Caduto sul traguardo. Un volenteroso Sassuolo largamente rimaneggiato, oltre che martoriato da almeno una decina tra assenze e defezioni varie, è costretto ad arrendersi ad un Milan granitico, mai al tappeto, seppur sensibilmente frastornato dal tremendo uno-due nero verde a inizio ripresa, e capace di rialzarsi con piglio da grande squadra, ringraziando nel frattempo per una buona, se non capiente, dose di fortuna, indispensabile per rimontare un parziale di doppio svantaggio. Dunque, mentre il Diavolo scappa in piena zona europea, a 13 punti, l’unidici emiliano rimane bloccato a 9, in una preoccupante posizione di metà classifica, certo inficiata da parecchi fattori esterni, ma in ogni caso ben al di sotto delle aspettative per una squadra il cui obbiettivo dichiarato rimane sempre il miglioramento costante, stagione per stagione, rispetto all’anno precedente. D’accordo, finita la sosta tornerà a pieno regime buona parte dei titolari, capaci di mostrare il vero piano di gioco di questo Sassuolo 2016, ma è probabile che i vari “esperimenti obbligati” riusciti o meno, da parte di Di Francesco nel corso di questo ultimo mese, non siano state occasioni sprecate, a maggior ragione poi se la resa è quella vista, almeno per un ora, ieri sera.
LE FORMAZIONI Come previsto, se non annunciato (tramite la conferenza stampa pre partita), Eusebio Di Francesco si lascia andare all’ennesima intuizione di questo inizio stagione, rispolverando Adjapong nell’insolito ruolo di esterno alto, in concomitanza con Politano a supporto di Defrel. Inoltre, mentre il ballottaggio a centrocampo con Biondini vede uscire vittorioso Pellegrini, in difesa è nuovamente tempo di esperimenti, con Letschert che rileva Peluso sull’out sinistro. Per nulla intimorito dalle tante sorprese tra gli avversari, Montella risponde accomodando in panchina Niang a vantaggio di Luiz Adriano, oltre a rimpiazzare l’acciaccato Romagnoli (disturbo nel riscaldamento) con l’oggetto misterioso Gustavo Gomez, una sola presenza finora (a Napoli) e tante disattenzioni. Fitte dunque di giovani volenterosi ma incoscienti, le due squadre si lanciano dunque subito all’offensiva all’arma bianca, senza risparmiarsi, tant è che non passano nemmeno 600 secondi, che i due estremi difensori sono già stati costretti a raccogliere la sfera dalla rete una volta ciascuno, a causa di una velenosa conclusione di Bonaventura sfortunatamente deviata da Acerbi nel caso di Consigli, mentre Donnarumma deve inchinarsi ad una micidiale accelerazione di Politano, il quale, innescato da uno sciagurato retropassaggio suicida da parte di Abate, supera l’estremo difensore rossonero, prima di depositare nel sacco la palla del pareggio, dopo nemmeno un minuto dalla marcatura meneghina. Lontani dall’accontentarsi di un nulla di fatto, le due compagini riprendono subito l’offensiva a pieno regime, affidandosi agli scatti dei propri uomini migliori, Politano e Bonaventura su tutti. L’esterno romano, in particolare, appare in giornata di grazia: Gustavo Gomez non lo vede praticamente mai, ubriacato com’è dai continui cambi di passo e direzione del ragazzo laziale, abile per ben due volte a districarsi tra le maglie della difesa lombarda, salvo poi vedersi sbarrata la via del gol da un attento Donnarumma in uscita. Il primo tempo, quindi, seppur giocato a ritmi a dir poco forsennati, non presenta ulteriori cambi di risultato, nonostante prima Adjapong (tocco con il braccio) poi Bonaventura (salvataggio a peso morto di Mazzitelli) vadano vicini al bersaglio grosso.
LA RIPRESA, almeno per i rossoneri, comincia invece con qualche minuto di ritardo, dato che per almeno il primo quarto d’ora del secondo tempo, il Milan sostanzialmente non entra in campo, concedendosi un paio di letali amnesie difensive al limite del ridicolo. Al cinquantesimo è infatti Acerbi, da attaccante vero, a piegare per la seconda volta le resistenze lombarde, infilando con un preciso destro al volo Donnarumma, dopo essere stato letteralmente dimenticato dall’intera retroguardia rossonera, imbarazzante nella propria interpretazione della trappola del fuorigioco, su un lancio spiovente di Pellegrini dalla trequarti. Non passano poi nemmeno cinque minuti che il centrocampista in prestito dalla Roma, probabilmente resosi conto dell’aria che tira, decide di mettersi in proprio, superando l’estremo difensore avversario per la terza volta, una volta liberatosi come meglio non si potrebbe di un disastroso Gustavo Gomez che, letteralmente, gli spiana la strada verso i tre legni, lisciando clamorosamente l’intervento. Sconvolto dalla prestazione di un centrocampo inconcludente a protezione di un reparto difensivo a dir poco autolesionista, Montella decide di correre ai ripari, richiamando in panchina uno insufficiente Montolivo a favore del giovanissimo Manuel Locatelli, gettato nella mischia al fine di recuperare, tuttalpiù, qualche pallone sulla tre quarti; la mossa è però un colpo di genio, dato che il ragazzo originario di Lecco, entra nella partita alla grandissima, smistando con intelligenza i palloni capitati dalle sue parti, nonchè fornendo quel pizzico di fosforo e resistenza necessario alla squadra rossonera come l’aria, bloccata com’era nel desolante sistema di lanci lunghi utilizzati dal proprio capitano alla nausea. Le basi della successiva rimonta vengono però gettate grazie ad un clamoroso abbaglio da parte del direttore di gara Marco Guida, il quale punisce in maniera eccessivamente rigida un innocente contatto tra Antei e Niang appena dentro l’area, sanzionandolo con la massima punizione che un evanescente, fino a quel momento, Carlos Bacca, provvede a sistemare alle spalle di Consigli. Vedendosi dimezzato così ingiustamente il proprio vantaggio, il Sassuolo mostra però la colpa di uscire troppo presto dalla partita, allentando sensibilmente la concentrazione e il sacrificio che ne avevano caratterizzato per almeno un’ora la prestazione, come risulta possibile ravvisare nella mancata copertura fornita dopo un calcio d’angolo all’accorrente Locatelli che, appropriatosi della sfera al limite dell’area, la scaraventa all’incrocio dei pali con un tiro di rara potenza e precisione, impattando il vantaggio emiliano. A questo punto, scrutando tra gli umori profondamente contrastanti dei ventidue in campo, il sorpasso rossonero è solo questione di minuti, nonostante Di Francesco si sgoli a bordo campo al fine di mantenere alta la soglia di attenzione; non sarà ascoltato. Quattro minuti esatti dopo il pareggio, infatti, il Diavolo completa la rimonta attraverso un perentorio stacco di testa da parte di Paletta, salito in cielo a raccogliere un preciso tracciante di Niang dalla sinistra. Esiguità di riserve d’ossigeno da un lato e di tempo cronometrico dall’altro impediscono al Sassuolo di sistemare i ranghi in modo da dare l’assalto alla porta rossonera in cerca del pareggio, rassegnandosi dunque ad una sconfitta ingiusta secondo molti, ma che probabilmente, oltre alla dura lezione insegnata agli undici nero verdi circa l’importanza costante della concentrazione, ha forse lanciato un messaggio ancora più forte al campionato: questa squadra, nonostante mille variabili, il più delle volte imprevedibili, conserva ancora la freschezza e la spensieratezza necessarie a stupire, pure nei palcoscenici più ostici.
MILAN – SASSUOLO 4-3 (1-1)
Milano (Stadio “Giuseppe Meazza”)
Domenica 2 ottobre 2016
Reti: 9′ Bonaventura, 10′ Politano, 54′ Acerbi, 55′ Pellegrini, 69′ rigore Bacca, 73′ Locatelli, 77′ Paletta.
MILAN: Donnarumma, Abate, Paletta, Gomez, De Sciglio, Kucka, Montolivo [60′ Locatelli], Bonaventura, Suso, Bacca [83′ Poli], Luiz Adriano [46′ Niang] – all. Montella
SASSUOLO: Consigli, Lirola, Antei, Acerbi, Letschert, Pellegrini [82′ Iemmello], Magnanelli, Mazzitelli [67′ Biondini], Politano, Defrel, Adjapong [78′ Ricci]- all. Di Francesco
Arbitro: Guida (ITA)