Roberto Mirabile è uno dei nostri punti di riferimento. Come forse sapete, è il Direttore Responsabile della nostra testata giornalistica, Il Mostardino.it, oltre ad essere il Presidente di un’associazione che ricopre un ruolo a dir poco fondamentale nella tutela dei minori e nella lotta alla pedofilia. La Caramella Buona Onlus è la realtà portata avanti da Roberto insieme ai suoi moltissimi collaboratori, che dal 1997 hanno sempre operato per il bene e raggiunto risultati riconosciuti a livello internazionale. Tra i collaboratori più interessanti con i quali abbiamo avuto più a che fare, c’è sicuramente Anna Maria Pilozzi, capo Ufficio Stampa dell’associazione e grandissima professionista.
Sono fondamentalmente una persona curiosa, e mi piace conoscere bene le realtà con cui collaboriamo. La Caramella Buona è una realtà estremamente interessante per tutto il movimento e l’attivismo che sa suscitare, e per tutto l’interesse che risveglia sui media e nell’opinione pubblica. Ed, essendomi interessato all’associazione e ai “dietro le quinte”, ho deciso di intervistare il Presidente Roberto Mirabile e Anna Maria Pilozzi.
Roberto, raccontaci quando e in che contesto è nata la Caramella Buona.
Roberto: “La Caramella Buona Onlus nasce a Reggio Emilia nel 1997 da un’esigenza più che altro personale di combattere determinati tipi di ingiustizie. Pubblicai il mio primo articolo a 14 anni sulla Gazzetta di Reggio: avendo un piede in una caserma dei Carabinieri, potevo ottenere informazioni e notizie di prima mano. Nel ‘96 venne arrestato un professore di liceo per pedofilia; all’epoca i pedofili, una volta condannati, stavano in galera un mese o due e poi uscivano.
Avevo chiesto di pubblicare sul giornale per cui lavoravo un articolo riguardo la notizia della condanna di quel professore, citando nome e cognome, visto che quel personaggio era tornato dopo pochissimo tempo in quello stesso liceo ad insegnare, in mezzo ai ragazzi (al momento, – ci spiega nel dettaglio – giuridicamente non potrebbe capitare una cosa simile, perchè nel frattempo il diritto si è aggiornato includendo l’interdizione perpetua dai pubblici uffici tra le pene per pedofilia).
Feci una domanda precisa al mio direttore: “Perchè oggi sul giornale ci occupiamo di un tossicodipendente che ha rubato una bicicletta sbattendone sul giornale nome, cognome e foto e non possiamo pubblicare la foto di un professore di liceo condannato per pedofilia che torna in mezzo ai ragazzi?”. Il direttore mi disse che conosceva quella persona, che ci giocava a bridge insieme, e per quello di lasciare perdere la notizia e la pubblicazione.
Da lì mi scattò quel meccanismo di rabbia che mi fece iniziare a combattere questa ipocrisia dilagante, anche nel mondo giornalistico.
Avevo fatto esperienza nella tutela dei minori con Mino Damato col quale mi incontravo in Romania, avendo lui adottato una bambina che fu vittima delle sperimentazioni scientifiche sotto la dittatura di Ceaucescu (iniettavano, tra le altre cose, il siero dell’hiv ecc.).
Per questi motivi, e con questo bagaglio di esperienze, mi sono dedicato alla tutela dei minori e alla lotta alle violenze contro i bambini.”
Quanto è preparato, sotto il profilo giuridico, lo Stato Italiano per la lotta alla pedofilia?
Roberto: “Sembrerà strano, ma la legislazione italiana è estremamente avanzata per quanto riguarda i reati sessuali e la tutela dei minori; purtroppo, è una tutela che spesso rimane sulla carta e non si concretizza. Abbiamo alcuni problemi enormi in Italia, di cui il più grave è la non certezza della pena. Un altro problema è il buonismo dilagante: il reato contro la persona (violenza sulle donne, pedofilia e simili) viene sottovalutato, principalmente per un problema culturale, che però influisce anche sulle decisioni dei tribunali.
Allo stato attuale la nostra magistratura e i nostri politici di ogni colore si sono completamente dimenticati della problematica della tutela dei minori e della repressione della pedofilia, ed è un vero peccato perchè le ottime leggi che ci sono non vengono poi sostenute ed applicate: c’è un ipergarantismo che impedisce di distinguere tra Caino ed Abele.”
Come è trattata ora la pedofilia sulla stampa nazionale?
Roberto: “L’argomento della pedofilia sulla stampa italiana è trattato con attenzione maggiore rispetto al passato: il problema è che spesso, purtroppo, si tende a sparare il titolo ad effetto piuttosto che analizzare il fenomeno in maniera scientifica.
Un buon giornalista non dovrebbe creare allarmismo, ma far capire alle famiglie e al lettore come prevenire il fenomeno al meglio.
In italia ancora oggi abbiamo una sorta di censura dovuta ad un’ipocrisia dilagante, e nella maggioranza delle redazioni (tv, radio e stampa) si tende ancora a mettere in secondo piano le notizie di pedofilia, specie se vengono da determinati ambienti e istituzioni.
All’estero, la stampa (specie quella di concezione anglosassone) è molto più libera, perchè risponde esclusivamente al lettore, non all’editore. Questa libertà ha permesso di trattare l’argomento pedofilia con maggiore obiettività, libertà e ha permesso di dare una spinta affinchè se ne parlasse di più nella società.
In Europa, gli argomenti di questo tipo sono trattati con difficoltà in alcuni Stati oltre l’Italia, ad esempio la Polonia: stiamo trattando degli episodi di pedofilia polacchi, e riscontriamo diverse difficoltà per colpa di una fortissima censura su quel genere di notizie.
Ci puoi spiegare il ruolo della criminalità organizzata nella produzione e distribuzione di materiale pedopornografico, come più volte hai ribadito?
Roberto: “Potrebbe sembrare azzardato l’abbinamento criminalità organizzata-pedofilia; in realtà, come ho già ricordato molte altre volte, abbiamo la certezza che la criminalità organizzata italiana, specie la Camorra, spende sempre più risorse per costruire e diffondere siti appositamente creati per ospitare materiale pedopornografico nel mondo: è una grandissima fonte di denaro, come la droga e le armi.
Centinaia di migliaia di dollari all’anno guadagnati grazie a filmati, fotografie e altri files (fonte Direzione Nazionale Antimafia): l’investimento su internet permette l’anonimato, visto che questi siti si appoggiano a server esteri che non sempre permettono un tracciamento affidabile o completo.
Parla dei tuoi preziosi collaboratori: quanti sono e quanto sono importanti per la Caramella Buona?
Roberto: “La Caramella Buona è diventata negli anni l’associazione leader nella tutela dei minori grazie soprattutto ad un lavoro di squadra: attualmente, nei nostri vari uffici in tutta Italia, abbiamo 25 collaboratori che si sacrificano e si impegnano ogni giorno per portare avanti i nostri obiettivi.
Questo impegno comporta sacrifici, ma dà soddisfazioni etiche e morali impagabili. Ogni mio collaboratore volontario te lo può confermare.
La cosa più bella è alzarsi al mattino e sorridere perchè sappiamo che lavoriamo per fare del bene, nonostante la durezza dei casi che trattiamo. Oltre ai nostri collaboratori fissi sopracitati, ci avvaliamo di importanti collaboratori esterni, professionisti esperti come Nino Marazzita, Giulia Buongiorno, Roberta Bruzzone, oltre ad avvocati e investigatori nel numero di una decina.
Come può un giornalista avere dati aggiornati e sicuri sui fenomeni di pedofilia ed essere informato?
Roberto: “Il problema è molto più serio di quanto si possa immaginare: la problematica è che non esiste una banca dati centrale dei “sex offenders”, che cataloghi e registri chi viene condannato per attacchi alle persone. Di conseguenza, è difficilissimo per i giornalisti ottenere dati affidabili a riguardo: è incredibile che sia più facile sapere giornalmente quante auto vengono rubate rispetto al numero di condannati per pedofilia.
Per avere questo dato si dovrebbero prendere le statistiche emanate dal Ministero di Giustizia redatte ogni anno sulle condanne e sui processi contro pedofili.
Avendo una panoramica più generale sul numero e sul tipo di reati commessi ogni anno in Italia si può giungere a una realtà preoccupante: negli ultimi anni c’è una sostanziale stabilità nel numero della maggior parte dei reati, anche se non sembra a causa del costante allarme sociale che trasuda dai giornali, mentre gli unici reati che in realtà negli ultimi anni sono numericamente cresciuti sono i casi di pedofilia.
Voglio chiudere l’intervista chiedendoti un’opinione riguardo un argomento che è stato per anni molto attuale: qual è la tua posizione sulla castrazione chimica applicata agli stupratori e ai pedofili?
Roberto: “La posizione della Caramella Buona sulla castrazione chimica è quella della comunità scientifica internazionale: in oltre 25 anni di sperimentazione in tutto il mondo (in particolare negli Stati Uniti) non ha portato risultati apprezzabili. E’ stato dimostrato che il trattamento farmacologico comunemente chiamato “castrazione chimica” abbassa effettivamente la libido del soggetto ma, essendo uno stimolo che parte dal cervello, l’aggressività del soggetto non si placa.
Il desiderio del pedofilo è quello di possedere la propria vittima: se non dispone del pene, l’aggressore fa uso di strumenti.
L’unico vero trattamento possibile sarebbe quello di tenerli in carcere, possibilmente il più a lungo possibile.
Anna Maria, come è iniziata la tua esperienza con la Caramella Buona? Come ti sei interessata alla lotta alla pedofilia e alla tutela dei minori?
Anna Maria: “Appresi dell’esistenza de La Caramella Buona nel novembre 2006 così decisi di partecipare ad un convegno organizzato ad Albano Laziale(RM) il 6 dicembre dello stesso anno.
Prima di allora non mi ero mai interessata all’abuso su minore e mentre i relatori argomentavano a riguardo fu per me come aprire gli occhi per la prima volta su un fenomeno tanto atroce quanto sconosciuto.
A fine incontro ebbi l’onore di conoscere Roberto Mirabile il quale mi chiese subito di elaborare una relazione sulle tematiche trattate durante l’incontro: panico! Totalmente digiuna sull’argomento, 23 anni laureata in Lettere e impiegata presso una società di servizi per il Ministero della pubblica istruzione, cosa avrei mai potuto scrivere? Evidentemente l’entusiasmo verso La Caramella era già nell’aria e grazie anche ad alcuni appunti presi riuscii a presentare un buon lavoro tanto che Mirabile mi propose di prendere parte all’organizzazione degli eventi previsti su Roma nell’anno 2007. Iniziò così la mia esperienza in Associazione assumendo dapprima il ruolo di Responsabile Relazioni Esterne Roma poi, divenuto un impegno sempre più coinvolgente e frequente, mi licenziai dal lavoro per collaborare a pieno ritmo assumendo così il ruolo di Ufficio Stampa, poi di Coordinatrice Nazione ed infine di Vice Presidente. In tutto questo intenso periodo di cui risulta impossibile per me tradurne le sensazioni vissute in poche righe, l’anno di spicco fu sicuramente il 2010 quando decidemmo con il Presidente Mirabile di aprire una sede anche ad Acuto (FR) , mio paese d’origine, con annessa Casa Buona; nel frattempo raggiunsi un altro importante traguardo vale a dire l’iscrizione all’Albo dei Giornalisti.
In cosa consiste il tuo lavoro quotidiano? Quali sono le soddisfazioni e quali i problemi che incontri ogni giorno?
Il mio lavoro quotidiano al fianco di Roberto comporta anzitutto confronto, valutazioni, arricchimenti, battibecchi ma ciò che conta è il risultato e credo che sia indiscutibile forti di una grande certezza: ci si è sempre mossi per contrastare il male facendo del bene. La nostra attività si traduce nel fornire ascolto ed eventuale assistenza ai vari casi che vengono sottoposti all’attenzione de La Caramella Buona, dopo una prima valutazione dall’esito positivo vengono coinvolti gli esperti del team quindi psicologi e avvocati al fine di studiare insieme ogni aspetto della vicenda con relativo supporto alla vittima e alla famiglia. Successivamente procediamo alla denuncia presso le caserme o questure di competenza territoriale dando quindi il via a quello che poi sarà l’iter processuale fino alla condanna.
Oltre i processi la Onlus si è affermata nel campo della formazione qualificata divenendo un riferimento per molti enti e aziende per cui anche qui ci si confronta quotidianamente sulla selezione dei soggetti collaboranti e sui vari progetti da condividere; sempre più spesso eventi come quello di Roma o di Anagni nascono proprio da queste sinergie e già stiamo lavorando alla progettualità per l’anno 2016. Sempre quotidianamente abbiamo la supervisione della nostra raccolta fondi con l’organizzazione, in più città d’Italia, di spettacoli teatrali.
Senza troppi convenevoli e sentimentalismi vari, la conoscenza di Roberto e l’ingresso in Caramella ha segnato per me quanto di più bello io possa augurare ad una ventenne che, tristemente, si avviava alla professione di insegnante di italiano: non era quello il mio destino e lo sapevo, scalpitavo ma non focalizzavo, ero in attesa di non so cosa so solo che poi è arrivato. Per fortuna.