nella foto : Alessandro Ramagli siede sulla panchina della Virtus da luglio 2016
La Virtus accede da settima alle final eight e giocherà i quarti di finale venerdi 16 febbraio a Firenze, ore 20.45. La notizia è ormai nota ed anche la squadra che la Vnera sfiderà : la Germani Brescia. La squadra di Diana, se si giocasse domani, sarebbe il miglior avversario che i bianconeri potessero trovare, dopo avere corso tanto Vitali & c. hanno rifiatato e ne hanno perse 4 di fila, riscattandosi di un soffio ieri con Pistoia. Però da qui a Firenze manca un mese che, nel nostro campionato di basket, sono una vita, dipende come arriveranno le due squadre a questo appuntamento.
Intanto, al giro di boa della prima parte di stagione, la Virtus per 48 ore si può godere il primo traguardo minimo della sua annata, quello a cui presidente, proprietà, staff e tifosi ambivano per potersi sedere, di nuovo dopo qualche anno amaro, al tavolo delle pretendenti ad un trofeo. Che l’obiettivo fosse importante anche al di là delle esternazioni dell’ambiente Virtus l’ha dimostrato sabato sera il coach.
Per la prima volta, da quando è a Bologna, Ramagli è arrivato in sala stampa con l’evidente intenzione di togliersi alcuni sassolini dalle scarpe. Intendiamoci l’ha fatto secondo il suo stile, senza uscire dalle righe. Per essere sicuro di poter dire ciò che voleva, ha rifiutato qualsiasi domanda sulla gara, e ha tracciato un mini bilancio alla fine del girone d’andata, difendendo, com’è sacrosanto, la filosofia del club e le relative scelte.
Tutto ruota attorno al minutaggio degli Italiani : la Virtus è, di gran lunga, la formazione che, in A, impiega più a lungo giocatori nostrani. Sono 120 minuti di media, sui 200 previsti in totale, oltre il 60 %. E’ chiaro che se si vuole costruire e amalgamare un gruppo bisogna partire da una base di giocatori di scuola italiana, fidelizzarli e avere il coraggio di buttarli in campo. La Virtus nel roster ha tre nazionali (tra cui il capitano degli azzurri, Pietro Aradori), Stefano Gentile, in passato nazionale e papabile per il rientro, Alessandro Pajola nazionale di categoria e infine il capitano Klaudio Ndoja nazionale Albanese per nascita. Avere tanti italiani non ha soltanto un valore patriottico, un roster così importante significa poter avere nel tempo quella continuità che, con gli stranieri, manca quasi sempre.
L’ira del coach, anche se spesso dissimulata con un fair play che lo rendono un allenatore con addosso lo “stile Virtus”, è comprensibile. Da luglio i media un giorno si e l’altro pure hanno riferito che “ci sono voci” per cui Ramagli è in discussione. Sul fatto che qualcuno “senta le voci” mi verrebbe da dire che, per questi fenomeni, esistono cliniche specializzate che possono occuparsene con ottime possibilità di successo.
Alla fine della prima parte del campionato, sostanzialmente a un terzo, considerando che, per i più bravi, ci saranno i play off, si possono tracciare bilanci. Il coach , ha detto chiaramente che la Virtus vale, oggi, la sua classifica. Le statistiche, che non dicono proprio tutto, ma danno l’idea, confermano la sua tesi. La Virtus, in quasi tutte le specialità, si trova tra il 7° e il 9° posto, è decima solo nella percentuale di tiri liberi. C’è pero una “materia” in cui i bianconeri vanno ben oltre la loro classifica : il capitolo palle perse – recuperate.
La Virtus è sul podio (cioè terza) nelle palle recuperate, 7,7 a gara insieme a Trento e Torino staccando decisamente le corazzate Milano, Venezia, Sassari e Avellino (ultima con 5), segno evidente che la “fame” dei ragazzi di Ramagli è molto superiore alle grandi. Anche nelle palle perse (4° con 11,9) la Virtus è decisamente in ottima posizione. Significa che la difesa, il mantra del coach livornese e del suo staff, sta cominciando a funzionare, in pratica in ogni gara la Virtus “regala” agli avversari appena 4 palloni a gara, per la differenza tra perse e recuperate. Le poche palle perse compensano la non eccelsa percentuale di assist, il tanto criticato e vituperato attacco che sembra sempre incepparsi e non trovare gli sbocchi auspicati, non è poi così male se la percentuale di palle perse è così bassa. Nei bilanci al giro di boa non possiamo non mettere gli arbitraggi, dolente nota del nostro basket.
Gli arbitri italiani non sono scarsi in assoluto, semplicemente non interpretano lo spirito del gioco, fischiano un altro sport. Sabato sera alla fine del 1° quarto erano stati fischiati, in modo salomonico, 2 falli per parte. In alcune occasioni, non conta se di qua o di là, si è sentito distintamente il rumore degli schiaffi sotto canestro, invito i disattenti o gli smemorati a riguardare con calma la gara. Ancate, spintoni, trattenute : oggi sui campi della serie A si vede un repertorio degli orrori. E’ basket questo ? Lo escludo.