Pubblichiamo il messaggio inviato dal presidente nazionale di CNA-Fita Cinzia Franchini in occasione della commemorazione della strage di via D’Amelio che si terrà a Carpi, presso Piazzale della Meridiana alle 10.30 di domenica 19 luglio, come in molte altre parti d’Italia.
La lettera
“Nei giorni scorsi ho letto le dichiarazioni di Manfredi Borsellino, figlio del magistrato ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992, con cui chiaramente esprime un aperto dissenso nei confronti di chi, con l’antimafia, ha cavalcato il sacrificio massimo, quello della vita di pochi, per fare carriera e sfruttare la visibilità acquisita agendo esattamente in senso opposto.
Parole che comprendo perché dettate da un chiaro disgusto per ciò che sta accadendo e che è drammaticamente sotto gli occhi tutti. Il sentimento che ti aggredisce in questi momenti è quello dello spaesamento, dello sconforto, non si sa più a cosa credere. Penso che siano parole comprensibili per un figlio che ha perso il padre e che prova rabbia e dolore vedendone bistrattato il ruolo, la figura e la testimonianza.
Non mi sento però di condividerne il risultato pratico per cui sarebbe più opportuno non partecipare ad alcuna celebrazione.
Personalmente sarò presente domenica mattina,19 luglio, alla commemorazione della morte di Paolo Borsellino, e i cinque agenti della sua scorta, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli, a Carpi, in piazzale della Meridiana dove su uno dei muri in cemento, un gruppo di giovani, un paio di anni fa, ha voluto ricordare il magistrato palermitano attraverso la realizzazione di un murale.
Un modo semplice e forte, perché diretto, per testimoniare un bisogno, un richiamo e un appello a recuperare terreno e credibilità sul fronte della legalità.
Un tema quest’ultimo ancora gravemente sottovalutato come sta evidenziando l’azione inquirente del Procuratore capo antimafia Roberti, nell’operazione Aemilia, che anche oggi fa ben comprendere come il radicamento malavitoso delle ‘ndrine abbia pesantemente permeato e condizionato il tessuto socio-economico di un’ intera regione, l’Emilia-Romagna.
Per recuperare positivamente la critica del figlio di Borsellino credo che sia necessario, oggi più che mai, partecipare a simili eventi per chiarire che la legalità si difende non solo commemorando la memoria di pochi uomini coraggiosi, ma soprattutto portando avanti i loro insegnamenti. Il coraggio della denuncia individuale rappresenta in assoluto la più chiara testimonianza di un senso civico vero, ed unico “anticorpo” di una collettività contro il crimine organizzato. Una denuncia inevitabile e da affidare a chi, nello Stato, ha il dovere di verificarla e valorizzarla.
Aemilia è una ferita profonda per una terra che non ha voluto o saputo denunciare, che evidenzia come non solo non vi sia stato questo coraggio e quel senso civico bensì in alcuni casi una pericolosa connivenza del tessuto economico-produttivo locale con le logiche malavitose, vedendo forse in queste, una scorciatoia e un positivo viatico per crescere o sostenersi in tempi di crisi.
Il futuro procedimento giudiziario di Aemilia rappresenta un punto di non ritorno perché scopre con forza il decadimento morale di un intero corpo socio-economico ma può pure rappresentare una ripresa di credibilità per recuperare il danno fin qui prodotto. E’ quindi importante comprendere come quel processo deve potersi svolgere nel migliore dei modi e riscontrando le effettive responsabilità attraverso chiare condanne.
Oggi uno dei problemi pare essere dove svolgere questo processo, ma il vero pericolo è che nel discutere simili questioni si arrivi alla scadenza dei termini previsti dalla legge per la carcerazione preventiva degli imputati principali, di fatto condannando così, non i responsabili, ma il procedimento stesso a un primo e grave insuccesso.
Questo è un rischio da sventare per il bene dell’Emilia e dei suoi cittadini e per non perdere, almeno questa volta, l’opportunità di chiarire le responsabilità per ciò che è accaduto. Il ruolo della politica, a mio avviso, dovrà essere di semplificazione e di piena e massima disponibilità affinché il processo possa avere inizio il prima possibile, trasformandolo in un profondo percorso di apprendimento e messa in discussione di quanto e come è stato fatto fino ad oggi. E’ evidente infatti che se questa poderosa infiltrazione ha avuto luogo è perché ha trovato terreno fertile e non gli sono stati contrapposti quei “famosi” anticorpi che in troppi hanno richiamato pubblicamente assecondando, cosi facendo e parlando, le logiche malavitose in questione.”
Cinzia Franchini
Presidente Nazionale CNA-Fita