nella foto : Alessandro Pajola uno dei giocatori su cui la Virtus conta per il prossimo campionato
La Snai potrebbe chiedere i danni alla Virtus ? Non credo, però i signori delle scommesse hanno preso una cantonata memorabile assegnando alla società bianconera la seconda piazza nel campionato. L’unica giustificazione che le quote sono state assegnate più di un mese prima dell’inizio del torneo. La Virtus veniva dall’aver firmato Aradori e Gentile e le prospettive erano quelle di costruire quindi un’ottima squadra, il resto avranno pensato i bookmaker lo faranno la tradizione e il ritrovato entusiasmo della città. Purtroppo per arrivare in alto non bastano, occorre un’attenta e lungimirante programmazione che una società che viene da anni bui, da una inopinata retrocessione e da una repentina risalita altrettanto inattesa, non possono avere. Quando le tue aspettative sono di battere Casale Monferrato e Ravenna (lo dico col profondo rispetto di queste due realtà) non puoi pensare al mercato degli italiani da prendere, sondare il mercato statunitense in prospettiva, valutare in prospettiva la composizione dello staff tecnico.
La Virtus quindi si è affacciata da neofita nel basket di vertice e poco conta la bacheca, il blasone e tutto il resto. Nel campionato di serie A, per i regolamenti in essere, è come in formula 1, tu inizi e fai una squadra che pensi sia buona poi in corso d’opera la modifichi e l’adatti alle esigenze del coach e a ciò che succede all’interno dello spogliatoio e in campo. Le squadre che vincono e sono ai vertici, durante il torneo, si sono comportate in questo modo. Unica eccezione è Brescia e le analogie tra la Virtus e la Leonessa possono essere tante. Intanto da neo promossa la Germani, lo scorso anno, fallì l’accesso ai play off ma a nessuno del management Bresciano è passato per l’anticamera del cervello di cambiare Diana, così come del roster si è mantenuto lo zoccolo duro pur in assenza di un risultato eclatante. In questo campionato sono state aggiunte due – tre pedine e voilà : finale di Coppa Italia persa contro una Torino in stato di grazia solo quel giorno, terzo posto messo in ghiaccio da settimane, possibilità intatte di fare lo sgambetto a chi capita a tiro.
Sulla panchina di Trento siede dal 2010 Maurizio Buscaglia, in otto anni l’ha portata lo scorso anno a giocare una finale scudetto, quest’anno ha disputato con scarsa fortuna una Coppa e adesso si gode il 5° posto in classifica, è anche un allenatore delle nazionali giovanili. Così si programmano le squadre se non si hanno le risorse infinite che hanno in Europa poche capitali (russe e spagnole in primis) e in Italia Armani. Per tutti gli altri l’obbligo è avere chi vede lontano, conosce i giocatori in modo planetario e programma oggi per domani e a volte anche per dopodomani.
Qui invece, fallito d’un soffio l’obiettivo societario minimo, a meno di 24 ore si parla sui social e anche su qualche giornale e televisione di rivoluzione : via il 60 % dei giocatori, via Ramagli e lo staff, via il d.s. Naturalmente i bene informati sanno già anche chi prenderà il loro posto. L’unico nome sicuro è quello di una figura che manca nell’organigramma Virtussino : l’amministratore delegato che sarà l’ex a.d. di Reggio Emilia Alessandro Dalla Salda.
Nello sport spettacolo poche società si sottraggono alla tentazione di certe compagnie di giro dell’avanspettacolo che per attirare nuovi spettatori cambiano ogni tanto tutte le ballerine. Così via al nuovo balletto, facce nuove tra i giocatori, un volto nuovo per la panchina, vediamo se insegnerà meglio ad attaccare la zona, poi anche un nuovo ortopedico e fisiatra che magicamente rimetterà in piedi gli infortunati con la bacchetta magica.
Ricordo sommessamente che, nel girone di ritorno, quel cattivone di Alessandro Ramagli che non avrebbe il “quid” come affermava (Berlusconi di Alfano) per allenare una grande squadra di A1, soltanto in due occasioni ha avuto il roster al completo. La memoria corta di tanti è veramente inquietante, da alcune settimane manca un giocatore fondamentale in molte partite per aprire come scatolette di tonno le “zone” proposte dagli avversari ma nessuno parla di Michael Umeh che ieri sera, per dire, avrebbe fatto parecchio comodo.
Con tutto ciò non si vuole dire che la Virtus, intesa come dirigenti-giocatori-staff non abbia commesso errori, ne sono stati commessi parecchi : è stato ad esempio sopravalutato il valore del roster a disposizione e questo, a cascata, ha determinato la scelta di non occupare immediatamente la casella del 5° di passaporto non europeo ; alcuni degli stranieri, vedi Lawson, non avevano mai giocato in A1, si è pensato di poterlo adattare al ruolo di “4” ma gli infortuni l’hanno impedito ; i due ruoli chiave, il famoso asse play – pivot, è stato occupato con due giocatori di grandissima esperienza (Lafayette e Slaughter) ma che, in passato, erano stati ottimi comprimari ma non titolari ; la scommessa su Alessandro Gentile era un rischio che, francamente, una neo promossa ambiziosa non avrebbe dovuto-potuto correre. Non dico che sia stata completamente persa ma, anche a causa delle tante assenze per infortuni e squalifiche, il rendimento non è stato pari alle attese. Su tutto ciò adesso chi di dovere dovrà riflettere e valutare ma, se non si vuole buttare insieme all’acqua sporca anche il bambino, si dovrà ripartire dai 30 punti in coabitazione con Cremona e Sassari ed il 9° posto assoluto che, per una neopromossa, non era così scontato.