Cade oggi l’ottantacinquesimo anniversario della nascita del beato Rolando Rivi, il seminarista emiliano barbaramente ucciso dai partigiani il 13 aprile 1945 e proclamato Beato nel 2013 per volontà di Papa Francesco.
Nato il 7 gennaio del 1931 a San Valentino, una piccola frazione del comune di Castellarano in Provincia di Reggio Emilia, Rivi fu rapito il 10 aprile 1945 da un gruppo di partigiani comunisti per essere ucciso dopo tre giorni di sevizie. La sua colpa? Per i propri carnefici quella di essere una spia dei fascisti ma, come è ormai acclarato, fu più semplicemente vittima dell’odio antireligioso che si diffuse in Emilia-Romagna in quegli anni, odio che portò all’assassinio di decine di religiosi.
Un corpo coperto dai lividi causati dalle percosse subite e due fori, uno alla tempia sinistra e uno al cuore: questa fu la raccapricciante scena che si trovarono di fronte il padre del giovane Roberto Rivi e il curato del paese, don Alberto Camellini, quanto scoprirono la salma del ragazzo, trovata grazie alle indicazioni fornite da alcune dei partigiani, tra i quali vi era anche il responsabile dell’assassinio. Solo alcuni anni dopo, nel 1951, Giuseppe Corghi, che materialmente sparò e il capitano Delciso Rioli, comandante della 27ª Brigata Garibaldi “Dolo”, furono condannati dalla Corte di Assise di Lucca a ventitré anni di reclusione, sentenza che trovò poi conferma anche nei successivi gradi di giudizio.
Nonostante la purezza del personaggio la figura di Rivi restò per molto tempo frutto di un acceso dibattito a causa anche delle opposizioni, da parte di alcune realtà associative e politiche, ai vari tentativi di intitolazioni di vie e piazze; caso emblematico fu quello che portò nel 2013 la Scuola elementare Anna Frank di Rio Saliceto a sospendere la visita alla mostra su Rolando Rivi a causa delle proteste di alcuni genitori che l’avevano definita offensiva nei confronti della Resistenza.