Forse a tutti sarà capitato di vedere almeno una volta, magari in qualche palestra d’arti marziali, il simbolo di Yin e Yang; un cerchio geometricamente diviso in due parti, una bianca ed una nera, entrambi con all’interno un puntino del loro opposto colore.
Un simbolo nato quasi duemila anni fa nell’antica Cina a rappresentazione di come nel mondo della natura ogni elemento contenga una parte del proprio contrario. Luce-Ombra, Freddo-Caldo, Maschio-Femmina: ogni apparente contrasto crea in realtà un equilibrio che gli esseri umani, abituati a ragionare in rigide dicotomie, faticano a cogliere appieno.
Capitalismo e Comunismo, le due ideologie che si sono affrontate dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale ai campi di battaglia di Vietnam e Afghanistan, fino alla polvere del Muro di Berlino, sono un esempio nella storia umana di questo antico paradigma.
Nato dalle analisi economiche di Marx nel Diciannovesimo Secolo e dalla loro applicazione diretta in Unione Sovietica, il Socialismo Reale doveva essere la risposta all’inevitabile sfruttamento della classe lavoratrice da parte delle elites proprietarie dei capitali privati, concentrate nel tentativo di salvare i loro profitti da quella che il teorico tedesco definiva come una “caduta tendenziale ed inevitabile” Se la proprietà privata e la concorrenza erano la radice del problema rendere comuni i mezzi di produzione ed i relativi proventi sembrava la soluzione migliore. Sarebbe stato lo stato, unico monopolio, a gestirli in nome del popolo.
Dall’altra parte della Cortina di Ferro il libero mercato correva ai ripari contro la minaccia Sovietica, promettendo alla sua “sfruttata” classe lavoratrice di divenire il proprio “braccio destro” per la creazione di un sistema dove parte del benessere un tempo riservato al vertice della piramide sociale sarebbe stato a portata della mano di ogni uomo e donna di buona volontà. A patto, ovviamente, che le loro simpatie non deviassero troppo a sinistra.
Nell’ultima decade di quel conflitto fatto di scaramucce, minacce e propaganda, il Comunismo era oramai l’ombra di sé stesso. La sua classe dirigente aveva finito col comportarsi come e perfino peggio del grande nemico capitalista e il sistema economico Sovietico boccheggiava come un pesce oramai fuori dalla sua umida “Egemonia Culturale” Fu in quel momento che Mikhail Gorbaciov decise di tentare di portare un pò di “Yin” nel suo proletario “Yang”, accettando di testare con la Perestrojka se un pizzico del tanto demonizzato contrario potesse salvare una URSS oramai al collasso.
E’ storia nota come il piano fallì e nei primi degli anni ’90 Francis Fukuyama poteva annunciare trionfante la “Fine della Storia” con la definitiva vittoria del libero mercato che, trionfante, poteva ora imperversare sull’intera scena globale.
A distanza di trent’anni dalla fine del suo grande avversario anche lo “Yin” capitalista, specialmente con la grande recessione iniziata nel 2008, inizia tuttavia a mostrare qua e là qualche crepa. Tensioni sociali, disuguaglianza crescente. La crescita tanto rincorsa è mantenuta bassa dai lavoratori che temono per la sicurezza del proprio lavoro alle porte di una Rivoluzione Industriale 4.0 con la sua promessa di costi umani portati allo zero da algoritmi, software e Robots.
E’ in questo clima crepuscolare così simile a quello della tarda URSS che ora alcuni parlano di seguire le orme dei sovietici introducendo nel Capitalismo Tardo-Liberista elementi come il Reddito di Cittadinanzache un tempo avrebbero avuto un insopportabile odore di Socialismo.
Basterà un pò di Yang a restituire equilibrio allo Yin? Potrà il Capitalismo recuperare il suo “volto umano”? Solo la natura, in questo caso umana, potrà deciderlo.