E, alla fine, il tour de force inizia a presentare il conto: dopo un inizio di stagione praticamente perfetto (escludendo lo scivolone burocratico contro il Pescara e la ovvia sconfitta patita allo Juventus Stadium) il Sassuolo dipinge la prima, opaca, prova incolore della propria stagione, inchinandosi per 2-1 al Chievo dei miracoli targato Rolando Maran, specializzato nelle partenze a razzo (10 punti per i clivensi in appena 5 giornate, gli stessi di un anno fa). Una sconfitta meritata, quella occorsa alla compagine nero verde, apparsa in evidente riserva di benzina non solo fisica, ma anche e soprattutto mentale (si veda le orrende marcature tenute sui saltatori avversari in occasione delle due reti venete), alla quale occorre al più presto porre rimedio già da domenica, quando gli emiliani ospiteranno sul terreno di Reggio Emilia l’Udinese di Iachini, reduce da un convincente pareggio casalingo contro la Fiorentina.
DEFREL SI’, FLORO FLORES NO. Soddisfatto dall’incoraggiante vittoria con cui la propria squadra ha imposto al Genoa il primo stop stagionale, Di Francesco si affida davanti nuovamente a Gregoire Defrel (5 reti in 7 partite) a supporto di Matri con la cooperazione di Ricci, relegando, inizialmente Politano in panchina, mentre in difesa riprende luogo la premiata ditta Acerbi-Cannavaro con Letschert incredibilmente preferito al trascinante Lirola di questo inizio stagione. Sul fronte opposto Maran accomoda in panchina Floro Flores, lasciando a Riccardo Meggiorini il compito di dialogare con l’eterno Pelissier, supportati dalle invenzioni di Birsa; in difesa, infine, Spolli (oggetto misterioso a Carpi di questi tempi un anno fa) rileva un pò a sorpresa Dainelli, completando il reparto assistito da Gamberini.
LA PARTITA, però, nonostante un avvio pimpante da parte dei nero verdi, è a dir poco soporifera: non solo la notizia più avvincente del primo quarto è l’infortunio patito da Matri (l’ennesimo occorso ai nero verdi in questo inizio di stagione maledetto), ma il referto continua, impietoso, a recitare un laconico 0 (zero) alla voce “conclusioni” da parte di entrambe le squadre per tutti i primi venti minuti (saranno poi solamente 7 durante l’intera contesa: una noia unica). Curiosamente, la prima volta che i Mussi volanti si affacciano dalle parti di Consigli, coincide anche con la prima marcatura della partita: bel pallone scodellato ordinatamente da corner di Birsa su Castro che lo devia al limite dell’area per l’accorrente Rigoni, il quale, liberissimo, incocca il destro sulla schiena di Biondini spiazzando il portiere nero verde. Fortunosamente quanto immeritatamente in vantaggio, il Chievo decide a questo punto, per non scontentare nessuno di segnarsi praticamente da solo, attraverso uno sciagurato retropassaggio di Hetemaj che smarca Defrel a tu per tu con Sorrentino; la punta francese, sentitamente, ringrazia, impattando sul palo lontano il pareggio emiliano alla mezz’ora. Ancora una volta, quasi stupita per la facilità spesa nell’andare a bersaglio, la squadra segnante, improvvisamente, si addormenta, cullata forse dalla monotonia della contesa, al punto da permettere ai clivensi (ricordiamo: tre conclusioni totali) di mettere per la seconda volta in quarantacinque minuti la sfera alle spalle di Consigli. Sull’ennesimo calcio d’angolo battuto da Birsa, la difesa emiliana, lucida come un tonno già fiocinato, si dimentica per la seconda volta di Castro (appena 10 reti in serie A), permettendogli di segnare la seconda marcatura consecutiva dopo quella realizzata a Udine domenica, oltre a spedire la compagini a riposo sul vantaggio veneto dopo tre quarti d’ora brutti come pochi. La ripresa, se possibile, è ancora peggio della prima frazione, nel senso che, sostanzialmente, non esiste: Di Francesco è infatti costretto a giocarsi le rimanenti sostituzioni (Antei per Cannavaro e Politano per Duncan) tutte per noie muscolari, rimanendo dunque impossibilitato a imprimere una svolta tattica ad una squadra che ne avrebbe un disperato bisogno, impantanata com’è nella sapiente ragnatela ordita sulla trequarti dai robusti interditori scaligeri, Rigoni su tutti. Dall’altro lato Maran non deve quindi neanche scomporsi troppo, dato che gestisce accuratamente le sostituzioni al momento giusto per addormentare il match (qualora ve ne fosse ancora bisogno), riuscendo ad assicurarsi la posta piena, che gli permette di innalzarsi al terzo posto in compagnia di Roma e Inter, guardando dal basso all’alto solo la Juventus e il Napoli, senza incantare certo, ma nemmeno senza rubare nulla. Alla fine, infatti, nonostante tutto il Chievo la partita se la merita, essendo riuscito (almeno in parte) a non dilapidare quanto di buono aveva messo in cascina nella prima frazione, seppur con l’evidente assistenza da parte degli avversari. Già, gli avversari: dal canto loro, come già detto in precedenza, non è colpa di nessuno se Di Francesco fatica a trovarne 22 convocabili ogni giornata causa infortuni; quel che è certo è che una prestazione scialba e povera di intensità come di cattiveria agonistica da parte dell’intera squadra (di cui si salvano veramente in pochissimi) come quella di stasera, da queste parti non si vedeva da tempo. Attenzione dunque, perchè esserci abituati bene può diventare una colpa, a lungo termine.
CHIEVO – SASSUOLO 2-1 (2-1)
Verona (Stadio “Marcantonio Bentegodi”)
Mercoledì 21 settembre 2016
Reti: 21′ Rigoni, 28′ Defrel, 40′ Castro
CHIEVO: Sorrentino, Cacciatore, Spolli, Gamberini, Gobbi, Castro [80′ Radovanovic], Rigoni, Hetemaj, Birsa, Pelissier [61′ Floro Flores], Meggiorini [70′ Inglese] – all. Maran
SASSUOLO: Consigli, Letschert, Cannavaro [46′ Antei], Acerbi, Peluso, Biondini, Magnanelli, Duncan [59′ Politano], Defrel, Matri [21′ Iemmello], Ricci – all. Di Francesco
Arbitro: Piero Giacomelli (ITA)