Questa idea di indagare lo spirito con cui l’altra metà del cielo si approccia al tiro dinamico si sta dimostrando vincente: se c’è una cosa che fin qui appare chiara è che le donne dinamiche non hanno niente in comune tra loro. Eppure una certa somiglianza la si scorge: tutte le tiratrici che abbiamo incontrato finora hanno grinta e voglia di ben figurare nel circuito del tiro dinamico. E non importa se appariranno o meno nella parte alta della classifica, ciò che conta è che i risultati di una gara vengano migliorati nella successiva. Il tiro dinamico è prima di tutto una forma di autodisciplina.
Oggi faremo quattro chiacchiere con Laura Marchetti, detta “toposhooter”. Tenete presente che con top shooter si indica un tiratore d’alto livello, dunque diciamo che Laura ci sta lavorando ma con la simpatia che la contraddistingue. Lei è sempre sorridente, incontrarla sui campi è un vero piacere.
Laura ha il Livello Bronzo – necessario a gareggiare – da sei anni, ma ha cominciato a prendere seriamente in considerazione l’idea di misurarsi sui campi di gara soltanto due anni fa. Più o meno quando ha conosciuto Roberto Govoni, anche Roberto è un tiratore.
Quando sono entrata nel mondo del tiro dinamico ho scoperto che per qualche verso somiglia alle soap opera: sono molte le liaison nate tra la polvere dei campi e la polvere da sparo. La cosa non dovrebbe stupire, il tiro dinamico è una passione totalizzante: chiede il tuo tempo e la tua attenzione, normale allora che il grande amore arrivi proprio mentre si è impegnati a prendere la mira.
E dunque, Laura, raccontami di questo amore dinamico.
«Ho cominciato seriamente a fare tiro dinamico quando ho conosciuto Roberto che, oltre ad avere per me un interesse “sentimentale”, mi ha presa sotto la sua guida e mi ha fatto compiere progressi che da sola mai avrei raggiunto. Mi ha dato la sicurezza che mi mancava».
Le chiedo allora come abbia deciso di darsi al tiro dinamico e Laura mi spiega che si è avvicinata a questo sport per provare qualcosa di nuovo: «Mi annoiava il poligono con le linee fisse e mi piaceva l’idea di imparare a gestire un’arma in movimento». Laura non è la prima ad avere iniziato in questo modo, succede spesso che il passo successivo al tiro mirato sia qualcosa di più… dinamico.
Chiedo a Laura se sui campi di tiro si senta a proprio agio e come siano accolte le signore dai loro colleghi.
«Sui campi di tiro mi sento a casa. Gli uomini ci vedono un pochino con timore perché non ci ritengono in grado di gestire un’arma come farebbero loro, e in effetti se abbiamo un problema tecnico in cui bisogna intervenire con forza sull’arma arrivano in nostro soccorso. Noi donne siamo ancora una rarità nel tiro dinamico, perciò le più brave vengono guardate con ammirazione e stima, e quelle meno “dinamiche” sono considerate come dei pulcini in crescita, da incoraggiare».
Se vi capiterà di venirci a trovare sui campi, vi accorgerete del grande spirito di collaborazione che contraddistingue l’ambiente. E quando si tratta di aiutare una signora, nessun tiratore si tirerà mai indietro.
E com’è Laura quando va in gara?
«Eh, è un discorso delicato! Mi sveglio sempre col moroso/allenatore che pazientemente mi tranquillizza perché appena apro gli occhi comincio a lamentarmi di non sentirmi in forma. L’agitazione cresce quando arrivo sui campi e vedo gli stage montati, mi sembrano troppo complicati, mi chiedo se riuscirò a portare a termine gli esercizi in maniera corretta. Terrore puro. Poi, iniziata la gara, la tensione si stempera e infatti, stage dopo stage, i miei risultati migliorano. Alla fine ci ritroviamo a pranzo, tutti insieme, per ridere e scherzare su quanto abbiamo combinato in gara, ci scambiamo informazioni e consigli. Non ho bambini, ma se li avessi li inizierei al tiro dinamico, soprattutto se avessi una figlia». Sono certa che il tiro dinamico possa svezzare i ragazzini nel migliore dei modi, li responsabilizza pur continuando a tenerli d’occhio. Non è raro incontrare sui campi di tiro intere famiglie di tiratori.
Chiedo a Laura cosa dica la gente sapendola una tiratrice.
«Quando spiego alle persone che sport pratico, rimango molto delusa. Il più delle volte non hanno la più pallida idea di cosa sia il tiro dinamico, oppure mi snobbano ritenendolo uno sport senza importanza. Peggio è quando fanno battute sceme, magari chiedendomi se il tiro dinamico fa di me una donna pericolosa. Superficialità al quadrato!» e Laura si inalbera. In effetti ritengo abbia ragione: essere tiratrici non toglie femminilità alle signore del tiro dinamico e, per quanto la disciplina non sia tra le più conosciute, merita rispetto. Credo che i pregiudizi dovuti all’uso di armi da fuoco si potrebbero zittire facilmente se i detrattori del nostro sport si prendessero la briga di seguire una gara. È che c’è da alzarsi presto, me ne rendo conto, mentre i preconcetti li si può snocciolare anche nel tardo pomeriggio. Comodamente seduti sul divano di casa.
Articolo e foto di Gaia Conventi
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Complimenti veramente. Le tiratrici sono in continua crescita e devo dire che gareggiano con grande grinta e determinazione senza nulla togliere alla loro femminilità.