Sono passati venti giorni dalla fine del campionato di Serie A e il Carpi, retrocesso da terzultimo all’ultima giornata, si sta preparando dietro le quinte al ritorno in Serie B. Per parlare di questa annata e di altri argomenti, IlMostardino.it ha intervistato in esclusiva Antonio Gallo, 42 anni, ex difensore centrale del primo e attuale Carpi Football Club. Dal 2000 al 2003 è stato un punto di riferimento durante la rifondazione dovuta al fallimento a inizio millennio dell’A.C. Carpi. In biancorosso vanta 65 presenze (46 in Eccellenza, 15 tra i Dilettanti e 4 in Coppa Italia) e 7 gol, tra cui 1 in Coppa Italia e ben 6 nella stagione di Eccellenza 2001-2002 che riportò il club di Via Marx in Serie D dopo il secondo posto in regular season e i Play-off vinti superando Massalombarda e Sacilese.
Ciao Tony! Al Braglia, nella sfortunata partita persa contro la Lazio, ti ho visto vicino alla Tribuna Stampa. Da quanto tempo non venivi da queste parti?
“Nell’ultimo anno di Serie B ero venuto a vedere Carpi-Catania 0-0, la partita della premiazione per la salita in Serie A. Quella serata fu davvero una grande emozione, ho potuto salutare vari vecchi compagni e tifosi. Abito a Somma Vesuviana, quando salgo faccio sempre delle scappate e via perché non riesco a stare due giorni di fila. Domenica sera, dopo la gara contro la Lazio, ero già tornato a casa da mia moglie e i miei due figli piccoli. Fortunatamente ho una zia a Crevalcore su cui mi appoggio”.
Mantieni i contatti con i tuoi compagni?
“Carpi è la mia seconda città. Le persone sono squisite, mi hanno fatto sentire uno di loro. Del mio Carpi sento spesso Accialini, Todesco, Reda, Teocoli, Franzese e mister Papone”.
Come hai vissuto questa prima stagione del Carpi in Serie A?
“È stata altalenante. Il calendario nelle prime giornate era difficile, ma con l’arrivo di Sannino è stato rovinato tutto. Se Castori rimaneva in quelle cinque partite qualche punto in più sarebbe arrivato. Il fattore campo credo che sia stato fondamentale. Sicuramente ai tifosi non faceva molto piacere andare fino a Modena perché c’è la rivalità e la sensazione di essere in un territorio ostile. Mi ricordo che i giocatori dovevano fare un allenamento prima del derby contro il Bologna e furono addirittura lasciati fuori dal Braglia. A livello psicologico queste cose ti uccidono. Fa male stare sempre fuori casa, non è mai la stessa cosa”.
Giocare al Cabassi avrebbe dato un grande imput.
“Sì, ma il Cabassi per come è fatto resta un problema. Se lo fai nuovo devi spendere una grande cifra. Vedendo tutto da fuori, servirebbe trovare una cordata di imprenditori che si facciano carico delle spese insieme al Comune. Speriamo bene, ma è una situazione complicata”.
Ci credevi alla salvezza?
“Certo, purtroppo tutto è stato buttato via contro la Lazio. Non so perché Mbakogu abbia tirato anche il secondo rigore dopo aver sbagliato il primo. Peccato perché pure un pareggio andava bene, poi all’ultima giornata c’era l’Udinese in trasferta che era già salvo. Il Carpi, che ha molti giocatori usciti dai dilettanti, ha comunque retto a livello fisico nonostante avesse sempre la pressione di fare risultato. È stata una retrocessione onorevole per come si erano messe le cose nel girone d’andata”.
La partenza di Giuntoli ha pesato molto?
“Sì, Giuntoli era un esperto delle serie minori e a Carpi è stato molto bravo nel portare giocatori di talento che ora valgono più di quando arrivarono. A Napoli ha trovato un mondo nuovo perché è costretto a vincere. Romairone ha seguito molto bene le sue orme nel mercato invernale per riordinare la squadra. Con o senza Giuntoli, non c’era bisogno di stracciare la formula vincente degli ultimi cinque-sei anni”.
Quali giocatori ti piacciono e pensi che possono andare via, magari tornando in Serie A?
“Letizia potrebbe giocare in tanti club di Serie A come per esempio Napoli, Atalanta o Sampdoria. Lasagna dovrebbe fare qualche campionato di Serie B per farsi le ossa. Ha un buon tiro e movimenti discreti, ma la A mi sembra troppo per lui. Poi alcuni difensori li vedrei bene perché, anche se devono migliorare, fisicamente sono ben strutturati”.
Di conseguenza, cosa ti aspetti da questo ritorno in Serie B?
“Se Romairone prenderà giocatori dalla Lega Pro, significa che si vuole fare un campionato tranquillo. Penso che il Carpi possa lottare dalla zona Play-off in su, però serviranno alcuni elementi di categoria come Crimi, Mancosu o lo stesso Zaccardo che è un lusso. Inoltre ricordiamoci che ultimamente in Serie B ci sono molte sorprese e non sempre salgono in Serie A le squadre sulla carta più forti. Ora Carpi, dopo un anno in A, è una piazza gradita e i calciatori vengono con piacere rispetto a quando si giocava in C1 o giù di lì”.
Castori deve continuare?
“Per me sì, conosce l’ambiente come nessun altro”.
Torniamo indietro nel tempo e alle tue tre stagioni al Carpi tra Eccellenza e Serie D. Come è stato arrivare in un club che cercava di superare il fallimento?
“Io con i miei compagni ho vissuto i passaggi di Società ed eravamo molto spaesati. Nella stagione di Eccellenza 2001-2002 mister Raffaele Papone riuscì a collegare tutto il puzzle e fu l’artefice principale della promozione in Serie D. La città deve ringraziare lui se dalle ceneri del fallimento è nato questo Carpi”.
Hai alcuni aneddoti in particolare su queste tre stagioni?
“Molti ricordi sono legati a Papone. Si prendeva cura dei giocatori dentro e fuori dal campo con grande disponibilità. A volte, tra tanta incertezza, ci aiutava anche economicamente. Ricordo che mi infortunai a un ginocchio e lui mi portò in una clinica. Era un punto di riferimento, simile ad un padre. Lui seguiva i movimenti della Società, cercava imprenditori per rinforzare il Carpi. Tra questi non posso non ricordare Franco Caviccholi da Medolla che sostituì durante il campionato 2001-2002 Vincenzo Codeluppi. Cavicchioli è stato un presidente eccezionale perché mantenne tutti gli impegni che promise, quindi per noi era tornato il sereno e potevamo pensare meglio al campo. Nel mio ultimo anno a Carpi in Serie D Papone fu esonerato e mi dispiacque tantissimo”.
Si poteva vincere l’Eccellenza nel 2002?
“Per poco non vincevamo il campionato (Pavullese prima con 73 punti, Carpi secondo con 72, n.d.r.), ma poi siamo saliti ai Play-off contro Massalombarda e Sacilese. La squadra era esagerata, si poteva vincere direttamente. Ogni tanto ci fu qualche infortunio o qualche partita storta, ma alla fine avevamo dimostrato di essere forti”.
Nel 2001-2002 hai contribuito alla promozione in Serie D con 6 gol, gli stessi di Bonissone. In quel campionato meglio di te fecero Franzese con 22 e Mosti con 13.
“Esatto, sono tanti per un difensore. Franzese era un attaccante con ottimi piedi, mentre Mosti era un centrocampista che tirava rigori e sapeva inserirsi tra le linee. Oggi lo paragonerei ad Hamsik”.
Inoltre il Carpi ha vinto ogni volta che hai segnato. I tifosi ancora ricordano il tuo 2-1 al Cabassi contro Maranello al 96′ dopo il pareggio di Franzese al 93′. Oppure le reti nelle ultime due giornate nel 4-1 contro Arcetana e nel 2-1 esterno contro Fiorano.
“Staccavo molto da terra e di testa ero pericoloso, soprattutto quando c’era da attaccare l’area avversaria. Giocavo da difensore centrale e a fianco avevo Todesco, un altra torre di quasi due metri. Nel 2001-2002 segnammo tanto (6 gol per Gallo, 5 per Todesco, n.d.r.) e in aria eravamo imbattibili”.
Come sei arrivato a Carpi?
“Ero arrivato dal Terzigno in Serie D quasi per caso. Ho una laurea in Scienze Motorie, quindi inizialmente ero andato a insegnare all’Ipsia di Crevalcore. Nel dicembre del 2000 il mio procuratore mi chiese se volevo giocare a Carpi e gli dissi di sì. Ho fatto dei provini e debuttai in Eccellenza a gennaio poco dopo un cambio d’allenatore (Rosario Vitolo al posto di Federico Rossi dopo 15 giornate, n.d.r.). Finimmo la stagione, la prima dopo il fallimento, a metà classifica. Nell’anno della promozione in D gli unici superstiti della stagione precedente eravamo io, Ruggero Piccolo e Teocoli. Si fece da zero una squadra nuova per vincere e mi fecero capitano. Nel 2002-2003, il mio ultimo anno, non ho potuto dare quel che volevo, la rosa fu cambiata parecchio, Papone fu esonerato dopo poche giornate e arrivò Sgarbossa con cui si finì nuovamente a metà classifica. Sono convinto che le squadre devono avere una vecchia guardia sia quando retrocedono che quando salgono di categoria, in questo modo l’allenatore ha un lavoro più facile. In questa stagione lo fece il Frosinone e il Carpi doveva fare altrettanto”.
Finita l’esperienza in Emilia ti sei ritirato pochi anni dopo.
“Sì, nel 2006 all’Ippogrifo Sarno che giocava in D. A fine stagione andai in un club in Promozione, ma mi sono ritirato perché gli allenamenti erano alle sette di sera e non ce la facevo a reggere quegli orari avendo una famiglia. Inoltre, come già facevo nell’Arci di Carpi, lavoravo in un centro per ragazzi disabili. Qui sono molto legato a Ercole Losi, allora assessore dello sport. Lavoravo anche nelle scuole, ma purtroppo senza abilitazione o fascia è difficile insegnare”.
Ora stai facendo un percorso per diventare allenatore?
“Nel 2006 ho iniziato questa strada. Ho il patentino di terzo livello, quindi posso fare il secondo allenatore in C1 o dirigere in D o in una Primavera. Mi piacerebbe fare l’osservatore per il Carpi in Campania”.
Infine, vuoi salutare i tifosi biancorossi, tra cui Quelli del Camper Biancorosso.
“Certo, saluto tutti, li ringrazio per l’affetto e sono fiero di essere amico loro su Facebook. Spero di vederli la prossima volta che salirò in Emilia”.
Fonti storiche e statistiche
La Grande Storia del Carpi di Carlo Fontanelli, Fabio Garagnani, Enrico Gualtieri ed Enrico Ronchetti.
42 passi in Paradiso – 2013-14: La Serie B vista da Carpi di Fabio Garagnani.
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