Carlo Sperti, ala destra della Terraquilia Handball Carpi e della Nazionale Italiana, ci ha concesso in esclusiva questa intervista per fare un bilancio generale della stagione dei biancorossi, finita in Semifinale Scudetto contro Junior Fasano. Annata che per lui è stata condizionata da un grave infortunio, e dal tanto atteso rientro in campo nella Semifinale di ritorno contro i pugliesi dopo sei mesi di stop.
Quali sono state le fasi del tuo recupero dopo l’infortunio che ti ha fatto saltare quasi tutta la stagione?
“Il 31 ottobre mi sono rotto il legamento crociato anteriore del ginocchio destro. Ero in Nazionale e giocavamo un’amichevole a Fondi contro il Belgio. È stato un brutto momento, spero sia la prima e l’ultima volta che mi capita un infortunio simile. I primi tempi sono rimasto a Roma, poi da febbraio ho cominciato a correre”.
Chi ti è stato vicino in questi sei mesi?
“La mia famiglia è venuta a trovarmi a Roma, poi una volta a Carpi mi ha seguito nel recupero il nostro fisioterapista (Alberto Logli, n.d.r.). Vaccaro è uno dei compagni che più mi è stato vicino”.
Perché hai giocato qualche minuto contro Fasano nella Semifinale di ritorno?
“Io la squadra l’ho seguita dalla panchina o in tribuna in tutte le partite, anche in quelle di Coppa Italia a Siracusa. Mister Serafini, nel primo pomeriggio della partita di ritorno contro Fasano, mi disse che ero tra i convocati, quindi potevo giocare”.
Nel finale hai segnato l’ultimo punto della gara.
“Sì, è stato troppo bello perché non giocavo e non segnavo da tanto tempo. Ho esultato parecchio per quel gol, avrei preferito che quello fosse il gol del -1 che ci avrebbe dato la qualificazione alla Finale, però purtroppo è finita così (36-24 per Fasano, 24-22 per Carpi all’andata, n.d.r.). A fine partita ho pianto. Sono venuti a salutarmi alcuni tifosi sia di Fasano che di Conversano, la mia città natale. Ora devo ricominciare da quella rete”.
A freddo, come analizzi questa eliminazione?
“C’era la voglia di vincere, ma a Noci non abbiamo fatto una buona partita. Ci sono stati molti errori in difesa e in Semifinale non ci possiamo permettere queste cose”.
Ti fa male più questo KO contro Fasano? Oppure quello dell’anno scorso?
“L’anno scorso andammo in Puglia con i terzini titolari infortunati (Skatar e Tojcic, n.d.r.). Allora pagammo un po’ di inesperienza, mentre quest’anno la squadra era al completo. Comunque, dopo la sconfitta in casa contro Ferrara nella regular season (30-31, n.d.r.) abbiamo capito che c’era ancora da migliorare”.
Passando alla Nazionale, vorresti tornarci?
“Sì, il 10 giugno c’è una gara per le Pre-Qualificazioni a Euro 2016 contro la Romania. Inoltre si giocherà a Conversano e tornare lì per me è speciale. Siamo in un girone con Romania e Kosovo, se passiamo entriamo nelle Qualificazioni finali”.
Cosa bisogna fare per far progredire la pallamano in Italia?
“Serve lavorare sui giovani e farlo diventare uno sport professionistico. In Italia la pallamano è uno sport semiprofessionistico, spesso si fa un altro lavoro e dopo si gioca nel fine settimana. In Puglia gli allenatori spesso fanno scouting nelle scuole per promuovere questo gioco. Un anno fa mi sono diplomato in ragioneria”.
Come sei arrivato a questo sport?
“Mio padre, che è un geometra, giocava nel Conversano, vincendo qualche campionato giovanile. Ha smesso nel 1995 quando sono nato. Spesso lo seguivo per vedere alcune partite e così mi sono appassionato. A cinque anni sono entrato nelle Giovanili del Conversano. Nel 2011, a quindici anni, ho vinto Scudetto, Coppa Italia e Supercoppa. Infine, nel 2013 sono arrivato a Carpi”.
Cambiando argomento, come hai vissuto la promozione del Carpi in Serie A?
“Da infortunato ho guardato molte partite in televisione, poi alla palestra Extrafit ho visto alcuni giocatori. Mi ha sorpreso molto, anche se ,onestamente, in estate avevo sentito dire che la squadra era più debole rispetto allo scorso campionato. Alla fine è stata premiata la giusta intesa tra i giocatori arrivati un anno fa e quelli che giocano nel Carpi da un po’ di tempo. Non cambiare molto l’organico aiuta a costruire un gruppo molto forte”.
A Carpi, dopo la pallavolo femminile con la Liu Jo, anche il calcio e la pallamano condividono il gran problema degli impianti sportivi.
“Purtroppo sì, noi andremo a Cavezzo dalla prossima stagione. Mi dispiace perché Carpi ha settanta mila abitanti, ma non c’è un impianto ‘da Serie A’ per nessuno sport. In questo modo perde molto in quanto Città dello Sport. Conversano ha venti mila abitanti, ma ha il palazzetto di pallamano più bello d’Italia. Io sono arrivato qui dopo il terremoto, però da quello che mi hanno detto questo è un problema che persiste da molto prima”.