Un passo dopo l’altro si giunge sulla grande scalinata di via Magnanapoli, che porta a cascata il fiume di turisti di via Nazionale verso i non meno agitati bacini di Piazza Venezia e dei Fori Imperiali.
Ci si arriva, però piano. Gustandosi i passi, come a perlustrare ogni centimetro di asfalto, ogni sanpietrino levigato…chissà, sanpietrino, quante morti hai causato, tu e il tuo voler spiccare sopra gli altri sanpietrini meno protagonisti di te, chissà quanti vecchi femori hai fratturato, volendo o no. Sanpietrino, sono contro la colata dell’asfalto che ha in diverse zone inondato te e tutti i tuoi simili, ma diciamocela tutta: hai meritato di scomparire, nero sotto il nero catrame.
Non si è mai pronti a ondate così importanti di persone così inutili. Roma, capitale del turismo, degli abusivi che corrono verso la folla per vendere le loro cianfrusaglie e scappano dalla municipale, in gruppo come i topi.
O in gruppo come i turisti.
Scolaresche, stranieri con guida straniera, stranieri con guida locale, stranieri senza guida, mediorientali ricchi, mediorientali che hanno risparmiato una vita per vedere la Capitale del Mondo. Tutti mischiati, indistintamente ammassati e caracollanti con le loro visiere malmesse, con i loro scarponcini da trekking (prerogativa degli anzianotti turisti) e i loro sandalini made in china (assoluto e ovvio dominio femminile su questi). Fiumana incessante pluridirezionale, poco pensante e molto pagante.
Questo porta ad un’analisi piuttosto triste: non è più possibile farsi una passeggiata in centro senza imbattersi in una bancarella abusiva, in un asiatico subcontinentale intento a vendere chincaglierie, oppure in una folla di turisti ben intenti a fotografarsi insieme a una colonna e poco interessati a dove mettono i piedi.
La Triade della Storia formata da Roma, Firenze e Venezia, città simboli di epoche in cui da italiani si poteva segnare la strada e farsi seguire dal mondo intero, ora sono parchi tematici invivibili. I centri storici di queste tre Capitali non rappresentano altro che dettagli da macchine fotografiche.
Via dei Fori Imperiali.
Lentamente si scivola verso il Re dei Monumenti di Roma. Affollato, assolato, rimaneggiato nei secoli, divelto dai cristiani forse per un’insita vendetta, parzialmente crollato e parzialmente ricostruito.
Enorme. Idealizzato più delle immagini degli imperatori per i quali in origine rappresentava un divertimento.
La costruzione, i cento giorni di giochi di Tito, il sangue e le bestie, le morti, le varie invasioni di Roma e tu, sempre lì, più grande di tutti al mondo.
L’abbandono, i terremoti e i crolli, i restauri di Odoacre. Tu, cava di marmo per i Papi Re. Tu, posto abbandonato al degrado, immobile e paziente. Sventrato, stanco, crepato. Ti hanno visto tutti i Grandi del Mondo. Gli imperatori romani da Vespasiano in poi, i grandi re barbari, i Sacri Romani Imperatori, i Papi, i Francesi, gli Spagnoli, Mussolini, e poi tutti i presidenti democratici del mondo.
Nel tempo libero, te ne stai immerso nella tua bacinella piena fino all’orlo di turisti, schiamazzi e selfie sticks. Forse sei contento così, forse no. Sei un ammasso di pietre, non sei nulla: ma sei forse il nulla più incredibile del mondo.
Un romano non può godersi nulla di tutto questo. E’ suo, e non può andare a meditare davanti ad una delle opere più importanti dell’umanità. Rischia ad ogni secondo di fare il photobomber in una inquadratura di turisti giapponesi, avere la propria immagine pubblicata su facebook o instagram.
Tutte meditazioni che meritano approfondimenti a parte, servirebbe un libro.
Per ora, però, mi godo le foto che ho fatto col bastone da selfie e pubblicato su facebook. Perchè se non ti fai una foto a Roma figa sei un coglione.