Comunicato stampa CNA – Fita
Cinzia Franchini, parte civile al processo con la CNA-Fita, commenta le prime rivelazioni del pentito Giglio:
“Si sta cominciando ad entrare nel vivo del processo Aemilia e le prime rivelazioni del collaboratore Giuseppe Giglio fanno emergere e confermano l’autotrasporto come luogo prediletto per il riciclaggio di denaro sporco, l’evasione sistematica e la corruttela.
Un sistema criminogeno che non si ferma ai “cutresi” ma che dai “cutresi” prende forma e viene poi adottato e riverberato in un tessuto economico-politico emiliano evidentemente consapevole; difficile assimilare questa consapevolezza alla buona fede mentre emerge con chiarezza un primo e preoccupante livello di collusione. Giglio, definitosi “lo specialista delle fatture gonfiate” così descrive al pubblico ministero il sistema: “… trasporto da Parma a Fidenza tot e poi mettevamo magari delle ore nolo autocarri per tot ore. Allora sapevamo che l’importo…del trasporto vero era quello, quello in giù era una superfatturazione”.
Queste sono solo le iniziali evidenze che stroncano i ben pensanti della prima ora che ancora oggi insistono a sostenere che “nell’autotrasporto emiliano la mafia non c’è” o peggio ancora che costituirsi parte civile, come ha fatto la CNA-Fita “all’autotrasporto non serve a nulla”. Sul fronte politico si avverte la mancanza di una reazione convincente che faccia emergere una visione d’insieme sulla questione legalità. Sarebbe bene per tutti comunque evitare di ripetere inutili slogan quali “l’Emilia non è terra di mafia” o peggio ancora “l’Emilia ha gli anticorpi”. In Emilia la mafia c’è e forse è l’ora di capire quali antibiotici è necessario procurarsi in fretta.”