Il 15 ottobre è stata presentata a Palazzo Chigi la prima Legge di Stabilità dell’ esecutivo presieduto da Matteo Renzi.
Per i non addetti ai lavori è giusto ricordare che cosa sia la Legge di Stabilità, ossia quel provvedimento che sancisce quali saranno le tipologie di entrate e uscite del bilancio statale dell’anno solare successivo. Essa può presentare innovazioni normative, introdotte dal Governo, in materia di entrate e spesa. Il limite entro cui presentare la Legge di Stabilità è sancito al giorno 15 ottobre dell’anno corrente, e le due Camere hanno possibilità di emendarla e discuterla entro il 31 dicembre.
Dopo aver effettuato un breve excursus sulle principali caratteristiche di tale provvedimento, è bene quindi commentarlo per ciò che riguarda i principali tratti salienti introdotti dall’attuale esecutivo, distinguendo in maniera possibilmente franca quelli che possono esserne considerati i vizi e le virtù.
Questa legge di stabilità riduce effettivamente la tassazione di poco più di 12 miliardi di euro, e questo risulta senza ombra di dubbio un fattore positivo poiché può essere d’aiuto per dare fiato al mondo delle imprese italiane (vedasi taglio dell’IRAP di 5 miliardi, ndr). Ciò che non convince appieno è però il metodo con cui si arriva a tutto ciò, ossia emettendo nuovo debito pubblico per 700 milioni che porteranno il rapporto deficit/pil dall’attuale 2,2% al 2,9%, oltre ad una spending review per 15 miliardi.
Per coloro, come chi vi sta scrivendo, che hanno avuto occasione di partecipare ad almeno una delle Leopolde organizzate dall’allora sindaco gigliato, suona quantomeno strano assistere ad abbattimenti di tassazione tramite emissione di debito pubblico, che risulterà in seguito da ripianare, poiché non si ha abbastanza coraggio nel praticare una spending review ben più cospicua. Viene quindi da pensare che questo stralcio di manovra sia in buona sostanza “viziato” da uno dei pochi passi tatticamente falsi che il premier ha commesso sin d’ora, ossia la “staffetta” con Enrico Letta senza tenere conto dell’entità della maggioranza parlamentare che sostiene attualmente l’esecutivo.
Riguardo al bonus degli 80,00 euro in busta paga, considerabile senz’altro positivamente poiché come ovvio, aumenta i soldi in tasca di coloro a cui è destinato, viene da pensare che 9,5 miliardi destinati a ciò siano però abbastanza “generosi”. Questo poiché, per il momento, tale provvedimento non ha sortito gli effetti sperati di alimentazione della domanda, forse per l’importante inclinazione al risparmio degli italiani; saremo partigiani, ma parte di questo capitolo di spesa avrebbe potuto essere destinata alla riduzione ulteriore del costo del lavoro, o in alternativa dell’imposizione fiscale delle partite IVA (800 milioni di riduzione fiscale nella legge di stabilità, ndr), considerate per il momento soltanto di striscio dal governo Renzi e da chi l’ha preceduto.
Concludendo, possiamo affermare che l’attuale Legge di Stabilità segna forse un inizio di attuazione di quei provvedimenti considerati la chiave per sbloccare l’attuale situazione di impasse dell’economia del bel paese, anche se il più resta ancora da fare. Magari con piccoli ma costanti passi si riuscirà a migliorare gradualmente ma efficacemente lo status quo.