Il 2015 comincia a farsi da parte, ma non sarà facile da scordare. Dopo 106 anni di storia, il Carpi è salito per la prima volta in Serie A vincendo il campionato di Serie B contro ogni pronostico. In questo articolo cercheremo di ripercorrere i primi cinque mesi di questo anno meraviglioso. Il resto è storia recente di cui sicuramente se ne riparlerà fino alla fine della stagione, nel bene e nel male.
Gennaio: qualcosa sta cambiando
Il 2015 del Carpi è cominciato il 17 gennaio con la prima giornata del girone di ritorno della Serie B. I biancorossi, storicamente in difficoltà dopo la fine della sosta natalizia arrivavano alla sfida al Cabassi contro il Livorno da primi della classe con 43 punti e 13 risultati utili di fila inaugurati il 18 ottobre a partire dalla nona giornata (2-1 al Latina). Contro i toscani arrivò la prima sconfitta casalinga dopo un 2-1 molto combattuto e sfortunato (rete di Di Gaudio allo scadere e traversa di Lasagna). La reazione fu veloce con due difficili vittorie consecutive contro Varese (0-1 all’Ossola firmato da Mbakogu) e Crotone (2-1 interno in rimonta con Di Gaudio e il numero 10 nigeriano). La notizia più brutta e inattesa è la positività di Concas alla cocaina a seguito dei test antidoping post-Modena. Sarà squalificato per due anni e al suo posto Giuntoli porta Molina in prestito dall’Atalanta.
Febbraio: il muro biancorosso
Il gioco del Carpi non è lo stesso del girone d’andata. Si fatica a fare il gioco d’attacco in verticale desiderato da mister Castori, i gol sono pochi. Ad assestarsi definitivamente è la difesa che, nonostante gli infortuni di Romagnoli e Suagher, diventa una muraglia invalicabile. E dove non arrivano i difensori arriva Gabriel, autore di una crescita impressionante. A febbraio il problema del gol e la solidità del reparto arretrato sono dimostrati dai quattro pareggi di fila per 0-0 contro Trapani in Sicilia, Spezia (Inglese si fa parare un rigore nel recupero) ed Entella al Cabassi e Pro Vercelli in Piemonte. Contro il Trapani si infortuna al ginocchio anche Mbakogu, l’arma principale con 13 gol realizzati di cui 11 nel girone d’andata. Il primato biancorosso con 53 punti (salvezza matematica raggiunta) è insidiato dal Bologna secondo a -6 con 47 e dalla coppia Vicenza-Avellino con 46. La corsa è apertissima.
Marzo: i cancelli si aprono
L’infortunio di Mbakogu apre le porte dell’attacco a Lasagna, il sostituto ideale del nigeriano secondo Castori per l’agilità e la velocità con cui cerca il fondo. Inglese si limita a qualche ingresso a partita in corso. Marzo è il mese del ritorno alla vittoria: 4 in 5 partite, una più cruciale dell’altra per il modo in cui sono arrivate, ossia soffrendo come in un Calvario ma come un corpo solo. 2-0 contro l’Avellino salvato da pali, traverse e trafitto da Lollo e Lasagna che chiudono un digiuno realizzativo durato 415′; 1-0 a Latina con Di Gaudio mattatore; uno stop indolore al Cabassi per 2-1 contro un Pescara diverso da quello maciullato all’Adriatico per 5-0 interrompe un filotto di 8 risultati utili consecutivi e l’imbattibilità di Gabriel (678′); 1-0 in Umbria contro la Ternana con gol imperiale di testa di Romagnoli. Il mese si chiude con lo scontro diretto al Menti di Vicenza, squadra che ancora non aveva perso nei dodici match giocati nel 2015. Finché non si imbatte nei 15′ di follia di Lasagna e in un primo tempo dove il Carpi torna a giocare come non riusciva a fare da dicembre. Nella ripresa Cocco riapre i conti, i veneti si scuotono ma Gabriel per l’ennesima volta dà l’impressione di avere un Angelo, se non l’Onnipotente, vicino alla sua porta (chiedere a Giacomelli). I punti ora sono 65, a +9 sul Bologna e a +13 proprio sul Vicenza. Per la prima volta un eco avvolge il pullman della squadra e l’ambiente della Città dei Pio: “la capolista se ne va, la capolista se ne vaaaaaa e se ne vaaaaaaa!!!”.
Aprile: l’abbiamo fatta grossA
Dopo il Vicenza ecco un altro test-verità. C’è il Bologna, una squadra calata nettamente, in crisi di gioco, di risultati e con un allenatore come Diego Lopez bersagliato dalle critiche. Il primo aprile non si scherza: Pasciuti, Di Gaudio e Lollo stampano in faccia alla Storia un 3-0 cinico, a tratti sofferto (Gabriel ha sempre qualcosa da parare a Sansone o Mancosu) ma devastante. Alle loro spalle c’è un deserto. Gli scontri diretti sono tutti a favore. A otto gare dalla fine i punti sono 68 e il vantaggio è di 12 lunghezze sui rossoblù e 16 sui Lanerossi. La Serie A è dietro l’angolo, la capolista “se ne è andata” (Castori dixit brindando coi tifosi al Tribhune Bar dopo il post-partita). Manca solo un po’ di pazienza e la benedizione della matematica. A Cittadella arriva un altro 1-0 sigillato da Di Gaudio, da Gabriel e da alcuni legni del padroni di casa. Un trionfo simile a quelli di Latina e Terni. Il bellissimo 3-0 contro il Brescia in un Cabassi festoso fa proseguire la marcia dettata da un rientrato Mbakogu, Pasciuti e Lasagna. Basta un punto per festeggiare. Dopo 5 vittorie di fila a Frosinone un KO per 1-0 alimenta il sogno dei frusinati, prossimi a superare anche il Bologna e ad assicurarsi un fantastico secondo posto. Il 28 aprile è l’ A-Day, il giorno dello sbarco nell’Empireo del calcio italiano. Al Cabassi, in una piovosa notte, c’è un triste Bari che forse sognava di esultare intorno a quella data, ma che invece ha fatto una stagione anonima. Lo 0-0 finale scatena una festa in campo colossale. Una grande bandiera con la “A” si srotola dalla Curva Ovest degli Irriducibili, mentre i Distinti dei GDL si svuotano e i tifosi invadono i loro eroi con cartelli, bandiere, canti, abbracci, baci e foto. È successo. “L’abbiamo fatta grossA”.
Maggio: i campioni “senza provincia”
Le ultime quattro giornate sono una sfilata, una formalità. Ma prima c’è un derby contro il Modena a cui non si può “rinunciare”. I canarini sono distrutti nel morale, devono vincere per sperare di evitare la trappola dei Play-out. Non ci riusciranno contro una squadra che era reduce da tanti brindisi e dalla lunga festa in Piazza Martiri. Finisce 2-1 con Mbakogu e Romagnoli, due dei principali assenti nello sprint finale, che sbloccano la partita nel secondo tempo e gettano nel terrore il Braglia gialloblù. Fedato nel finale non impedisce di celebrare la vittoria del campionato. “I campioni dell’Italia siamo noi” cantano Pasciuti e compagni sotto la Curva Ospiti che gonfia il petto e si considera sazia. Mister Castori stacca la spina ai suoi ragazzi, contro il Lanciano è 0-0, a Perugia si perde 2-0. Lentamente si arriva al 22 maggio. Il Catania, con la pala in mano per vicende di corruzione da parte del suo presidente Pulvirenti, partecipa a una melina noiosa ma che permette allo Stadio Cabassi di cantare, ripensare alla strada percorsa, ai tempi lontani, alle sofferenze e alle gioie, quasi tutte inattese. Il Grande Capitano Porcari alza al Cielo la Coppa Ali della Vittoria ed è di nuovo festa. Una festa indimenticabile. I punti in totale sono 80, a +9 sull’altrettanto sorprendente Frosinone e a +12 sul terzo posto e i Play-off. L’attacco registra 59 gol segnati. La difesa è per ora con 28 gol subiti la migliore di sempre insieme a quella del Palermo nel 2013-2014. Castori vince il suo settimo campionato totale in sei categorie italiane a partire dalla Promozione nel 1989-1990 col Cerreto. A fine mese rinnova il contratto fino al 2016. Giuntoli, arrivato nel 2009, ha confermato definitivamente di essere tra i migliori costruttori di squadre in Italia. Il Napoli non tarderà molto a mettergli gli occhi addosso.