Fabrizio Castori in due anni sulla panchina del Carpi non era mai stato sonoramente fischiato dai tifosi biancorossi. In fondo cosa gli si potrebbe rinfacciare a un allenatore che dal nulla ha portato, per la prima volta dopo 106 anni, un piccolo club al massimo palcoscenico del calcio italiano? Vada come vada quest’anno, verso Castori ci sarà solo riconoscenza eterna.
Tornando ai fischi, domenica scorsa i tifosi biancorossi presenti al Braglia contro l’Atalanta gli si sono rivoltati contro per la prima volta quando, al 69′, ha tolto Lasagna per inserire Mancosu. Una cosa che non vale la pena di ingigantire, il credito verso Kevin è altrettanto inesauribile e ci sta di non essere d’accordo con eventuali scelte dal primo minuto e successivi cambi (che tutto sommato Castori azzecca). Ciò che invece si ingigantisce è il problema del gol (24, peggior bottino del campionato insieme all’Hellas) e quindi delle rotazioni degli attaccanti di cui dispone il mister. Le ultime cinque reti del Carpi sono state siglate da giocatori entrati a gara in corso. Andiamo per ordine:
Mbakogu (16 presenze, 1 gol su rigore): dalla prima partita del 2016 contro la Lazio è titolare fisso in attacco sia nel 4-4-1-1 che nel 3-5-2. Aveva cominciato il girone di ritorno segnando il rigore della vittoria contro la Sampdoria. Una grande soddisfazione dopo una prova opaca. A San Siro contro l’Inter gli hanno annullato un gol regolare dopo solo 3′ e chissà quanto si sarebbe gasato. Dal Palermo fino all’Atalanta non ha avuto grandi occasioni, si è visto di più aiutando i compagni con pressing, sponde e assist (la miglior prova nella sconfitta contro la Fiorentina al Franchi). Purtroppo i suoi lampi sono molto isolati, non è continuo e quando non riesce in queste cose vaga per il campo trasmettendo una sensazione di distacco oppure è spietatamente annullato dai suoi marcatori. Il fisico regge, ma gli scatti mortali visti nella scorsa Serie B per ora sono dei miraggi.
Lasagna (25 presenze, 3 gol): è partito titolare solo 7 volte, eppure dopo Letizia è il giocatore del Carpi con più presenze in Serie A. Si è sbloccato deprimendo l’Inter al Meazza, poi ha illuso con le reti del 1-1 contro Fiorentina e Roma. Contro l’Atalanta nemmeno un tiro in porta e un contropiede sciupato nell’unica volta in cui ha seminato Paletta. I numeri dicono che rende molto meglio quando entra fresco e rabbioso dalla panchina, quasi come se si dovesse sfogare. Il suo caso è simile a quello di uno studente che fa un compito in classe e ha solo mezz’ora per finirlo. I fischi per Castori al momento della sua sostituzione evidenziano quanto la gestione di Kevin sia difficile, quasi quanto lo fu quella per Borriello, per esempio super decisivo da subentrante nella vittoria al Ferraris contro il Genoa.
Mancosu (8 presenze in Serie A, 1 gol su rigore): l’ex bomber del Trapani si presentò col botto in Coppa Italia contro il Milan, poi alla terza giornata ecco da subentrante il gol del pareggio al Braglia contro il Palermo dal dischetto. Fin lì bene, poi è cominciato un appannamento che ha toccato l’apice nella trasferta di Firenze dove si divorò due gol davanti a Tatarusanu. In quell’occasione fece buona coppia con Mbakogu, mentre a Napoli fu ingabbiato insieme a Lasagna da Albiol e Koulibaly. Ultimamente entra dalla panchina ma non crea occasioni e non gli arrivano palloni buoni.
Verdi (3 presenze, 1 gol su rigore): domenica scorsa è arrivato il primo gol in biancorosso su un rigore “regalato” da Mancosu e con un Mbakogu dolorante a un piede. Finora ha sempre giocato partendo dalla panchina. Il suo minutaggio dice un quarto d’ora complessivo tra Napoli e Roma e una bella mezz’ora da ala sinistra contro i bergamaschi. I tifosi vorrebbero vederlo titolare, ma pare che Castori non gli abbia ancora trovato la posizione giusta in campo (la stessa cosa succederà con De Guzman). Da esterno è un’alternativa a Di Gaudio; da trequartista farebbe arretrare Lollo a centrocampo; come seconda punta dovrebbe avere davanti un giocatore ben strutturato e con cui abbia una buona intesa, ma anche qui torniamo al problema delle rotazioni delle tre prime punte.
Di Gaudio (21 presenze, 1 gol): Totò a livello realizzativo in campionato è fermo dalla seconda giornata d’andata contro l’Inter. Lo storico gol negli Ottavi di Coppa Italia contro la Fiorentina non ha trovato repliche. Prima veniva gestito come Lasagna avendo il ruolo di “spacca-partita”. Dal ritorno di Castori si è ripreso la titolarità però a livello offensivo ha mostrato qualche limite. A volte si innamora troppo della palla e cerca la giocata di fino (come nel recupero contro il Palermo quando c’era Lasagna solissimo in mezzo all’area) oppure la perde o la passa in ritardo. L’impressione è che sia in debito di energie fisiche e mentali, quindi a questo punto non sarebbe male provare Verdi nel suo ruolo per magari ributtarlo nella mischia a gara in corso.
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