Dopo tanto parlare di tiro dinamico, ho pensato di fare una sorpresa ai lettori de Il Mostardino: oggi racconteremo di Barbara De Biasi, tiratrice e Safety Officer di IDPA, International Defensive Pistol Association. La sostanziale differenza tra tiro dinamico e IDPA è che il primo punta su velocità e precisione, mentre il secondo è orientato alla difesa e sui campi di tiro inscena situazioni di vita reale.
Barbara pratica IDPA da nove anni ed è Safety Officer dal 2013. Le chiedo come abbia deciso di praticare questo sport: «Mio marito – Dario Vitella, tiratore – è da sempre appassionato al tiro, un giorno mi ha proposto di provare l’aria compressa. Confesso d’aver cominciato con poca convinzione, non mi sembrava lo sport adatto a me, invece ho subito visto buoni risultati e la cosa ha cominciato a incuriosirmi. Non vi dico la soddisfazione di mio marito a quella rivelazione: poteva finalmente condividere con me il suo entusiasmo per questo tipo di sport! Così abbiamo iniziato a frequentare il poligono di Vicenza, abbiamo fatto amicizia con alcuni tiratori che già facevano tiro dinamico e, riconoscendo in noi la loro stessa passione, ci hanno invitati a provare IDPA. Abbiamo quindi fatto un corso per imparare il maneggio in sicurezza e abbiamo cominciato a fare gare di tiro: il poligono ci sembrava ormai troppo noioso, fare IDPA è tutt’altra cosa!».
Chiedo a Barbara notizie sui suoi allenamenti.
«Solitamente io e mio marito frequentiamo il centro sportivo Le Tre Piume (Agna, PD), a cento km da casa. Per quanto riguarda il tempo che possiamo dedicare agli allenamenti, avendo una famiglia dobbiamo trovare un compromesso: a volte ci accordiamo con la figlia più grande perché badi alla più piccola, oppure qualche sabato o domenica pomeriggio portiamo la bimba dai nonni. Durante la settimana cerchiamo d’andare al poligono di Vicenza, insomma: si fa quello che si può!».
E com’è una giornata di gara per Barbara e Dario?
«Quando ci organizziamo per andare in gara dobbiamo tenere presente che abbiamo una figlia di diciannove anni e una di dieci, perciò per noi la pianificazione inizia da lì. La mia giornata quando sono in gara? Se partecipiamo in qualità di tiratori ci alziamo verso le cinque per essere sul campo alle otto; la gara termina nel primo pomeriggio, a quel punto si controllano i punteggi, si assiste alle premiazioni e nel tardo pomeriggio rientriamo a casa. La gara fatta come Safety Officer è differente, noi facciamo parte del Phalanx Shooting Team e ci appoggiamo al campo di tiro Le Tre Piume di Agna. Quando organizziamo le gare diamo la nostra disponibilità per l’intero weekend. Il sabato ci alziamo alle sette per essere in campo alle nove, collaboriamo alla costruzione degli stage e valutiamo che tutto sia in ordine per la gara. Pranziamo tutti assieme e nel pomeriggio noi Safety Officer partecipiamo come tiratori al pre-match. Il giorno dopo si fa la solita levataccia, ma la si fa volentieri, stavolta per tornare sui campi ad arbitrare la gara. Non mancano mai le risate e la compagnia è sempre molto piacevole!».
Domando a Barbara come si sente sui campi di tiro.
«Quando sono sui campi di tiro mi sento benissimo, sono fuori all’aria aperta, sto in mezzo a gente brava, competente, simpaticissima. Insomma, sto da Dio! All’inizio dicevo: “Ok, sono qui con mio marito, ma sono pur sempre da sola in mezzo a tanti uomini…”. Invece è una fortuna, e non me ne vogliamo le donne se dico che gli uomini si fanno meno problemi e meno paranoie di noi. Io sui campi mi sento coccolata e questo mi piace un sacco! Probabilmente sono la peggior tiratrice del gruppo ma nessun tiratore mi ha mai fatto sentire di troppo, anzi. Credo che questo ambiente sia adatto anche alle donne, per me è un vero antidepressivo. L’ho capito in un periodo molto difficile della mia vita, me lo ricordo bene: volevo soltanto assistere alla competizione perché non me la sentivo di gareggiare, invece loro, i miei compagni, hanno insistito affinché l’affrontassi da atleta. Be’, sono rinata! Ho dovuto concentrarmi e staccare dai miei problemi, ecco perché è un toccasana: esco di casa e per qualche ora scordo la routine familiare, sto con mio marito e sono a contatto con persone vere. E poi l’amicizia sui campi si è trasformata in qualcosa di più: ho conosciuto mogli e figli di altri tiratori, molto simpatici e di compagnia e mi fa sempre molto piacere incontrarli».
A proposito di figli, chiedo a Barbara se le sue ragazze siano interessate a praticare IDPA.
«Mio marito prova a proporre l’IDPA alle nostre figlie, a quella più grande proprio non interessa, mentre la piccolina ci ha anche seguiti in qualche gara e penso che a lei potrebbe piacere. Con la pistola ad aria compressa ogni tanto si diverte a fare due tiri nel garage di casa, mentre mio marito le insegna le basi del tiro dinamico, soprattutto sicurezza e maneggio. Penso che il mondo del tiro sportivo sia visto in modo sbagliato: è uno sport che richiede conoscenza, rispetto e preparazione. Sicuramente noi, io e mio marito, non demonizziamo l’uso delle armi nel praticare uno sport, anzi! Da qui a proporre alle nostre figlie almeno di provare il passo è breve ma non vogliamo diventi un’imposizione».
Come reagisce la gente quando scopre che sei una tiratrice?
«Tutti ne sono piacevolmente colpiti, forse perché il tiro viene visto come uno sport prettamente maschile. Ci sono addirittura certi mariti che dicono al mio: “Beato te che hai la moglie con la tua stessa passione, la mia invece non ne vuole nemmeno sentire parlare!”. Poi ci sono alcune mamme delle compagne di classe della mia figlia più piccola che ridendo dicono che non conviene farmi arrabbiare, visto lo sport che pratico. Ma tutto sommato l’effetto che ha questo sport sulle persone che mi conoscono non è affatto negativo, e poi sono sempre contenta di poter dire che l’IDPA in molte occasioni è riuscito a farmi superare grosse preoccupazioni, mi ha quasi salvata, e questo è molto importante per me». Chiedo a Barbara se abbia un atleta di riferimento: «Ci sono tiratori davvero eccezionali. Alcuni li conosco personalmente, un esempio tra tutti Max Bragagnolo, un campione di bravura, professionalità e simpatia».
Come spiegare il tiro IDPA a chi ancora non lo conosce?
«Credo che lo spirito giusto con cui affrontare l’IDPA sia il rispetto delle sue regole, l’educazione nei confronti di ciò che fai, verso te stesso e soprattutto verso gli altri: onestà, serietà, trasparenza, come nella vita! La vera crescita in questo sport è quella personale, l’obiettivo da raggiungere è migliorare il proprio risultato: ci sono delle gare alle quali ti metti alla prova, c’è una classifica, ma al vero tiratore di IDPA interessa solo sapere se in quella occasione ha dato il meglio di sé, a prescindere dal risultato finale. E poi allenarsi, e allenarsi ancora per raggiungere e superare i propri limiti. Quello che direi a chi non conosce questo sport è che non sa cosa si perde: mai avere pregiudizi nei confronti dei nostri attrezzi sportivi, sono armi ma non vengono usate per fare del male». E com’è l’atmosfera sui campi? «Quando ci troviamo per gareggiare o per fare allenamento si ride e si scherza sempre molto, col tempo ho imparato che c’è una cosa da non dire mai ai tiratori: “Buona gara!”, qualcuno di noi è un pochino superstizioso» dice Barbara sorridendo.
Ma dicevamo che Barbara non è soltanto una tiratrice, lei è anche Safety Officer di IDPA dal 2013. Le chiedo quindi come sia cominciata questa avventura.
«Ci piaceva il tiro dinamico, poi io e mio marito abbiamo deciso di fare anche questa nuova esperienza, senz’altro più impegnativa, soprattutto se contemporaneamente sei anche un tiratore. C’è una notevole differenza tra seguire le gare da tiratrice e da Safety Officer: in qualità di Safety Officer devi prestare attenzione a tutto e hai maggiori obblighi. Da tiratrice gli unici oneri che hai sono verso te stessa, ma come Safety Officer hai anche la responsabilità di chi stai arbitrando, e questo non è poco!». E di quali gare Barbara va particolarmente orgogliosa? «Sono fiera di arbitrare le gare organizzate da noi del Phalanx Shooting Team, in collaborazione con l’Estense Shooting Club sui campi di Le Tre Piume. Gare davvero ben ideate, sono tecniche, divertenti, non ti annoi mai. Sarà che i tiratori di questi club sono preparati, sanno ciò che deve essere fatto e come deve essere fatto; a qualcuno non piacciono perché troppo pignoli, io li definisco scrupolosi, corretti e seri».
Chiedo a Barbara di raccontarmi come sia fare la Safety Officer a una gara di IDPA.
«All’inizio fare la Safety Officer non mi piaceva, non mi gustavo la gara. Adesso, col pre-match, mi diverto come tiratore e come arbitro». E come sono i tiratori quando il Safety Officer è una donna? «Arbitrando ho sempre trovato tiratori rispettosi e attenti. Ovvio che il furbo della situazione salta sempre fuori, ma io rispondo che l’esercizio può essere interpretato come meglio si crede: l’importante è che le norme di sicurezza siano sempre rispettate, altrimenti… a casa!» e sorrido immaginando Barbara, sempre carina e gentilissima, mentre fa la voce grossa. Mi dico che non è da lei, ma è pur vero che come Safety Officer occorre farsi rispettare. l’IDPA è uno sport divertente, ma guai a prenderlo sottogamba.
Testo di Gaia Conventi, foto di Gaia Conventi e Dario Vitella