American Sniper, libro già uscito dal 2 gennaio 2012, che ha ispirato il film, avente lo stesso titolo, diretto da Clint Eastwood, è sicuramente stato un successo ed è destinato ad essere uno dei più importanti racconti bellici dei nostri tempi.
Il racconto è una autobiografia di Chris Kyle, membro dei Navy SEAL statunitensi, che tra il 1999 ed il 2008 ha registrato il più alto numero di uccisioni. Ricordato da tutti come “la Leggenda“, era invece per i nemici “al-Shaitan Ramadi“, il diavolo, capace di battere record sbalorditivi. Inizia da molto giovane ad appassionarsi alle armi ed alla caccia per poi arruolarsi nei SEAL ed essere mandato in Iraq subito dopo l’attentato dell’ 11 settembre.
La narrazione è un intreccio di descrizioni dell’estremo addestramento militare, di riflessioni della moglie Taya e delle operazioni durante le missioni in Iraq. La precisione e l’abbondanza di dettagli con i quali l’autore parla di se e della sua vita, offrono un quadro generale ma anche molto complesso della situazione fisica, psicologica e familiare di Kyle, ma anche di tutti i militari che svolgono con devozione il loro lavoro. Possiamo quindi notare la difficoltà ed il disagio familiare dovuti alla frequente lontananza del SEAL ma anche padre di famiglia Chris, del rimpianto di non aver salvato più compagni uccidendo qualche terrorista in più, e anche qualche dettaglio sul’addestramento. Questi elementi non possono che far riflettere sulla drammaticità della guerra, vista per una volta dal punto di vista di chi l’ha vissuta e di chi tra l’altro è ricordato come cecchino più letale della storia americana, ma anche della disumanizzazione di chi la vive in prima persona, che, addestrato ad uccidere, ad un certo punto diventa incapace di provare alcuna emozione nello svolgere il suo lavoro.
Se si legge questo libro dopo averne letti altri come “io sono un’arma” di David Tell, ci si rende immediatamente conto di come l’addestramento militare formi persone capaci di eseguire ordini anche disumani, fino a diventare vere e proprie armi viventi, e di come diventare un eroe in battaglia significhi anche estrema solitudine e diffidenza nei confronti delle altre persone. Tuttavia possiamo ricordare Chris Kyle non come un assassino, ma come un uomo con l’addestramento necessario per riuscire, con il suo sangue freddo, a salvare più vite possibili, e dare un contributo fondamentale nella lotta contro il terrorismo.