Simone Mazzocchi, responsabile dell’Academy Carpi di Limidi ed ex giocatore, tra le tante squadre, del Carpi, è stato contattato in esclusiva dalla redazione de IlMostardino.it. Avendo alle spalle una lunga carriera soprattutto nei Dilettanti, l’ultima con la maglia dello United Carpi, con Mazzocchi sono stati trattati vari temi, come per esempio il suo lavoro con i piccoli calciatori biancorossi, il “suo” Carpi di fine millennio e il Carpi che si sta affacciando a un nuovo campionato di Serie B. Con il vecchio A.C. Carpi ha raccolto da giocatore, tra il 1994 e il 2000, 106 presenze (62 in Serie C1, 28 in Serie C2 nella stagione 1999-2000 e 16 in Coppa Italia) e 4 reti (3 in C1 e 1 in C2).
Ciao Simone! Negli ultimi anni sei stato molto coinvolto nel mondo delle Giovanili del Carpi, oltre ad aver giocato in contemporanea con varie squadre dilettanti. Quali sono le ultime attività calcistiche che hai svolto?
“Nella scorsa stagione ho giocato nello United Carpi in Seconda Categoria e, allo stesso tempo, facevo parte dello staff del Carpi annata 2005. In più ero responsabile come quest’anno della scuola calcio Academy Carpi Limidi”.
È brutto da dire, ma sei vicino al ritiro?
“Devo recuperare dall’infortunio al tendine avuto ad aprile e quest’anno guarderò le partite invece di giocarle. Ormai ho una certa età (41 anni, ride, n.d.r.). Inoltre, avendo la scuola calcio, credo di avere abbastanza impegni”.
Nei giorni scorsi Giulio Davoli, terzino classe 2000, è passato dallo United alla Primavera del Carpi. Tu hai giocato con lui nella scorsa stagione, quindi quali sono i progressi o le qualità che hai notato?
“Sono molto contento per lui, è un ragazzo intelligente, forte fisicamente e in possesso di una buona corsa. Sa benissimo su cosa deve lavorare perché durante l’anno ne abbiamo parlato spesso. Ripeto, è un ragazzo intelligente perciò sono certo che si migliorerà. Deve capire che ora è in un mondo più grande della Seconda Categoria. Come successe a me da ragazzo, serve pazienza per fagli capire dove sta sgiocando a 17 anni”.
Passiamo al Carpi, che domenica inizierà il suo quinto campionato di Serie B a Foggia. Conosci mister Chezzi, uno che ha sempre lavorato in Serie D con il Castelfranco e l’anno scorso al Savona?
“Non lo conosco personalmente, ma ho sempre avuto ottime notizie sul suo conto. Ha una bellissima sfida quest’anno anche se molto difficile, quindi faccio un grande in bocca al lupo a lui e a tutto il suo staff”.
Nello staff è presente anche Enrico Bortolas, che gli farà da vice dopo essersi seduto in panchina con altri allenatori come Castori e Calabro. Tu lo conosci da vicino?
“Sì, con Bortolas ho lavorato per 2-3 stagioni nei camp estivi del Carpi nei quali era il responsabile. È una persona preparata che conosce l’ambiente da anni”.
Quest’anno la rosa del Carpi riparte senza una figura centrale come Mbakogu, svincolatosi a fine mercato.
“Mbakogu è stato un giocatore importante negli ultimi anni. Ricordiamo però che la Serie B è un campionato lungo e difficile, e spesso ci sono delle sorprese positive. Speriamo che il Carpi sia tra queste, nonostante la partenza di Jerry. Ci sono tanti ragazzi nuovi, ogni mister ha la propria filosofia di gioco in base all’organico di cui dispone. Il Carpi di Chezzi avrà bisogno di tempo per formarsi e sicuramente lo valuteremo molto più avanti. Ora è il momento di lasciarlo lavorare tranquillo per trovare la giusta quadratura”.
Facendo un salto nel tempo fino agli anni ’90, quali sono i principali ricordi di quando giocavi nel Carpi tra Serie C1 e C2. Partiamo dall’esordio?
“Ovviamente sono tanti i ricordi di quelle annate. Nel 1994, quando sono arrivato, ero un ragazzo che si era svincolato dal Mantova a causa del fallimento. A Carpi ho avuto la fortuna di incontrare come allenatore Maurizio Galantini. Grazie ai suoi insegnamenti, a 17 anni ho debuttato in Serie C1 con De Biasi all’ultima giornata (28 maggio 1995, n.d.r.). Giocavamo contro il Prato al Cabassi, entrai in campo verso la fine (all’82’ al posto di Beltrame, n.d.r.) e vincemmo 1-0 con un gol di Lunardon. Con Galantini ho potuto lavorare anche in stagioni successive sia da giocatore che da suo collaboratore, avendo la possibilità di studiare da allenatore”.
Due anni dopo hai partecipato alla cavalcata verso la Serie B. Come hai vissuto la Finale Play-off del 1997 persa per 3-2 contro il Monza?
“Avevo 19 anni e fu una grande emozione prepararmi per giocare una Finale per andare in Serie B. Durante la stagione sono stato il capitano della Primavera e spesso mi allenavo con la Prima Squadra. Ricordo che il Mazza di Ferrara era tutto gremito, un vero spettacolo. Quello era il momento più importante della storia del Carpi fino ad allora. Mister De Canio mi fece entrare all’82’ al posto di Piccinno per attaccare nel finale e cercare di pareggiare. Dopo di me entrò Corradi per Gallicchio, un esterno per un altro. Purtroppo non siamo riusciti a vincere e il sogno della promozione finì. Sicuramente la sconfitta creò malumori tra alcuni tifosi e alcuni giocatori, ma io ero molto giovane e vedevo le cose con altri occhi. Il mio unico pensiero era avere spazio e giocare a calcio”.
Nella stagione successiva hai trovato più spazio in un Carpi ridimensionato.
“In quel campionato di C1 c’era in panchina Walter De Vecchi, un grandissimo allenatore. Per me ha significato tanto perché fu il primo mister che mi fece giocare con continuità in Prima Squadra. Fece un grande lavoro con me e con tanti altri ragazzi che venivano dalla Primavera. In quegli anni ho anche partecipato ad alcune partite con l’Under 21 di Serie C. Il girone d’andata non fu semplice, eravamo penultimi e De Vecchi rischiava il posto. Poi a gennaio, dal mercato invernale, arrivò in prestito dal Genoa Adrián Ricchiuti. Aveva solo 19 anni, ma diede un contributo incredibile e quella qualità che non riuscivamo a trovare. In altre parole, nel girone di ritorno abbiamo ottenuto la salvezza con relativa tranquillità, finendo a metà classifica”.
I tuoi due ultimi anni al Carpi sono i più tristi: due ultimi posti in C1 e C2, due retrocessioni fino alla Serie D, il fallimento del 2000 con declassamento in Eccellenza e il dover ricominciare altrove, giocando fino a pochi mesi fa.
“Sì, a quel punto la situazione societaria divenne grave. Nell’estate del 2000, dopo la retrocesione sul campo in Serie D, ci siamo svincolati tutti come è successo di recente ai giocatori di Bari, Cesena e Avellino. Ero arrivato dal Mantova che era fallito e me ne andai nella stessa situazione dal Carpi, dove ormai ero titolare. In seguito ho giocato C1 con Brescello e in C2 con il Fiorenzuola, retrocedendo con entrambi di una categoria. Quelle furono le mie ultime esperienze da professionista. Da lì in poi ho fatto molta Serie D ed Eccellenza. A Belluno, nel 2003, vincemmo il campionato e salimmo in C2. Andando più avanti, ho giocato tre anni nella Dorando Pietri di Stefano Bonacini: nel 2009 abbiamo ottenuto la promozione in Serie D vincendo lo spareggio ai rigori contro il Pallavicino a Scandiano. Da lì a poco ci fu la fusione con il Carpi F.C. che già era in D, ma io non ne feci parte. Dopo sono stato in altri club come Boca San Lazzaro, Correggio, San Felice e Castellarano. Dal 2016 fino allo scorso maggio ho giocato in Seconda Categoria nello United Carpi e ne sono stato anche il capitano”.
Nella tua esperienza biancorossa, quali giocatori ricordi in particolare?
“Quando c’era De Biasi ho conosciuto Simone Inzaghi, che come me stava facendo i primi passi nel professionismo. Nel 1996 ho partecipato al ritiro estivo e c’era Marco Materazzi, che fu il mio compagno di stanza. Sicuramente è il giocatore più ricordato perché, dopo i primi sei mesi al Carpi, ritornò in anticipo dal prestito al Perugia, che allora era in Serie A, e la sua carriera andò in salita come tutti sappiamo. Qui, in poco tempo, fece vedere tutte le sue qualità. Voglio citare anche altri giocatori che, per quello che ho visto da vicino, erano fortissimi. Penso ad Alfieri, Lunardon, Cancellato, Corradi, Ricchiuti… Ricordo che in squadra avevamo Ivo Pulga che fece una carriera incredibile, giocando per Parma e soprattutto Cagliari. Lui aveva iniziato nelle giovanili del Carpi e si ritirò nel Carpi mentre io cominciavo a giocare”.
Oltre a Materazzi, chi ricordi tra i difensori?
“Nel mio secondo anno (1995-1996, n.d.r.) c’era Salvatore Lanna: era uscito dal vivaio e ora è una leggenda vivente del Chievo Verona, dove ha giocato per quasi dieci anni tra C1, Serie B, Serie A e Coppe Europee. Altri difensori forti erano Lorenzi, Cupi e Sala, tutti giocatori importanti nella stagione dopo i Play-off persi. Come Materazzi, anche Pivotto salì in Serie A nell’inverno del 1997 quando lo prese la Roma”.
Da tempo in Italia si parla tanto di “crisi dei Settori Giovanili” nelle squadre di Serie A. Tu hai debuttato quando nei vivai c’erano pochi stranieri e si dava moltissima importanza ai giovani italiani. Lavorando in questo settore con il Carpi, quali sono le cose positive o negative che noti nei bambini?
“Le difficoltà che ho avuto in quegli anni sono state tante, ma sono proprio le difficoltà e gli errori che danno più sapore alle tue vittorie. Parlando da aspirante allenatore, purtroppo oggi giorno spesso i giovani al primo errore si fermano o hanno paura di sbagliare non rendendosi conto che è proprio dopo un errore che si migliorerà. Un errore va analizzato e risolto. Ai miei ragazzi lo dico sempre che ogni critica deve essere uno strato di corazza in più e ogni complimento un punto in più per la propria autostima. L’unico errore imperdonabile è quello di accontentarsi e di essere passivi”.
Torniamo al passato recente, ossia la stagione 2017-2018 con lo United Carpi, che purtroppo si è chiusa per te con un infortunio e per la squadra con una bruciante Finale Play-off persa.
“L’obiettivo era salire in Prima Categoria, ma nei primi mesi del 2018 abbiamo avuto una piccola crisi di risultati che ci fece perdere posizioni. Stavo bene, la squadra girava alla grande e con mister Pavesi, che prese il posto di Buffagni, abbiamo vinto 7 partite, 5 delle quali consecutive, e pareggiato solo una a Quattro Ville. Abbiamo scalato la classifica fino al secondo posto. Poi, verso la fine di aprile, mi sono infortunato al tendine d’Achille contro il Campogalliano e ho dovuto lasciare il campo dopo 28′. Purtroppo non ho recuperato e non ho disputato le ultime tre gare di campionato più la Finale Play-off, persa in casa per 3-2 contro la Virtus Campogalliano. Quest’anno non giocherò, ma spero di aver lasciato ad ogni singolo giocatore uno spunto, un qualcosa che li possa aiutare nella loro carriera. Questa per me sarebbe la vittoria piu bella”.
In quel campionato, giocato da titolare fino all’infortunio, hai fatto 4 gol. Spicca una doppietta alla Virtus Mandrio, realizzata il 15 aprile in una vittoria esterna per 3-2. Avevi mai fatto una doppietta? Cosa ha significato per te?
“Non avevo mai fatto una doppietta e mai l’avrei immaginato. Questo dimostra che il calcio regala emozioni a tutte le età ed in tutte le categorie. Il piacere di emozionarsi forse è stato perso dalle nuove generazioni. Puoi correre, giocare, allenarti per tante ore, ma se non hai un motivo per emozionarti tutto è inutile. Trovare nuovi stimoli è essenziale a tutte le età e, nonostante i 41 anni sulle spalle, per me è stato molto emozionante fare quei due gol e dedicarli a mio figlio e ai suoi amici presenti in tribuna”.
GALLERIA FOTOGRAFICA
Stagione 1995-1996: Mazzocchi capitano della Primavera del Carpi.
Stagione 1997-1998: in C1, con mister De Vecchi, diventa titolare. Gioca 28 presenze e segna il suo primo gol in biancorosso contro il Brescello alla terzultima giornata (1-1, 3 maggio 1998).
20 luglio 2017: presentazione dell’Academy Carpi Limidi, dove lavora con i bambini nati nel 2006 e nel 2005.
Stagione 2017-2018: capitano dello United Carpi in Seconda Categoria. Al momento è l’ultima annata da calciatore.
Si ringraziano l’ufficio stampa del Carpi F.C. 1909 per aver permesso questa intervista e Simone Mazzocchi per la disponibilità e le foto d’epoca fornite.
Fonti bibliografiche
La Grande Storia del Carpi di Carlo Fontanelli, Fabio Garagnani, Enrico Gualtieri ed Enrico Ronchetti.
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