Il caldo estivo ci porta a rinchiuderci in luoghi climatizzati, ma per stare al fresco non è necessario trasferirsi dentro al frigorifero e neanche rinunciare alla scoperta del nostro territorio. Infatti, il nostro Appennino offre molti luoghi freschi e incantevoli dove potete mettere i piedi a mollo e ve ne presenterò alcuni che credo possano piacere anche a chi non ama la montagna.
Il primo che vi propongo è il Lago Santo, per la magica atmosfera creata dall’abbraccio del Monte Giovo, che lo sovrasta e che si riflette nelle sue acque limpide. E’ il lago più grande dell’Appennino modenese (da non confondere con l’omonimo in provincia di Parma) e si trova a circa mezz’ora da Pievepelago, in direzione Tagliole; anche se non è vicinissimo per chi parte dalla pianura, lo consiglio perché il suo fascino ripaga del tempo che si impiega a raggiungerlo.
INFORMAZIONE UTILE: Poiché il lago si trova a 1500 metri sul livello del mare la situazione meteo può cambiare parecchio rispetto a quella che lasciate in pianura e quindi, prima di mettervi in viaggio, vi consiglio di controllare le immagini della webcam sul sito del rifugio Vittoria.
Il parcheggio è a pochi passi dal lago e, se volete rilassarvi, sulle sue rive troverete diversi rifugi e posti da cui guardare i pesci che saltano nell’acqua. Per i più attivi si prospettano paesaggi diversi: chi decide di conquistare la cime del Monte Giovo attraverso un ripido sentiero circondato da mirtilli si godrà la vista dall’alto del Lago Santo, del vicino Lago Baccio e delle valli circostanti; chi continuerà la passeggiata sui crinali, poi, incontrerà luoghi brulli ma con stupefacenti parenti rocciose e strapiombi.
Se ai laghi preferite le cascate, invece, c’è un posto nei boschi dell’appennino bolognese che potrebbe piacervi: le cascate del Dardagna. Distano da Modena circa quanto il Lago Santo e per raggiungerle, dopo aver parcheggiato, è necessario camminare un po’ ma, tra il sentiero pianeggiante, con il fiume affianco, e l’ombra del bosco, la fatica non si sente.
Potete parcheggiare vicino alla Madonna dell’Acero, un santuario dove il Cristianesimo sembra essersi fuso con i culti pagani perché la chiesa è stata costruita nel punto in cui sorgeva un enorme acero sotto al quale sarebbero avvenuti dei miracoli; oggi, a portare l’effigie della Madonna, rimane un acero centenario piuttosto malmesso, ma che riesce ancora a ricordare il maestoso albero da cui deriva.
Il sentiero per le cascate è poco prima del santuario. Parlo di cascate al plurale perché non dovete fermarvi all’apparenza: il sentiero risale il percorso del fiume in mezzo al bosco e vi porta davanti ad una splendida cascata tutta da ammirare e fotografare ma, prendendo il sentiero che si inerpica di fianco alla cascata, sarete sorpresi nello scoprire gli altri salti che fa l’acqua. Le cascate superiori sono forse ancora più grandi e belle della prima e se continuerete a salire potrete raggiungere il punto dove il Dardagna scorre ancora tranquillo prima che il terreno gli manchi sotto i piedi, quasi ignaro delle capriole che lo aspettano.
Il Lago Santo e le cascate del Dardagna sono mete per una gita in giornata, ma a chi avesse un paio di giorni a disposizione, consiglio di sconfinare in terra toscana e vedere la cascata dell’Acquacheta che si trovano nelle foreste casentinesi e, con i suoi 90 metri, è uno spettacolo tale da essere citato da Dante nella Divina Commedia.