l nostro viaggio nell’universo femminile del tiro dinamico ci porta oggi a scambiare quattro chiacchiere con Barbara Franchini, detta “LaMoglie”. La sua maglietta lo porta scritto sulla schiena: Barbara è sposata con Tiziano Ognibene – “IlMarito” –, tiratore e Range Officer. Barbara e Tiziano sono una coppia conosciutissima nel circuito del tiro dinamico.
Barbara pratica il tiro dinamico dal 2013, le chiedo come ha cominciato: «Pensa che avevo paura delle armi! È stato mio marito a farmi cambiare idea: non poteva accettare che io cambiassi stanza quando lui le puliva dopo gli allenamenti. Poi, piano piano, con la pazienza che solo i mariti hanno, mi ha convinta a volerne sapere di più. Così, dopo il maneggio e qualche mese di tiro in linea, sono stata risucchiata dal tunnel del tiro dinamico».
Chiedo a Barbara se svolge una professione attinente a questo sport.
«Durante la settimana vesto i panni dell’imprenditrice seriosa della PMI di famiglia, che gestisco insieme a mio marito. In particolare, mi occupo dell’area commerciale e marketing, ma magari questo sport potrebbe essermi d’aiuto per l’area recupero crediti!». Ho visto più volte gareggiare Barbara e vi assicuro che ha ottima mira, dunque sconsiglio vivamente di fare i furbetti. Ed è una battuta che posso permettermi di fare perché Barbara è donna e tiratrice dotata di senso dell’umorismo, cosa che dimostra raccontandomi delle sue giornate di gara: «Se le trasferte sono impegnative ci si alza quando il sole è ancora nella sua fase REM. Io sono una dormigliona, quindi mi sveglio praticamente dieci minuti prima di partire. Per questo motivo devo preparare tutto il necessario la sera prima, quando la lucidità è ancora vigile e presente (per evitare di arrivare poi in campo, magari a quattrocento chilometri da casa, e accorgersi di aver dimenticato i caricatori!). Per il resto ho una grande fortuna: la mia squadra, l’AITPS. Con loro tutto è più… oddio quanti aggettivi: facile, allegro, chiassoso. Infatti la giornata di gara parte con il ritrovo al bar; solitamente siamo in un bel numero, per cui la tensione pre-gara è decisamente alleviata dall’allegria del gruppo (nonostante l’ora). Durante la gara il supporto della squadra è fondamentale perché non sempre le cose vanno come speri e all’esercizio successivo devi esserti già messa alle spalle gli errori fatti nel precedente. Finita la gara eccoci nuovamente a gioire, perché i podi non mancano mai. E sono festeggiamenti che proseguono a tavola: il binomio tiro dinamico e buona cucina è un must».
Come si sente Barbara sui campi di tiro?
«La competizione sui campi di tiro è palpabile, ma c’è anche moltissima allegria. L’adrenalina che hai prima del fatidico “Shooter, are you ready?” è incredibile e il controllo delle emozioni dopo il bip è fondamentale». Diresti che l’ambiente del tiro dinamico è adatto a una donna? «Io non mi sono mai sentita fuori posto, sarà che prima di questa disciplina frequentavo il mondo dei motori, altrettanto maschile. Ho sempre pensato che è il modo in cui ti poni che può fare la differenza. Sei tu per prima che devi assumere l’atteggiamento giusto per l’ambiente in cui sei, per farti accettare senza creare barriere che potrebbero diventare insuperabili». Possiamo dire che le tiratrici siano prese sul serio tanto quanto i loro colleghi? «Assolutamente sì. Anzi, la mia sensazione è che vengano apprezzate ancor di più anche solo per il “coraggio”, chiamiamolo così, di affrontare una disciplina come questa». Disciplina che credi adatta anche ai giovani? «Non ho figli, ma non avrei nessuna difficoltà a portarli sui campi di tiro. Come dico spesso agli amici, preferirei di gran lunga un figlio che pratica tiro dinamico (o tiro a segno o tiro a volo) piuttosto di uno che gioca a calcio. I valori che il tiro dinamico è in grado di trasmettere sarebbero di ottimo stimolo nella crescita e nella formazione del carattere dei ragazzi: disciplina, rispetto delle regole e controllo delle emozioni, tra le tante».
«La difficoltà non è tanto nel concetto di sport che qualcuno potrebbe trovare poco femminile, il problema è spiegare che questo sport prevede l’uso delle armi. Questo sì è davvero ostico! Quindi chi hai di fronte assume uno sguardo accigliato e nei suoi occhi leggi la preoccupazione di avere di fronte un delinquente. Poi per fortuna è solo una prima reazione, ma è pur sempre fastidiosa». E quali sono i risultati sportivi raggiunti fin qui da Barbara? «Ho cambiato division l’anno scorso, passando in open, con buoni risultati nonostante la mia stagione sia stata interrotta da un infortunio abbastanza importante – la rottura del legamento collaterale – durante una gara e pertanto stagione buttata. Quest’anno spero di poter recuperare il tempo perso e mettermi alla prova con obiettivi importanti».
Hai un atleta che per te rappresenta un modello?
«Alex Zanardi, penso non ci sia bisogno di aggiungere altro. Mi ha aiutato a non mollare, a cercare una soluzione nonostante tutto, e a rinascere nel 2013. Già proprio nel 2013, quando ho anche iniziato il mio viaggio nel tiro dinamico, ma è una storia davvero lunga da raccontare». Oltre a un atleta di riferimento hai anche un portafortuna che porti in gara con te? «Mi ricordo la mia prima gara: arrivai in campo, aprii il borsone, e ci trovai dentro un gioco del mio cane. Non mi ero accorta che Joy, la sera prima, l’aveva messo lì. Da allora, è sempre con me. Insieme a un orecchino a forma di Jack Russell e l’altro di pistola».
In cosa credi consista lo spirito del tiro dinamico?
«Il tiro dinamico è adrenalina e calma allo stesso tempo. Concentrazione, strategia, velocità di azione e di pensiero. È un aiuto fondamentale per sfogare le tensioni accumulate durante la settimana». E cosa vorresti dire a chi non conosce questo sport? «È pericolosissimo, crea dipendenza! A parte gli scherzi, venite a vedere qualche gara e vi renderete conto che non siamo pericolosi, anzi siamo animali da branco nonostante lo sport sia individuale: socievoli, allegri, seri e severi quando occorre». E le donne cosa portano di buono in questo ambiente? «Le donne portano quel tocco di colore e allegria che si nota, e se mancano se ne sente la mancanza. Nella mia squadra siamo in tre e ci sosteniamo parecchio. Non so se è così per tutte, sicuramente la competizione qualche attrito può crearlo. Io ho stretto amicizie importanti e con alcune di loro mi trovo veramente bene». E come ti trovi coi tiratori? «Coi tiratori mi trovo benissimo! Quello che mi ha stupito di questo sport, già dalle prime gare, era la voglia di condividere e consigliare. Certo, anche in gara! Incredibile, vero? E non solo coi tuoi compagni di squadra, ma anche con chi poco prima non conoscevi. È il bello di questo sport!».
Chiedo a Barbara di raccontarmi qualche retroscena.
«Un episodio che mi ha insegnato tanto è stato il mio primo DQ, la squalifica. Certo, nel nostro sport non è ammesso sbagliare, soprattutto in fatto di sicurezza. E l’arbitro è giustamente impietoso. Quindi vengo squalificata e affranta inizio a togliermi l’attrezzatura, in quel momento mi squilla il cellulare e sul display mi appare “Il Nonno”, lui è Nonno Migno, il nostro tiratore con più esperienza. Nonno Migno chiede “Cos’hai combinato?”, io mi guardo in giro convinta d’essere stata ripresa da una telecamera nascosta: come caspita ha fatto a sapere che ero stata squalificata? Erano passati solo pochi minuti e “Il Nonno” era a duecento chilometri dal campo di gara. Non ho mai scoperto il come ma posso dire che le sue parole mi hanno aiutata: “Sai, i tiratori si suddividono in due categorie, quelli che sono stati squalificati e quelli che devono ancora esserlo”. Questo mi ha fatto capire quanto è facile commettere un errore, ma soprattutto quanta attenzione dobbiamo sempre porre a qualsiasi movimento facciamo. Grande Nonno, alias Grande Fratello dell’AITPS!».
Testo e foto di Gaia Conventi