Quali possono essere i segreti del 45enne tecnico bergamasco Stefano Vecchi sempre più sotto la luce dei riflettori per i risultati attenuti nei due anni al timone della panchina dell’Inter Primavera?
Schietto, diretto, educato, talento vero nello studio della tattica, preparatissimo e gran motivatore. Basterebbero questa serie di aggettivi per definire uno degli allenatori italiani più appetiti non solo dalle società della cadetteria. Si perchè in sole due stagioni l’ex allenatore del Carpi, cacciato ingiustamente dopo aver dato un gioco, ed una classifica serena ad una squadra neopromossa in Serie B, assemblata con molta fretta e con risorse limitate. Un divorzio mal digerito da l tecnico che invece che rituffarsi in cadetteria, declinando numerose proposte ripartendo da quello che sapeva fare meglio: lavorare con i giovani. Ed ecco la proposta che aspettava con l’Inter che, stanca di infruttuose spese folli, si rivolge al biondo tecnico bergamasco per rifondare il settore giovanile e rendere finalmente la Primavera serbatoio reale per la prima squadra.
Empatia totale fra i colori nerazzurri e Vecchi e primo anno da urlo con la vittoria del Torneo di Viareggio, uno scudetto sfuggito soltanto per questione di minuti, due giocatori in pianta stabile in prima squadra e plusvalenza importante con la cessione del baby talento Bonazzoli alla Sampdoria che porta in dote ben quattro milioni di euro. Giunta l’ora del divorzio? Nemmeno per sogno ed accantonate le sirene provenienti da Novara e sposato nuovamente il progetto Inter ecco che con una squadra completamente nuova impoverita di talento ed esperienza, Stefano Vecchi diventa l’unica garanzia per la società meneghina. Garanzia di successo con una partenza a razzo, il primato nel girone B del campionato Primavera e un bis al “Viareggio” mancato solamente per un avvio shock del Palermo che dopo esser volato sul 3-0 nei venti minuti riesce nell’impresa di contenere la reazione nerazzurra agevolata da qualche dubbia decisione arbitrale. Fine della cavalcata? Nemmeno per sogno ed ecco che, ad una sola settimana di distanza dalla cocente delusione patita nella “Coppa Carnevale”, arrivare il doppio confronto in finale di Coppa Italia contro i rivali della Juventus in un “derby d’Italia”, in versione giovanile, vinto perentoriamente con una doppia vittoria, la prima allo “Juventus Stadium”, la seconda in rimonta facendo esplodere “San Siro” al ’93.
Con ancora tutte le chance aperte per puntare allo scudetto e già due prestigiosi trofei messi in bacheca in due stagioni la domanda che sorge spontanea è come mai il Patron Eric Tohir, nonostante i continui attestati di stima, non abbia mai realisticamente pensato a Stefano Vecchi, anche in veste di traghettatore, per sostituire roberto Mancini, mentre altri club in similari condizioni di classifica (Milan e Lazio) non hanno esitato ad affidare la panchina della prima squadra agli esordienti Simone Inzaghi e Christan Brocchi.
Una cosa è certa: questo, comunque finisca, dovrebbe essere l’ultimo anno di Vecchi al timone della Primavera nerazzurra prima di rituffarsi su di una panchina di una prima squadra con Pro Vercelli, Brescia e Bari alla finestra. Più difficile ma ugualmente suggestiva l’ipotesi Atalanta con larga parte della dirigenza orobica altamente affascinata dall’idea di affidare ad un allenatore vincente, preparato, con un occhio all’estetica e, particolare da non sottovalutare, bergamasco, la panchina della “Dea”.