Si è tenuta ieri nel tardo pomeriggio, presso l’Auditorium San Rocco, la tanto attesa visita a Carpi del pluri-medagliato campione di nuoto Gregorio Paltrinieri, diventato a 23 anni una sorta di “figlio favorito di Carpi”, un po’ come accadde a Rocky Balboa nel film Rocky III quando viene mostrata alla città di Filadelfia la sua celebre statua. Per la statua di Greg ci sarà ancora tempo, però intanto ieri un centinaio di persone, dai bambini agli adulti, ha avuto una bella occasione per rivederlo e per conoscere i retroscena della sua autobiografia, “Il peso dell’acqua”, uscita a luglio ed edita da Mondadori. A presentare l’evento c’era il direttore di Radio Bruno Pierluigi Senatore e ad animarlo, coi video delle ultime imprese di Paltrinieri, c’erano alcuni ragazzi e ragazze di Radio Immaginaria.
Alla fine della lunga intervista, Paltrinieri ha ricevuto da parte del Sindaco di Carpi Alberto Bellelli alcuni premi: un piccolo albero di carpine che sarà piantato nella Piscina comunale, un falcone, ospitato presso il Centro Il Pettirosso di Modena, e i simboli di Carpi in una targa. Non sono mancati tantissimi applausi e, prima del congedo, una lunga fila per avere un autografo sul libro e farsi una foto ricordo.
. Alberto Bellelli, Sindaco di Carpi.
“Sono stati anni di grandi festeggiamenti e la città aveva una gran voglia di conoscerlo e vederlo. Stanno finendo i luoghi dove organizzare questi eventi: dal Cortile Castello a Piazza Garibaldi, fino all’oro olimpico di Rio visto su maxi-schermo alle Piscine comunali. Lo abbiamo conosciuto come campione e come persona. Speriamo che continui ad essere un esempio per i bambini che vogliono fare sport. Durante le Olimpiadi del 2012 si fece sentire per il terremoto avuto a fine maggio, dimostrando quanto è attaccato al territorio”.
. Beppe Cottafavi, editore.
“L’editore vede i libri dove ancora non ci sono. Glielo proposi a casa sua. Abbiamo iniziato un percorso di scrittura. Lui buttava pensieri e io lo seguivo. Il libro è suo, non posso che parlarne bene”.
. Leo Turrini, giornalista.
“Siamo fieri di avere un campione e un simbolo tra di noi che trasmette valori. Speriamo che possa continuare così per altri quindici anni e che Carpi lo accompagni sempre. L’anno scorso, a Rio de Janeiro, ero alla mia tredicesima Olimpiade tra invernali ed estive e non avevo mai visto vincere un atleta della provincia di Modena. Finalmente questo sogno si è avverato grazie a lui. Ho conosciuto prima il padre, gli chiesi se Gregorio avrebbe vinto un oro olimpico dopo la prima esperienza a Londra 2012 e il papà mi disse: “Ma solo una medaglia?””.
. Benny Casadei Lucchi, giornalista.
“Sono andato a Ostia, il suo allenatore mi fece entrare di nascosto e per qualche giorno ho vissuto come Gregorio, ossia un nuotatore. Ci sono medaglie che valgono molto più di altre. Lui ha trovato un intruso che non aveva mai visto. Mi disse:“So che dobbiamo parlare, però io stasera esco con la mia ragazza prima di andare a Rio. Se vuoi ci vediamo domani”. Mi ha davvero colpito per l’umiltà e la disponibilità”.
Ecco alcune delle principali dichiarazioni di GregOro.
. Gregorio Paltrinieri, nuotatore e campione olimpico, mondiale ed europeo.
Le origini del libro.
“L’idea del libro mi aveva entusiasmato subito, avevo voglia di farlo da tempo, anche se avevo 22 anni e potevo pensare di rimandarlo più avanti. Ho voluto raccontare le paure e le sensazioni avute prima dell’Olimpiade di Rio. Volevo mettere su carta tutti i pensieri che avevo. Mi sono sfogato e ho, diciamo, parlato con le persone. L’impegno nella preparazione e nella gara credo che può riflettersi in ogni tipo di lavoro. La parte più bella della vittoria penso che sia quello che era successo prima. La strada è stata lunghissima, in alcuni momenti ho avuto paura di fallire. Scrivere è stata una bella esperienza perché dovevo raccontare prima a me stesso e poi agli altri”.
Il titolo “Il peso dell’acqua”.
“Io voglio fare le cose veramente bene, quindi pretendevo di non sbagliare e di fare tutto alla perfezione. Le Olimpiadi ci sono ogni quattro anni, ma sono diverse da un Mondiale di calcio perché, quando un Mondiale finisce, ci sono subito altre partite da giocare. C’è sempre la paura che qualcosa possa andare storto. La pressione me la sono messa quasi da solo. La vigilia fu molto tesa, poi tutto è andato come desideravo”.
La pressione della vittoria.
“Io mi accorgo della pressione e delle aspettative che le persone hanno nei miei confronti. Onestamente mi gasa. Essere considerato un favorito mi fa credere che sono veramente al top. Quando cominci la competizione, cominci anche a sentire la carica della gente e dei giornalisti, ma non penso a cosa potrebbero dirmi. In quel momento sono pronto per gareggiare e toccare la parete per primo. So che se non vincessi ci potrebbe essere una certa delusione. Quando mi butto in acqua penso solo a competere. Se arrivassi terzo a un Mondiale mi farei delle domande, potrebbe darsi che ho sbagliato qualcosa”.
L’appoggio della famiglia.
“Io da sei anni abito lontano da Carpi, dalla mia famiglia e dalla mia fidanzata. Nelle competizioni mi apro soprattutto con loro che sono sempre stati dalla mia parte. Mi dà tranquillità e sicurezza avere intorno le persone che voglio bene. Non mi dà fastidio la loro presenza. Ogni volta che esco dall’acqua ci sono loro ad accogliermi”.
Le emozioni dopo l’oro di Rio e l’esperienza nei 10 km in mare.
“Ero contento, ma non come speravo qualche mese prima. Nel momento della vittoria, non ho pianto, esultato senza controllo o pensato: “Questo è il giorno più bello della mia vita”. Ci ho messo tanto a realizzare che avevo vinto. Non potevo mostrarmi come se nulla fosse successo. La gioia più grande fu nelle Isole Eolie: avevo 12 anni e avevo battuto per la prima volta mio padre. La giornata a Piombino, dove ho provato i 10 km in mare aperto, fu molto particolare. Come me c’erano 50 persone, da bambini di 10 a persone sui 60-70 anni, e si davano dei turni. A me piace nuotare nel mare e volevo misurarmi in una nuova specialità”.
I 10 km e la Formula 1.
“In piscina, se io sono più forte, è difficile che il mio avversario mi disturbi, anche perché siamo separati e ognuno ha la sua corsia. La 10 km dura circa due ore, devi essere bravo a fare rifornimento nel momento giusto, come le macchine di Formula 1. Il mare è troppo lungo per avere controllo di tutto, ci sono fattori ambientali che possono influire sulla prestazione e i nuotatori ti stanno molto vicino”.
Lo stato di attivazione.
“A voi può sembrare che un atleta abbia tutto sia sotto controllo. Lo stato di attivazione è fondamentale. Se penso troppo a quello che voglio fare non riesco a concentrarmi e a stare sereno. Devo tenere la porta mezza aperta per restare sempre lucido nel momento opportuno. A Budapest, negli 800 metri, ero arrivato terzo e credo che sia successo qualcosa di sbagliato. Nei 1500 ho avuto freddezza e ho battuto Romanchuk nel finale”.
L’acqua come una persona.
“L’acqua la intendo come una persona. A volte mi tuffo e mi sento benissimo, altre volte invece non mi sento a mio agio. Cerco di sentirla bene e, quando mi sento comodo, comincio a pedalare forte”.
Futuro, alimentazione e ceretta.
“Io ora sono in vacanza, comincerò ad allenarmi tra 2-3 settimane. Mangio un sacco di pasta, poi cerco di variare carne, pesce, verdura e frutta. Una cosa che mi porto spesso quando devo gareggiare è il Parmigiano Reggiano. Durante l’allenamento o le gare in mare occorre rinnovarsi con sali minerali e barrette. La ceretta fa molto male, solitamente la faccio una volta all’anno”.
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