« Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione.”
Queste sono le parole usate da Friedrich Nietzsche, controverso ed iconico filosofo del XX secolo, per introdurre, attraverso la voce di un demone, il celeberrimo concetto dell’eterno ritorno dell’eguale, per la prima volta formulato ed esposto nell’opera del filosofo tedesco “La Gaia Scienza”, e ripreso ed articolato in forma romanzata in “Così parlò Zarathustra”. Tale teoria filosofica, rielaborata da Nietzsche ma con origini ben più risalenti, riprende la concezione della ciclicità del tempo, concepito come alternarsi di corsi e ricorsi destinati ad succedersi eternamente. In altre parole, il tempo altro non sarebbe che un circolo di attimi destinati necessariamente a ripresentarsi ciclicamente, così che momenti passati cristallizzatisi nostalgicamente nella nostra memoria possano inaspettatamente ripresentarsi provocando dolori, piaceri, pensieri e sospiri.
Se l’intera storia è un circolo di avvenimenti condannati inevitabilmente a ripresentarsi, lo sport, e le epiche rivalità sportive, per forza di cose sono destinate a seguire lo stesso percorso logico. Forse non tutte, ma Federer-Nadal, tra le rivalità più leggendarie del tennis e dello sport, sicuramente.
Sul numero dello scorso novembre della rivista mensile Tennis, Marco Imarisio, opinionista del Corriere della Sera, così scriveva riguardo all’epico binario Federer-Nadal: <<Quella con quei due è finita, l’abbiamo capito. Gli dei se ne vanno (…) E noi sopravviveremo, anche se al momento sembra impossibile>>. Come dare torto a Imarisio, specialmente considerando l’inarrestabile fase di crepuscolo che stavano attraversando lo svizzero e lo spagnolo. Il primo forse inevitabilemente, complice l’età e uno stile di gioco considerato inadeguato ai ritmi feroci del tennis contemporaneo, il secondo precocemente, complice una maledizione fisica che ha tormentato il maiorchino negli ultimi anni. Nel suo articolo Imarisio poi riprendeva il concetto in questo modo: <<Ci eravamo dimenticati della loro dimensione umana. Nel ricordarcelo, ci hanno anche fatto capire che nulla è eterno. Ci aspetta una lunga traversata nel deserto, dove cercheremo come miraggi gesti o furori che ci evochino quel che abbiamo perso>>.
La verità forse è che ogni cosa è eterna, leggendarie gesta si cristallizzano nella nostra memoria rievocando a piacimento lo stupore del momento, la magia di un attimo e la meravigliosa consapevolezza di aver assistito a qualcosa di irripetibile. Ma niente è irripetibile, “l’eguale” si è ripresentato un’altra volta, per inscenare ancora, come mai nessuno avrebbe pensato, l’epica lotta dei più grandi totem della storia del tennis.
L’ultima volta che si sono affrontati in una finale dello slam risale al Roland Garros del 2011, vinto poi da Rafa Nadal, allora numero uno del ranking. In semifinale avevano sconfitto Murray e Djokovic, odierni titolari dell’egemonia tennistica a livello globale. Già nel 2009 la coppia si era affrontata sul centrale degli Australian Open, ed anche allora trionfò Nadal, che in realtà ha un vantaggio piuttosto netto su Federer per quanto riguarda gli scontri diretti (23 vittorie di Nadal e 11 di Federer), ma per quanto riguarda il confronto delle statistiche generali soffre il paragone con lo svizzero, considerando che il maiorchino ha interrotto troppo presto il suo predominio a causa degli infortuni e dell’imperiosa ascesa di Djokovic.
Federer ha dimostrato a 35 anni e da numero 17 del ranking ATP che la classe e il genio possono arrivare ovunque, in qualunque momento, a qualsisi costo. Ha sconfitto Zverev, giustiziere di Murray, ai quarti e si è imposto sul connazionale Wawrinka in 5 set in semifinale raggiungendo la sua ventottesima finale di slam in carriera, sperando, desiderando e aspettando la vittoria di Nadal su Dimitrov: “Nemmeno nei mei sogni più reconditi avrei pensato di poter arrivare così lontano. E’ splendido. Una finale contro Nadal? Il suo gioco mi ha dato parecchi problemi in carriera, ma io sono il suo primo tifoso. Abbiamo ingaggiato delle battaglie epiche e sarebbe irreale giocarsi un’altra finale dello Slam. Mesi fa, quando l’andai a trovare a Maiorca, ed eravamo entrambi infortunati, ci dicemmo che sarebbe stato veramente difficile poterci ritrovare in una finale. Adesso chissà…”.
Nadal è risorto dalle ceneri sconfiggendo una lunga maledizione, da grande combattente quale è sempre stato. Ai quarti ha eliminato Milos Raonic e in semifinale ha sconfitto dopo quasi cinque ore di gioco Grigor Dimitrov in cinque set. Anche Nadal non ha tardato nel dimostrare la sua impazienza nel poter riaffrontare Federer in una finale dello slam: “Non avrei mai immaginato di arrivare in finale – ha ammesso Nadal subito dopo il match – dopo i problemi che ho avuto nell’ultimo periodo. Avere la possibilità di competere ancora una volta con Federer è un privilegio, penso che anche lui sia molto contento”.
Domenica alle 9.30 si giocherà la finale dell’Open d’Australia, e Roger Federer e Rafa Nadal saranno ancora una volta in campo alla Rod Laver Arena per recitare in uno dei più grandi spettacoli di sport della storia.
Il tempo non si è fermato a quella lontana finale del 2011, il tempo ha continuato a scorrere e ci offre ancora una volta il priviliegio di poter assitere ad una delle più epiche rivalità della storia dello sport.