Colin chi? La domanda è più che legittima, non essendo il signor Kaepernick una celebrità. Almeno non lo è da questa parte dell’Atlantico, perché nel paese della Statua della Libertà e della torta di mele il ragazzo è conosciuto eccome. Perché? Perché Colin Kaepernick era il promettente quarterback dei San Francisco 49ers, squadra della NFL dalla storia semileggendaria, destinato a diventare una delle più grandi stelle della National Football League. Se per una serie di eventi, che non ho la competenza per illustrarvi, ha mancato le grandi aspettative dovute verso un giovane atleta così dotato, la sua fama tuttavia, e verrebbe da dire purtroppo, è cresciuta a dismisura negli ultimi due mesi, proiettandolo al centro del dibattiti sportivi (e non solo) d’oltreoceano.
Guardate attentamente questa foto, che mostra i giocatori e il coaching staff dei San Francisco 49ers in piedi per il tradizionale rito dell’inno americano prima del match in programma. Se il vostro occhio è rapace e siete abbastanza attenti vedrete una piccola sagSelezionare i fileoma vestita di rosso, con il numero 7 sulla schiena che appena si intravede, seduta dietro il refrigeratore della Gatorade. Quella piccola sagoma vestita di rosso che si vede appena è Colin Kaepernick, uno dei quarterbacks della squadra, colto nello “scellerato” atto di rimanere seduto durante “The Anthem”, l’inno americano. Il caso è avvenuto durante una partita di pre-season che ha visto la squadra californiana impegnata in una partita amichevole con i Green Bay Packers, destinato poi a non passare assolutamente sottotraccia e far parlare a lungo addetti ai lavori e non.
Il signor Kaepernick, oltre ad essere un giocatore estremamente talentuoso è anche un ragazzo estremamente sensibile e nè i contratti multimilionari nè le esasperanti attenzioni dei media hanno annebbiato la sua attenzione per la realtà che lo circonda e per il contesto socioculturale del suo paese. La vetta dell’Olimpo di maxi-retribuzioni in cui vive Colin non lo ha reso cieco ai drammi della gente comune. Indignato dalle tensioni sociali del suo paese Kaepernick ha preso la coraggiosa decisione di rimanere seduto durante “The Star Spangled Banner” come forma di protesta verso i soprusi e le violenze delle forze dell’ordine americane nei confronti degli afroamericani e verso un paese in cui l’eguaglianza è sì formale ma quasi mai sostanziale.
Le parole che ha usato alla fine del match, rilasciate a NFL.com, per motivare il suo gesto sono state severe ed inequivocabili.
“I am not going to stand up to show pride in a flag for a country that oppresses black people and people of colour”
“Non ho intenzione di stare in piedi a mostrare orgoglio verso la bandiera di un paese che opprime la gente nera e la gente di colore”
Infine sono giunte le parole che hanno sancito il coraggio e la forza di quest’uomo: “Per me, questo è più importante del football e sarei egoista a guardare dall’altra parte. (…) Non sono in cerca di approvazione, ho il dovere di prendere una posizione per la gente oppressa… se mi porteranno via il football e non avrò più approvazioni saprò di aver preso posizione per quello che è giusto”.
Quelle che ha usato Colin sono parole forti, decise… una inequivocabile accusa al suo paese e ai suoi governanti. Rappresentano il cuore di un uomo che ha tutto ma che è incapace di essere egoista, rappresentano il coraggio di chi si mette in gioco e da voce a chi una voce non ha. Proprio per questo la protesta di Kaepernick ha assunto valore. Il dissenso e le accuse di antipatriottismo non sono tardate ad arrivare, seguite a ruota da minacce anche violente. In un paese dove il patriottismo spesso è cieco ed estremo e non ammette attacchi, il gesto di Colin è stata una presa di posizione intollerabile. Ma come può essere intollerabile la difesa di una comunità maltrattata e sottorappresentata? Perché ciò che attira l’attenzione degli americani è la forma della protesta e non il problema sociale che essa si propone di portare in superficie?
Il dissenso che il gesto di Kaepernick ha provocato nei suoi confronti è stato incommensurabile, e negli individui più irrazionali è sfociato in odio vero e proprio. Il signor Donald Trump, candidato repubblicano alla Casa Bianca, ha poco diplomaticamente affermato che se il signor Kaepernick è indispettito per qualcosa “può tranquillamente trovarsi un paese che gli piace di più”.
Le difese e il consenso mostrati verso il giocatore sono stati invece molto più tiepidi. La NFL ha semplicemente reso noto che “i giocatori sono incoraggiati ma non obbligati a stare in piedi durante l’inno americano” per omaggiare la nazione. Lo stesso Presidente (ancora per poco) Obama ha rilasciato dichiarazioni alla CNN per una difesa molto timida al giocatore, affermando che Kaepernick ha “esercitato un suo diritto costituzionale nel rilasciare queste dichiarazioni” e ricorda che “c’è una lunga storia di figure sportive che hanno fatto lo stesso”. Un’altro debole sostegno è arrivato dalla società del giocatore, i San Francisco 49ers, che hanno rilasciato una dichiarazione affermando che “nel rispetto di principi americani come la libertà di religione e la libertà di espressione, noi riconosciamo il diritto dell’individuo di scegliere se partecipare o meno alla nostra celebrazione dell’inno americano”. Anche in questo caso tuttavia, vengono prese in considerazione legittimità e forma della protesta, e non l’obiettivo.
Se le difese al giocatore sono state tiepide e quasi eccessivamente diplomatiche, le accuse sono state terribilmente accese e minacciose. Mike Freeman, in un articolo scritto su Bleacher Report, ha condotto un’indagine raccogliendo le opinioni dei front office delle squadre di NFL sulla questione. Ciò che è emerso dal sondaggio di Freeman è che una enorme percentuale dei dirigenti della lega (90/95%) ha un profonda avversione per il giocatore, se non addirittura un odio profondo in ragione del gesto compiuto. Alcuni di loro si sono resi protagonisti della discussione con dure dichiarazioni e accuse di antipatriottismo a Colin.
“I don’t want him anywhere near my team…he’s a traitor”
“Non lo voglio vicino alla mia squadra…è un traditore”
Uno dei dirigenti esecutivi ha fatto notare che una avversione collettiva così forte nei confronti di un singolo giocatore non si registrava dai tempi di Rae Carruth. Cosa aveva fatto Rae Carruth per meritare l’odio collettivo dei front office della NFL? Aveva ucciso la fidanzata incinta…
Molti infine hanno dedotto che i 49ers rilasceranno il giocatore, che non riuscirà più ad ottenere un contratto con nessuna squadra e dovrà lasciare la Lega.
Mike Freeman, per concludere il suo sondaggio, termina con una constatazione che delinea una presa di posizione molto decisa in difesa di Colin.
“Personalmente, credo che l’avversione verso Kaepernick sia inappropriata e anti-americana. Trovo ironico che i cittadini che vivono in un paese la cui esistenza è basata sul dissenso critichino qualcuno che esprime dissenso”.
Infine dobbiamo prendere in considerazione due critiche mosse al giocatore che hanno particolarmente fatto discutere. Il conduttore di Fox News Brian Kilmeade ha messo in discussione la buona fede del giocatore nella sua protesta per via del suo background, in quanto Colin ha la madre biologica bianca e così anche i suoi genitori adottivi. Una dichiarazione simile è stata rilasciata da Rodney Harrison, ex giocatore di football, che accusato Colin di non avere diritto di parola sulla materia in questione non essendo “abbastanza nero”.
La goffa critica mossa da Kilmeade e Harrison è stata poi ripresa da Rebecca Carrol in una articolo sul “Guardian”, dove domanda retoricamente: “Se anche Kaepernick fosse bianco, non dovrebbe in ogni caso preoccuparsi del razzismo? Non dovremmo occuparci tutti del razzismo?”.
La speranza è che la protesta di Colin abbia successo, che superi le odiose barriere di cieco patriottismo, che dia voce agli oppressi e contribuisca a sconfiggere le ingiustizie. Che alla protesta di Colin si uniscano altri grandi atleti, come già sta accadendo. Del resto il Presidente Obama ha ricordato che la storia americana è costellata di grandi figure sportive che hanno lottato per i diritti civili a costo di compromettere le loro stesse carriere. Chissà che a qualcuno di voi non sia già venuto in mente qualcuno…
And the star-spangled banner in triumph shall wave
O’er the land of the free and the home of the brave!
E la bandiera adorna di stelle per sempre garrirà
sulla terra dei liberi e la patria dei coraggiosi!