A volte per viaggiare basta poco. A volte basta avere il gusto per l’avventura e anche le strade della nostra città diventano emozionanti. A volte basta saper sognare e anche solo leggere di posti lontani sarà un po’ come esserci stati. A volte basta riscoprire con gli occhi di un altro posti che si conoscono benissimo.
La settimana scorsa siamo stati a Istanbul! Qualcuno di sicuro lo aveva indovinato, ma vediamo come ve la cavate con una meta meno esotica…
Con questa rubrica vi voglio sfidare e incuriosire: riuscirete a scoprire, di mese in mese, dove ho ambientato i miei racconti? La risposta vi sarà data il primo lunedì del mese prossimo!
Armando è di San Felice e ha ottant’anni. Sotto le rughe e al di là della calvizie riesci ancora a vedere il sorriso del bambino che giocava a calcio in braghette e sognava di viaggiare. Nella sua vita, qualsiasi cosa facesse, si è sempre considerato un esploratore di professione. Ultimamente ha dovuto trasferirsi a vivere con sua figlia a Modena, città che, tra tutte quelle che ha visitato, non ha mai amato particolarmente, ma questo non gli impedisce di uscire a vedere cosa ha da offrire il mondo.
Sua figlia non è molto felice delle esplorazioni di Armando, non si fida più del suo senso dell’orientamento. Effettivamente è come se la nebbia della bassa in cui è cresciuto si fosse insinuata pian piano anche nella sua memoria: gli crea delle incertezze che non vuole ammettere neppure con se stesso: ma, dopotutto, non è importante ricordarsi cosa si è mangiato la sera prima a cena! E’ più importante, invece, ricordare come tornare a casa e questo, a volte, gli dà qualche problema…
L’altra mattina, per esempio, stava facendo un giro nel vicinato e, forse influenzato dai nomi delle vie, si era trovato a pensare alle vacanze che faceva in Liguria quando la bambina era piccola: vedeva negli occhi della sua mente le piste per le biglie che costruiva per loro nella sabbia e la siesta con sua moglie sotto l’ombrellone. Era così intento a rivivere questo ricordo che non si era reso conto di essere passato dalla strada a camminare su un sentiero di ghiaia e se ne accorse solo quando al suo fianco comparve un fosso pieno dei pennacchi delle canne. Solo allora aveva alzato lo sguardo, che usualmente teneva sui piedi per non rischiare di inciampare, e si era trovato in mezzo alla campagna.
“Eppure” aveva pensato “noi non abitiamo così vicino alla campagna”. Gli era capitato di vedere le città espandersi e sostituire la campagna ma non aveva mai sentito di campi che si fossero riappropriati di un’area cittadina, quindi era impossibile che fosse una novità; d’altro canto, conoscendo le sue ginocchia, era anche impossibile che si fosse allontanato troppo da casa, quindi doveva essere una zona che non aveva ancora visto, o di cui si era dimenticato. Decise di indagare sulla faccenda e si incamminò.
Era una mattina di Marzo ma c’era ancora un po’ di nebbia e il paesaggio gli si rivelava più chiaramente man mano che procedeva: oltre al fosso con le canne vedeva delle grosse siepi, dei campi coltivati, molti alberi in fiore, un prato colorato di margherite e piscialetto e dei filari di vite… Improvvisamente si ricordò: gli pareva di essere già passato di lì in autunno e di aver visto bambini che facevano la vendemmia! Ma tra la nebbia vera e quella nella sua testa non era sicuro che fosse successo di recente o proprio in quel posto.
Da qualche anno Armando si stancava presto di camminare e spesso doveva fare delle pause. Per sua fortuna c’erano diverse panchine lungo il sentiero di ghiaia e quindi gli era bastato sceglierne una per sedersi e riflettere su tutte le cose che vedeva da lì: ormai era certo che non fosse campagna perché in campagna non ci sono le panchine; poi, anche se non aveva gli occhiali, avrebbe potuto giurare che su tutti i lati all’orizzonte ci fossero degli edifici, tra cui alcuni dalle forme veramente strane; davanti a lui invece c’era una specie di laghetto in cemento, rettangolare, e lì vicino qualcuno aveva piantato delle rocce, sempre rettangolari, in diverse file; un po’ più in là vedeva un parchetto giochi e una torre alta e grigia con delle macchie sul tetto, che ipotizzò essere un acquedotto con il tetto rotto; in lontananza sembravano esserci qualche stagno pieno di canne e una passerella di legno. Tra le altre cose aveva notato un cartello sul sentiero e quindi andò a leggere il nome della strada: era il nome di una brigata di partigiani.
Non aveva idea di dove si trovasse. Non gli rimaneva che aspettare che passasse qualcuno e chiedere informazioni; se la sarebbe cavata, anche questa volta, senza che sua figlia sapesse nulla della sua gita esplorativa. Dove si trova Armando?