A volte per viaggiare basta poco. A volte basta avere il gusto per l’avventura e anche le strade della nostra città diventano emozionanti. A volte basta saper sognare e anche solo leggere di posti lontani sarà un po’ come esserci stati. A volte basta riscoprire con gli occhi di un altro posti che si conoscono benissimo.
Il mese scorso vi ho portato nel Parco della Resistenza, a Modena… Quanti di voi lo conoscevano?
Con questa rubrica vi voglio sfidare e incuriosire: riuscirete a scoprire, di mese in mese, dove ho ambientato i miei racconti? La risposta vi sarà data il primo lunedì del mese prossimo!
Era una bella giornata, con il cielo limpido lavato di fresco. Un ragazzo camminava a grandi passi schivando i turisti; i suoi occhi color nocciola scansionavano la stradina sporca in cerca di qualcosa. Quando passò di fianco ad una fontanella si fermò ad osservarla per bene: gli pareva di essere già passato per di lì ma non poteva esserne certo… quella città era maledettamente piena di fontanelle, tutte uguali! Porcoboia! Avrebbe fatto tardi all’appuntamento! Per una volta che era una ragazza a chiedergli di uscire, doveva fare la figura dello fesso che non conosce la città…
Era raro che fosse una ragazza a fare il primo passo: tutta questa emancipazione e poi mai una volta che siano loro ad esporsi! Forse era perché Lea era tedesca… Comunque in un ostello era più facile conoscere persone e per lui che era un timido era una gran cosa. Però lei aveva dato per scontato che, essendo italiano, conoscesse bene la città e per l’appuntamento aveva scelto il quartiere che lui odiava di più. Bello, eh… ma così turistico! E poi quelle viuzze tutte uguali lo confondevano: ogni volta che girava per quella parte della città gli tornava in mente la foresta incantata di Ariosto, dove i personaggi corrono da una parte all’altra, sempre ad un soffio di distanza da quello che stanno cercando senza mai riuscire a raggiungerlo perché distratti o allontanati da qualcuno.
Infatti, come nella foresta incantata, i posti gli comparivano davanti all’improvviso e quando voleva tornarci non riusciva a ritrovarli: ad esempio una notte, lì da qualche parte, si era imbattuto una bella piazza con un colonnato molto antico illuminato, veramente suggestivo. Gli sarebbe piaciuto portarci Lea quella sera ma chissà come ci si arrivava! E poi, pensando al qui e ora, anche in quel momento non avrebbe proprio saputo dire dove si trovasse: era partito da quella piazza con l’edificio bianco a forma di macchina da scrivere e sapeva che sarebbe arrivato quando avrebbe incontrato l’elefante. Ma non avrebbe già dovuto incontrarlo? Una volta, non sapeva come, aveva tirato dritto senza accorgersene ed era arrivato davanti alla statua di Pasquino, che è da tutt’altra parte!
Forse era arrivato il momento di chiedere informazioni. Momento terribile per lui: odiava chiedere informazioni! Prima avrebbe tentato con il navigatore del cellulare ma un po’ odiava anche il cellulare perché gli sembrava sempre che la mappa gli segnasse dei posti che non esistevano! Colpa di quelle cavolo di viuzze. Però, proprio mentre stava smacchinando con il cellulare, la città aveva fatto la sua solita magia e lui, senza accorgersene, era arrivato nella piazza che stava cercando. Era arrivato da un lato diverso da quello previsto e non aveva incontrato l’elefantino, ma l’importante era essere nel posto giusto: ecco la fontana con il piccolo obelisco e il tempio con le grandi colonne scure. Chissà se Lea sapeva che il foro della cupola era di 9 metri? Doveva controllare come si diceva “diametro” in inglese.
Dove era Lea però? Lui era venti minuti in ritardo, lei doveva già essere arrivata… Iniziò a camminare avanti e indietro per la piazza cercandola. Ma perché c’erano così tante turiste bionde da quelle parti?! E perché non si erano scambiati i numeri quella mattina!? E se si fosse offesa per il ritardo? E se fosse già andata via? Che occasione sprecata! C’era da mangiarsi le mani. Si andò a sedere ai piedi di una delle gigantesche colonne. Dentro stavano facendo la messa, si scordava sempre che era una chiesa! Stava guardando malinconico la piazza quando vide arrivare Lea, splendida e ovviamente già in sandali, anche se era solo aprile. ‹‹Pensavo che i tedeschi non fossero mai in ritardo!›› ‹‹Eh, sai come si dice: quando si è qui bisogna fare come voi!››. Scoppiarono a ridere e lui le precisò che quelli del nord di solito sono più puntuali.
Era proprio bella e gli piaceva anche il fatto che stesse studiando l’italiano. Per fortuna lì vicino c’era un bar che sicuramente gli avrebbe fatto fare una bella figura: si chiamava La Tazza d’Oro e la sua specialità era la granita al caffè con la panna montata sopra, una vera libidine… già lo vedeva, non c’era bisogno di impazzire per trovarlo e finalmente poteva rilassarsi. Ora sorrideva tra sé e sé: chi lo avrebbe detto che uno si potesse dare appuntamento a due passi dalle tombe dei re d’Italia? E’ surreale, no? Eppure, da quando si era trasferito lì per fare l’università cose del genere gli capitavano di continuo.
Dove ci troviamo?
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Roma Piazza del Panteon