stati a rischio denominato “PIGS“, fa registrare nel secondo trimestre 2014 una crescita del PIL pari allo 0,6%; crescita senz’altro frutto delle riforme strutturali portate avanti in questi anni dal governo del popolare Mariano Rajoy.
La seconda questione confutabile parte dalla tesi di coloro che sostengono la maggiore flessibilità utilizzando come alibi il fatto che alla Germania neo-unificata era all’epoca stato permesso di sforare determinati parametri grazie a cui sarebbe riuscita più agevolmente a risollevarsi dalla condizione economica sfavorevole dovuta alla riunificazione.
La risposta sta in una domanda che verrà ora posta ai lettori. Se foste nei panni di coloro che stanno ai vertici dell’Ue, vi fidereste maggiormente a garantire flessibilità, e quindi più spesa e debito, ad un paese come la virtuosa Germania, oppure ad un’Italia che segna record negativi come 180 miliardi annui stimati di evasione fiscale, un’incremento della spesa pubblica in dieci anni pari a 141,7 mld (1900€ in più sulle spalle di ogni cittadino, ndr) e, secondo un articolo de “Il Sole 24 ore” del 2011, una stima del 7% dell’economia in mano alla criminalità organizzata? La risposta sembrerebbe scontata.
L’Unione Europea ha quindi tutto il diritto a nutrire grande incertezza sulla possibilità di regalare ad un paese drammaticamente malato come il nostro, maggiore flessibilità su parametri previsti dal fiscal compact, poichè il timore che questa possa trasformarsi in un’alibi per rimandare ulteriormente le riforme strutturali necessarie risulta palpabile. L’auspicio è quindi quello di una profonda inversione di rotta che il Governo Renzi dovrà intraprendere vorrà evitare l’incubo del commissariamento, indicato in questi giorni come una possibilità non da escludere.






21 Ago 2014
Posted by Nicolò Guicciardi 












