Dopo la firma sul contratto Oliver Lafayette è un giocatore della Virtus Segafredo. Statunitense della Louisiana, come lascia chiaramente intendere il cognome, i suoi antenati dovevano essere schiavi liberati (dopo la guerra di secessione era abitudine dare agli schiavi cognomi di eroi della guerra civile se non anche di quella d’Indipendenza). Non sappiamo se i suoi antenati prossimi si siano distinti in qualche settore, certamente Oliver si è ampiamente affrancato dalla schiavitù, diventando una stella del basket. Meteora dell’NBA in cui coi bianco verdi dei Celtics disputa una sola gara stabilendo un record difficilmente eguagliabile (in 22 minuti 7 punti, 2 rimbalzi, 2 assist) e sul fatto che ne abbia giocata una sola verrebbe da chiedersi se, ogni tanto, gli scout NBA non si distraggano, costruisce una carriera di tutto rispetto nel basket globalizzato di oggi, venendo addirittura omaggiato del passaporto croato per meriti sportivi.
La sua caratteristica principale pare essere quella dell’uomo vincente, in particolare dell’ultimo tiro, quello da cui andare quando il pallone scotta più che in questi giorni sulle spiagge Italiane. Non male per un giocatore che si applica in difesa, ha una media punti di 12 in poco più di 20 minuti nel campionato giocato (e vinto) con Milano. Unico neo (se così si può dire) i 2 assist di media che non ne fanno un giocatore “con molto fosforo” ma semmai uno che, se gli viene chiesto, ti toglie le castagne dal fuoco, insomma stiamo discutendo se serviva più un Caglieris di un Brunamonti, così per fare un paragone che tutti capiscono.
In una squadra con tante stelle è già abituato a giocarci visto appunto il passato meneghino. E’ l’uomo giusto per la Virtus ? Forse …….soltanto il tempo e Ramagli ce lo potranno dire. Il luogo comune del basket vorrebbe infatti, secondo appunto tradizione, che in una squadra di tanti giocatori che “vogliono” la palla, almeno il play fosse un distributore di gioco che costruisce più che finalizzare. La strada percorsa con Oliver è l’opposto, con lui Ramagli può mettere in campo un quintetto base che, in 30 minuti di utilizzo medio, ha potenzialmente 75 punti nelle mani. Che gli altri 5 nei restanti 10′ non mettano in carniere altri 20 punti è possibile ma, se fossi negli allenatori avversari, non mi fiderei troppo.
Capitolo Lawal, siamo ormai alla conclusione. Si è detto da più parti che si attende l’esito degli accertamenti clinici sul ginocchio operato e che Shane sarà in Italia alla fine della settimana, dopo avere eseguito 15 giorni fa degli esami specifici negli Usa. Detto così si potrebbe pensare che la Virtus sia in ansia per l’esito delle visite. In società invece tutti ostentano sicurezza e tranquillità. Se gli accertamenti dovessero essere non positivi ci sarebbe il rischio, molto concreto, di dover andare sul mercato e cercare un sostituto a Ferragosto quando tutte le formazioni avranno completato il roster. E’ credibile questo scenario ? In una Società che, dalla sua retrocessione, non ha più sbagliato nulla nè in campo nè fuori, non lo è. Se la Società è sicura è perchè, evidentemente, gli esami clinici negli USA sono stati eseguiti in coordinazione con lo staff medico bianconero. Non è fantascienza pensare che un clinico di fiducia della Virtus sia salito su un aereo e abbia partecipato ai test clinici. Anche un viaggio oltreoceano, pensiamo, possa essere giustificato per firmare uno degli oggetti del desiderio di tanti club Italiani di prima fascia. Un signore che, per dire, nella sua bacheca, uno scalpo di Milano lo conserva già……..frutto dell’unico scudetto Sassarese, di cui Lawal è stato uno dei principali protagonisti.