A volte per viaggiare basta poco. A volte basta avere il gusto per l’avventura e anche le strade della nostra città diventano emozionanti. A volte basta saper sognare e anche solo leggere di posti lontani sarà un po’ come esserci stati. A volte basta riscoprire con gli occhi di un altro posti che si conoscono benissimo.
Il mese scorso vi ho portato a Roma.
Con questa rubrica vi voglio sfidare e incuriosire: riuscirete a scoprire, di mese in mese, dove ho ambientato i miei racconti? La risposta vi sarà data il mese prossimo!
A Barbara piaceva guardare Olivia saltare nell’erba alta. Quando i cani correvano, infatti, le davano un’impressione di totale libertà: come doveva essere sentire solo il vento tra le orecchie, la terra sotto le zampe, la forza dei propri muscoli? Per lei quella doveva essere gioia pura: le sembrava che ad ogni balzo i cani si sentissero in grado di spiccare il volo e non lo facessero solo per scelta. Le sarebbe piaciuto riuscire ad essere anche lei così spensierata e piena di energia. Quando andava a correre inseguiva quella sensazione: sentiva il respiro entrare e uscire, si concentrava sulla cadenza dei propri passi ma non riusciva mai a raggiungere lo stato d’animo giusto! Anzi, spesso non riusciva neanche a rilassarsi, solo a stancarsi.
Tuttavia durante il fine settimana, quando c’era il sole andava nella casa dei nonni vicino a Lama e lì, sui sentieri dove lei e Olivia potevano correre insieme senza che nessuno le vedesse, Barbara si sentiva partecipe della gioia della sua cagnolina e riusciva a dimenticarsi di tutto e di tutti. In quei momenti, infatti, si sentiva diversa, più tranquilla e sicura di sé: in montagna tutti si salutavano, tutti erano cordiali! In città, invece, aveva paura persino di sorridere per sbaglio a uno sconosciuto.
Avrebbe voluto essere meno ansiosa: ora che aveva Olivia le persone si fermavano spesso per farle una carezza e Olivia si accorgeva sempre quando lei era nervosa, allora la guardava interrogativa e guaiva trascinandola fuori dai suoi pensieri agitati, calmandola con i suoi grandi occhi marroni. In montagna raramente si separavano e quando Olivia si allontanava un po’ nei campi o nei boschi, Barbara la aspettava sul sentiero e si impegnava a non preoccuparsi troppo se la perdeva di vista per qualche secondo. QQuel giorno, invece, aveva superato se stessa.
Era tardo pomeriggio, avevano parcheggiato in un paese e stavano scendendo la strada principale senza una meta precisa, quando Olivia si era messa a tirare il guinzaglio per prendere una stradina che Barbara aveva già visto ma che non sapeva dove portasse. Nonostante fosse abitudinaria, si lasciò convincere dal musetto entusiasta della sua amica e iniziarono a salire felici per il sentiero. Non c’era nulla di straordinario – i soliti faggi e i cespugli d’erba pieni d’insetti – e Barbara aveva slegato Olivia per lasciarla trotterellare qualche passo davanti a sé, ma quasi subito il cane si era immerso nei cespugli ed era sparito dall’altra parte di un avvallamento che costeggiava il sentiero. Stavolta Barbara non l’aveva aspettata apprensivamente ma l’aveva seguita nell’esplorazione, e si era trovata davanti ad una sorpresa: Olivia era in mezzo ad uno spiazzo di pietra levigata e scura.
Sembrava un paesaggio lunare circondato dagli alberi e, mentre Olivia correva da una parte all’altra, c’era voluto qualche secondo perché la sua padrona si attentasse a camminarci sopra. Prima aveva saggiato con le mani la superficie, e il piacevole tepore che rilasciava la roccia l’aveva rassicurata, quindi si era seduta restando vicina al margine del bosco e si era messa a guardare Olivia, le montagne dall’altra parte della valle e le prime stelle di quella serata estiva. Dopo poco, però, si era alzata e aveva richiamato Olivia: aveva deciso di vedere dove portava il sentiero prima che venisse notte.
La luce stava diminuendo abbastanza in fretta e, anche se sapeva che non si erano allontanate tanto dal paese, iniziava ad essere inquieta. Mentre correvano di nuovo tra gli alberi, rifletteva: le sarebbe piaciuto avere qualcuno con cui condividere quella scoperta e con cui fermarsi a guardare il cielo, ma poteva dire di trovarsi completamente a suo agio solo con gli animali, le persone… non si capiva mai cosa pensassero. Ad un tratto, nella penombra del bosco, Barbara vide una forma scura: un ponte deforme in mezzo al nulla. Doveva essere lungo una trentina di metri e sembrava fatto da un’unica grande pietra, le ricordava una specie di enorme proboscide tesa tra due colline, oppure una mazza dimenticata tra gli alberi dai giganti. Barbara si avvicinò, titubante ma curiosa, e raggiunse Olivia che la aspettava proprio sotto alla strana roccia, l’accarezzò dietro alle orecchie: ma guarda in che posto magico l’aveva portata! Dove ci troviamo?