Bazzicando molto spesso per Bologna e da vari anni, mi è successa una cosa che capita a tantissime persone che, per lavoro o per studio, capitano frequentemente in città: mi sono innamorato del nostro capoluogo, contraddizioni e limiti compresi.
Amando le narrazioni alternative e le sperimentazioni letterarie, mi sono imbattuto in uno scrittore che è capace di narrare Bologna in modo diverso. L’ho conosciuto su Facebook tramite il suo profilo personale, e mi ha divertito fin da subito con le sue trovate, umoristiche involontarie o meno.
Cosa fare per scrivere un buon articolo? Chiedere al diretto interessato! Ho scritto a Danilo Masotti, indagando sul suo passato, sul presente e sul suo lavoro di scrittore, consulente web, blogger ed “ex cantante abbastanza bravo” (citazione dal suo profilo LinkedIn).
Danilo, sei sempre stato artisticamente attivo nella tua vita: chi ti ha ispirato e da dove hai iniziato? E qual è il rapporto con la tua città?
Danilo: “Amo la mia città, anzi il paese dove vivo, anzi la “metropoli di provincia” che nel 1986 mi ha dato l’opportunità (me la sono anche presa eh…) di fare il cantante dei New Hyronja, band che si è esibita ufficialmente fino al 2011, ma che vive ancora. Ho sempre ascoltato musica, ma un giorno, stimolato da buoni maestri come gli Skiantos, i Litfiba e i CCCP pensai che fosse giunta l’ora di proporre qualcosa di mia e fu subito un trionfo. “Poni il pene sul pane” rimane un inno generazionale, ma anche “L’uomo che non si lavava mai”, “Tu sei più bravo di me”, “Cnochin on armadios door”, “Vorrei vivere a Budrio”, “Pacciani era un brav’uomo”, “Dov’è lui là”, “Vodka” “Attacco all’occidente (Ha ragione Bin Laden)” e le collaborazioni con musicisti, performers e scrittori della città. Molto bello nascere come fan di Freak Antoni e “lavorare” insieme a lui, soprattutto negli ultimi dieci anni. Ho perso un altro papà “
Sei davvero molto attivo su Facebook, e nei tuoi post hai un livello di “engagement” spesso alto, specie quando crei i cosiddetti #dibattiti: perchè li fai? E ti interessa davvero l’opinione dei tuoi “amici” di Facebook?
Danilo: “Mi piacciono le persone, mi piace suscitare in loro delle reazioni. Esistono dibattiti dove l’opinione mi interessa eccome, altri no. Per niente. Feisbuc è un bar sempre aperto.”
Forse non tutti sanno che (cit. Settimana Enigmistica) sei stato un precursore della moda del web di Gianni Morandi con le tue foto #AbbastanzaGianniMorandi: il web ti ha seguito? Ne sei in qualche modo orgoglioso?
Danilo: “Io sono spesso “avanti”, ma essere “avanti” è una croce che porto con orgoglio e anche un po’ con Bergoglio che ogni tanto mi telefona proponendomi delle tariffe telefoniche ultracompetitive.”
Ultimamente hai preso di mira il nuovo presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, attribuendogli doti soprannaturali: c’è rispetto o è un puro divertissement?
Danilo: “Quando io prendo in giro qualcuno è perché quel qualcuno “mi piace” (cit. feisbuc) e mi diverte. Mattarella, sin dal suo insediamento, mi ha fatto molto ridere e in lui ho visto un uomo con dei poteri straordinari e paranormali. I poteri del presidente della repubblica. “
In molti, ultimamente, si lamentano che pubblicizzi troppo i tuoi libri su Facebook. Non ti hanno stancato?
Danilo: “Si, ma mi dispiace per loro che continuano a seguirmi. Quando vedo che qualcuno soffre molto per le cose che scrivo e mi offende senza neppure conoscermi, lo blocco. Così non soffre più e andrà a soffrire per qualcun altro. C’è abbastanza sofferenza di questo tipo in giro, vuol dire che stiamo molto bene.”
Tutti sul web si indignano, si arrabbiano, poi nessuno fa niente e la rabbia da tastiera si sfoga da sola, come la febbre, “tanto domani torna tutto come prima”. So che è un tuo pensiero.
Danilo: “Questo pensiero (che ha fatto nascere il movimento degli INDIVANADOS) nasce da una frase del mio romanzo CI MERITIAMO TUTTO®:
Le trasmissioni della domenica sera di Rai 3® mi piacciono molto.
Le guardo, mi arrabbio, poi mi alzo dal divano, piscio, mi lavo le mani, i denti, e vado a letto indignato pensando che all’indomani succeda qualcosa di eclatante. Il giorno dopo tutto rimane esattamente come prima.
Ci piace fare chiacchiere da bar, ci piace parlare di problematiche filtrate dalla tv e dai giornali e da internet, ci piace farci prendere per il culo, ci piace essere comandati, ci piacerebbe comandare, ci piace vedere la miseria nel benessere dal quale siamo avvolti, chi più e chi meno. Ci piace non avere a che fare con chi sta male sul serio.”
Arriviamo ai vecchietti che guardano i cantieri, protagonisti del tuo libro Umarells (2007), metafora dell’uomo che si lamenta a priori. La sola aggiunta della S alla fine della parola dialettale “umarell” (omarello, vecchietto in bolognese) ha suscitato dibattiti anche accesi in città. Il bolognese ha, certe volte, le caratteristiche dell’umarell?
Danilo: “Nelle società benestanti ci si lamenta molto, è un dato di fatto. Nelle società benestanti le persone vivono più a lungo e vivere a lungo incrementa il trend delle lamentele. Bologna ad esempio è una città con problematiche ridicole che vengono pompate dai quotidiani satirici della città e tanto appassionano i cittadini, soprattutto gli umarells. Essere umarells non significa certo essere anziani, significa essere cittadini attivamente passivi, criticoni, rosiconi, sempre a fare i conti in tasca agli altri e a giudicare, giudicare. Di base non gliene frega niente a nessuno, ma questo è uno stile di vita bolognese molto diffuso e rivelato ogni giorno nel gruppo feisbuc UNA BOLOGNA PEGGIORE E’ POSSIBILE dove i post iniziano non a caso con “Mi lamento che a Bologna….”. Ed è subito sera.”
Dulcis in fundo: parlami del tuo nuovo libro, “Anche questa è Bologna” (Edizioni Pendragon).
Danilo: “Il mio ultimo libro Anche questa è Bologna – 100 profili di bolognesi contemporanei dalla A alla Zdaura è un omaggio alla città che amo. Un percorso guidato tra 100 categorie di bolognesi contemporanei con i quali tutti più o meno possono riconoscersi e soprattutto possono riconoscere gli altri e divertirsi.
Un libro che avrebbe potuto scrivere chiunque e non è certo un caso che per la grafica di quest’opera abbia usato il city brand (il logo della città), un logo che cambia e per spiegare questo logo che cambia ho coinvolto il prof. Roberto Grandi che mi ha scritto una super postfazione. Un libro per conoscere chi popola questa città, un libro per i bolognesi dove per bolognesi intendo chi è nato qui, chi ha deciso di vivere qui, chi è vissuto qui per qualche anno, chi ha intenzione di venire qui. Un libro contemporaneo, un libro sul presente e sul futuro di questa città dal glorioso passato che però è passato.”
Ma comunque, riprendendo una piccola polemica dalla tua pagina Facebook, preferisci i libri in formato e-book o vuoi ancora sentire “l’odore della carta” (come tante persone affermano di volere)?
Danilo: “Carta o ibuc? Carta per i libri che vuoi possedere e mettere in libreria per fare il figo o come complemento di arredo, ibuc per libri che vuoi leggere, ma che non ti interessa possedere fisicamente. Anche questa è Bologna è un bell’oggetto, ma so che sta vendendo molto bene in ibuc.”