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PORTIERI
Finalmente il Carpi ha vissuto un campionato intero senza le ormai consuete rivoluzioni in porta. Colombi si è consacrato come uno dei migliori portieri della Serie B, restando imbattuto per 15 partite su 40 disputate (meglio di lui il parmense Frattali con 16). Sono state davvero tante le sue parate decisive, specialmente per blindare le vittorie in trasferta contro Spezia, Cittadella e Salernitana. È cresciuto di altri punti in sicurezza e reattività. Una bella rivincita dopo gli infortuni alla fine del 2016 e la “rivalità” con Belec, che gli soffiò il posto nel girone di ritorno. Serraiocco è stato un buon dodicesimo: ha debuttato in Coppa Italia contro il Torino (grandi parate per limitare la sconfitta ad un onorevole 2-0) e in Serie B ha giocato le ultime due gare contro Cittadella e Bari, dove non ha potuto fare miracoli. Nessuna presenza per Brunelli, prestato dal Chievo come nella prima metà del 2015.
Colombi 8,5
Serraiocco 6
Brunelli s.v.
DIFENSORI
La difesa complessivamente ha fatto una stagione molto positiva: escludendo alcune disastrose prestazioni di reparto e di squadra (il 5-0 di Perugia e le due sconfitte subite contro Foggia e Palermo, con risultati complessivi di 6-1 e 7-1), spiccano le partite disputate contro le prime due del campionato, promosse in Serie A: l’Empoli capolista, capace di vincere all’andata per 1-0 con un rigore di Donnarumma e di non fare gol per la prima volta in stagione nello 0-0 del ritorno al Cabassi, e il Parma.
Sugli scudi uno dei pochi ImmortAli rimasti: capitan Poli, probabilmente autore della sua migliore annata in biancorosso sul piano della personalità, della leadership e dell’esperienza trasmessa al gruppo. Ha anche segnato 2 gol in trasferta contro Salernitana (1-2, gran tiro da fuori area) e Parma (2-1). Anche se non hanno trovato la porta, gli eredi di Romagnoli e Gagliolo sono stati il più costante Ligi e Brosco, presi dal Cesena e in prestito dall’Hellas Verona. Brosco era arrivato dopo un infortunio al ginocchio ed è stato frenato da qualche acciacco e da un’operazione al menisco, quindi non è sempre stato eccellente per tempismi e riflessi (nel derby contro il Parma sprecò sotto porta il 2-2 nel finale). Le sorprese sono stati due innesti “esotici” dell’estate. Parliamo del 26enne centrale portoghese ex Rio Ave Capela, alla sua prima volta fuori dal Portogallo e quasi sempre impeccabile, e del 24enne tedesco Pachonik, preso dallo Schalke 04 e schierato titolare per quasi tutto l’anno. Pacho, che ha dovuto raccogliere l’eredità di Letizia, è partito col freno a mano, ma Calabro gli ha dato grande fiducia ed è cresciuto soprattutto nel girone di ritorno, diventando a sorpresa il quarto giocatore più utilizzato. Ora ha mercato in Italia, Inghilterra e Germania. Inoltre ha giocato anche a sinistra e da centrale, dove però non ha convinto. Più indietro, per presenze e rendimento, troviamo due giocatori spesso KO come Bittante (contro l’Empoli al Cabassi si è mangiato in mischia un gol clamoroso davanti a Gabriel) e Calapai (preso ad ottobre dal fallito Modena), oltre a Vitturini (2 presenze positive contro Frosinone e Bari prima di rientrare al Pescara) e Anastasio (usato solo in Coppa Italia contro il Torino). Di Chiara, terzino sinistro arrivato a gennaio dal Benevento, è stato considerato a corrente alternata e nelle giornate conclusive si è seduto in panchina. Complessivamente è stato l’innesto più deludente del mercato invernale.
Poli 8
Ligi 7,5
Pachonik 7
Brosco 6,5
Capela 6,5
Bittante 6
Vitturini 6
Calapai 5,5
Di Chiara 5
Anastasio s.v.
CENTROCAMPISTI
A centrocampo Verna è stato il migliore, nonostante negli ultimi due mesi abbia dovuto convivere con un infortunio. Oltre ad aver giocato 40 partite come Colombi, l’ex Pisa ha saputo dare sostanza e qualità: è stato duro quanto serve, senza eccedere negli interventi sugli avversari, risultando in grado di controllare la foga in campo. In più aggiungiamo 4 gol pesantissimi (hanno portato 10 punti) contro Parma, Brescia, Cittadella e Salernitana che testimoniano la sua abilità nei tiri da fuori e nel seguire le azioni offensive per concluderle con inserimenti tra le linee. Forse è stato il profilo più simile a Lollo, che però dava parecchi asisst ed era più falloso. Hanno fatto progressi in maturità tattica e caratteriale Sabbione e Mbaye. Sabbio è diventato un jolly a tutti gli effetti perché ha giocato da centrale, terzino destro, mediano e per qualche gara (Pescara, dove fece il gol della vittoria, Pro Vercelli e Palermo) da trequartista “alla Lollo”. I risultati sono stati incoraggianti, ma un infortunio al piede l’ha limitato nel momento migliore. L’ex Primavera Saric si è comportato benissimo, pur giocando senza continuità: in 24 presenze si è distinto per entusiasmo, grinta, eccessi di frenesia e voglia di far vedere il suo valore dopo il prestito della scorsa stagione al Siena. Peccato solo per qualche gol divorato in piena area (le trasferte contro Entella, Cesena e Frosinone). Buono, seppur con alcuni momenti complicati, anche il campionato di due veterani come Pasciuti (regista o ala sinistra, in gol nel 2-1 al Cabassi contro il Parma) e Concas, alle prese con qualche infortunio nel girone d’andata e in grado di rendersi utile nel ritorno con la solita duttilità e generosità. Cico è stato decisivo nell’ultima vittoria contro la Ternana, segnando il 2-1 pochi secondi dopo l’ingresso in campo. Hanno convinto parzialmente Jelenic, tra i migliori dell’andata e incapace di ripetersi nel ritorno dopo un infortunio al piede, il clivense Garritano (4 assist, nessuna rete e varie prove incolori) e Belloni (usato più o meno come Saric, ma finito ai box da gennaio in poi). Una delle pecche di questo Carpi è stata la mancata sostituzione di un regista tecnico come Bianco. Giorico doveva essere il suo erede, ma ha giocato solo 8 partite su 42 disponibili, restando fuori all’inizio per alcuni malanni e poi per scelte tattiche. Su di lui ha in parte pesato il rigore sbagliato al Cabassi, sullo 0-0, nel pareggio per 1-1 conto la Cremonese. Stagione negativa per Saber: Calabro non gli ha trovato la giusta posizione in campo e alcune pecche caratteriali lo hanno messo ai margini già da dicembre. Senza voto i rincalzi Romano, Prezioso (infortunato nel ritiro di Fai della Paganella) e Palumbo, arrivato dai dilettanti del Monterose nel pacchetto di Melchiorri.
Verna 7,5
Sabbione 7,5
Mbaye 7
Saric 6,5
Concas 6,5
Pasciuti 6,5
Jelenic 6
Garritano 6
Belloni 6
Giorico 5
Saber 5
Romano s.v.
Prezioso s.v.
Palumbo s.v.
ATTACCANTI
Melchiorri è arrivato a gennaio in prestito dal Cagliari e ha segnato 7 gol (6 in casa) in 21 presenze, diventando il capocannoniere in campionato del Carpi. Il bomber marchigiano, reduce da due infortuni alle ginocchia in due anni, è stato un leader tecnico per i compagni perché ha saputo giocare su tutto il fronte con tanto impegno, improvvisandosi anche come trequartista grazie alla visione di gioco. Purtroppo ha dato parzialmente qualcosa in più per due motivi: fuori dal Cabassi è stato spesso tagliato fuori dal gioco (con un colpo di genio e fortuna ha segnato l’1-1 al 94′ a Brescia), e non ha potuto affinare la promettente intesa con Mbakogu. Il 10 nigeriano non è stato sempre al meglio della condizione ed è finito KO per i soliti guai al ginocchio quando stava iniziando a conoscere meglio Melchiorri. I sigilli più importanti li ha impressi al Picco contro lo Spezia e nel pareggio per 1-1 in casa contro il Frosinone, dove ha segnato forse uno dei gol più belli della stagione. Malcore è stato la rivelazione dal pre-campionato fino a novembre. Dopo la tripletta all’Ascoli era arrivato a 5 gol (sommiamo due capolavori contro Novara e Salernitana) in 8 presenze. In seguito Calabro l’ha usato col contagocce, inserendolo spesso in partite dove il risultato era da recuperare (Cremonese al Cabassi) o era compromesso. Parliamo quindi di un giocatore che ha tecnica e colpi, forse non è molto costante ma si può dire che era in ascesa e aveva conquistato quasi tutti. Purtroppo è stato bloccato in maniera troppo dura sotto il pretesto del “deve ambientarsi alla categoria” o “deve giocare di più per la squadra”. Carletti, punta di riserva, si è tolto lo sfizio del primo gol da professionista contro l’Ascoli. A gennaio, per fare esperienza, è stato dato in prestito in Serie C al Prato (2 reti in 11 presenze), dove si è rotto il ginocchio e dovrà stare fermo fino alla fine del 2018 per recuperare. Deludenti nel rendimento e nel carattere Manconi, tornato al Novara a gennaio e promosso in Serie B col Livorno, e soprattutto Nzola. Il franco-angolano, forte della stagione vissuta con Calabro nel Francavilla, è stato pagato mezzo milione di euro (l’investimento dell’estate per il Carpi) e ha giocato solo 14 partite in Serie B (2 nel ritorno, l’ultima a marzo contro il Foggia), segnando un illusorio gol solo nel debutto in Coppa Italia contro la Salernitana. Dovendo scontare 8 giornate di squalifica (1 col Francavilla), il suo campionato è iniziato a ottobre nella trasferta di Venezia dove sprecò di testa a due passi dalla porta il possibile 1-1. Gli ultimi lampi in mezzo a tante prove anonime e al limite dell’imbarazzante sono stati gli assist, abbastanza casuali, per Jelenic in Carpi-Cesena 2-1 e per Mbakogu nel pareggio contro il Frosinone. Va bene che ha 21 anni, ma la testa è da cambiare assolutamente. Sotto questo punto avrebbe tanto da imparare da un coetaneo come Saric. Incomprensibile anche Yamga, ala francese di 21 anni proveniente dal Chievo. Solo 2 presenze contro Spezia e Palermo per un totale di 32 minuti giocati. Contro i liguri entrò al 70′, mandò in fumo un contropiede clamoroso e Calabro dalla rabbia lo tolse all’88’ per inserire Brosco.
Melchiorri 7
Mbakogu 6,5
Malcore 6,5
Carletti 6
Manconi 5
Nzola 3
Yamga s.v.
ALLENATORE
Non sarà confermato, ma ha portato alla salvezza con relativa calma un Carpi rifondato nell’organico. Resta comunque il fatto che Calabro, al debutto in cadetteria dopo una buona gavetta tra i dilettanti e la Serie C asassaggiata un anno fa alla Virtus Francavilla, si è distinto per un feeling infelice coi tifosi, soprattutto nel girone di ritorno. Potrebbero esserci tre motivi:
1) L’impressione è che con un piccolo sforzo in più si potevano raggiungere i Play-off mentre in contemporanea si puntavano ai 50 punti. Eppure i Play-off, obiettivo effettivamente mai dichiarato in maniera tuonante, potevano essere visti come uno stimolo interiore invece che come un peso ingombrante sulla mentalità e sulle prestazioni. A lungo il Carpi, persino quando era in crisi, è rimasto in corsa, mantenendo il nono posto a -2 dall’ottava piazza perché le altre concorrenti non facevano risultato, almeno fino allo scontro diretto perso al Cabassi contro il Perugia. La squadra non ha più vinto da aprile e non ha saputo trovare la spensieratezza che il mister pugliese si augurava;
2) Sul piano del gioco non ha lasciato nessuna impronta. Si sperava che un allenatore giovane come lui potesse portare più freschezza, qualcosa di nuovo, magari un calcio equilibrato ma più propositivo dopo il calcio verticale e votato al sacrificio estremo del suo predecessore. Salvo il debutto pirotecnico in Coppa Italia contro il Livorno, il gioco di Calabro è stato una specie di ricalco di quello di Castori. Con qualche differenza: Castori aveva un gruppo di 14-15 giocatori, su di loro basava il 4-4-1-1 (alternato al 4-4-2 dopo il ritorno dalla Russia di Mbakogu) e sapeva trascinare il resto del gruppo. Calabro ha fatto continui cambi di modulo e di formazione. 4-4-2, 3-5-2, 4-4-1-1 o 3-5-1-1… In termini di pericolosità offensiva non è cambiato nulla, anzi: è mancato un Lasagna e i numeri dicono che questa volta l’attacco carpigiano è stato il meno prolifico e uno dei più cinici della Serie B. Le partite giocate male e in maniera incolore sono state tante, specialmente lontano dal Cabassi (Venezia, Perugia, Foggia, Palermo, Novara, Ascoli, Brescia, Frosinone e Bari).
3) La gestione del gruppo ha lasciato tanti dubbi e causato parecchi malumori, ponendo vari limiti a una rosa nuova e comunque rinforzata in inverno con giocatori che potevano dare un plus (Melchiorri, Garritano e Di Chiara). In avanti il suo pupillo Nzola ha fallito su ogni fronte, mentre Malcore è stato isolato in panchina nonostante avesse dimostrato di poter essere decisivo, nonostante i difetti tattici che spesso l’allenatore ha denunciato. In regia, dopo la partenza di un pilastro come Bianco, non è stato valorizzato Giorico, arrivato acciaccato dal Modena e poco utilizzato dopo il rientro a pieno regime. È mancato maledettamente anche un esterno d’attacco elettrico che puntasse il terzino come Di Gaudio (un indizio: vedere il gol di Malcore nell’amichevole contro il Napoli). La differenza l’hanno fatta i miracoli di Colombi, i gol nell’ombra di Verna, la tenacia di Melchiorri e una difesa che ha dato parecchie certezze. Calabro ha scoperto Pachonik, anche se resta incomprensibile il saltuario e dannoso impiego del buon Toby come centrale destro in una difesa a tre. Il grande “se” riguarda la presenza di Mbakogu, la vera condicio sine qua non per giocare con le due punte. Dopo il suo infortunio a Cesena (dove dal 25′ al 76′ la coppia fu Concas-Garritano), invece di dare spazio e soprattutto fiducia a Malcore e a Nzola, Calabro ha preferito tornare al trequartista-incontrista dietro la punta, alternando il 3-5-1-1 col 4-4-1-1. La definitiva assimilazione con Castori è stata completata con la scelta di mettere Sabbione a supporto dell’unica punta. Qui il mister non è stato bravo a seguire la linea con cui era ripartito a gennaio e in questo modo non ha valorizzato Melchiorri, soprattutto in trasferta. Dopo l’infortunio di Sabbio, sono stati provati senza successo Garritano, Concas, Verna e Saric (anche lui usato per tutta la stagione con grosse riserve). Mancava solo provare Mbaye.
Calabro 6
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