In questi giorni è impazzato il “caso Totti” che ha spaccato in vari fronti l’opinione di romanisti e non sul Pupone, oltre a riaprire il dibattito su quanto valgono oggi le bandiere, specialmente se si dirigono verso i quarant’anni e non hanno voglia di fermarsi. Per rendere l’idea, recentemente ha giocato in Champions League Oleksandr Shovkovsky, 41enne portiere nato nella Dinamo Kiev e in Prima Squadra dal 1993. Carpi-Atalanta non sarà solo uno scontro salvezza chiave per entrambe le squadre (i biancorossi non vogliono affossarsi di più, i nerazzurri vogliono tenere le distanze), ma è anche un confronto tra, appunto, due giocatori-bandiere che tuttora mettono in evidenza quanto conta essere un punto di riferimento nello spogliatoio.
LORENZO PASCIUTI – Nato a Carrara il 24 settembre 1989, è l’unico superstite del primo Carpi plasmato da Cristiano Giuntoli, capace nel 2010 di uscire dalla Serie D dopo otto stagioni. Pensare che fu scartato malamente dal Pisa a soli 20 anni dopo un buon campionato tra i dilettanti vinto nel 2008 con la Biellese. Criticato soprattutto per problemi di stazza, Pasciu ora ha 26 anni e non si è mai abbattuto. Col passare del tempo è sempre riuscito a reinventarsi in vari ruoli, a conquistare i suoi allenatori, a superare le critiche (Sogliano e Sannino gli ultimi della lista) e i suoi limiti con tanta umiltà, dedizione e coltivazione di sé. Praticamente è cresciuto insieme al Carpi, la parabola è comune. I suoi numeri sono sempre in aggiornamento: primo calciatore a giocare e segnare in cinque campionati diversi con la stessa maglia (170 presenze e 18 gol, 187 e 19 se contiamo anche la Coppa Italia); quattro promozioni in cinque anni; insieme a Poli e Di Gaudio ha vinto i primi due campionati professionistici dei biancorossi (Lega Pro Seconda Divisione 2011 e Serie B 2015); un Encomio al Merito Sportivo assegnatogli pochi giorni fa dal Sindaco Alberto Bellelli. Qualsiasi sia la categoria, sembra impossibile pensare a un Carpi senza Pasciuti (è fuori mercato).
GIANPAOLO BELLINI – Terzino destro nato a Sarnico (provincia di Bergamo) il 27 marzo 1980, Bellini ha il nerazzurro nel sangue. Cresciuto nel Settore Giovanile dell’Atalanta a partire dai Pulcini nel 1986, culminò il suo percorso vincendo lo Scudetto Primavera nel 1998. Nell’aprile del 1999 ecco l’esordio in Prima Squadra in Serie B durante un 3-2 all’Hellas. Il primo capitolo di una storia d’amore che in campo finirà il prossimo 15 maggio, ossia al termine della diciottesima stagione consecutiva. Bellini è il giocatore più presente nella storia dell’Atalanta con 432 presenze (278 in Serie A, 117 in Serie B e 37 in Coppa Italia) e 11 gol (5 in Serie A, 3 in Serie B e 3 in Coppa Italia). Ha inoltre vinto due volte il campionato cadetto nel 2006 e nel 2011, partecipando alle rinascite della Dea. Col passare degli anni nessun allenatore ha potuto fare a meno di lui, della sua professionalità e del suo essere leader silenzioso: da Mutti che lo lanciò a Vavassori che lo forgiò da giovanissimo, fino a Mandorlini, Colantuono e Reja che per ora lo ha schierato 12 volte. Salvo offerte importanti, il suo erede si chiama Andrea Conti, pure lui atalantino dalla culla.
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