nella foto : la locandina della campagna abbonamenti 2018/2019, una frase di Pablo Neruda per significare le infinite speranze di un nuovo inizio
La notizia che non ti aspetti dalla campagna abbonamenti della Virtus 2018/2019 : a Natale ed Epifania con Reggio Emilia e Brescia si torna all’Unipol Arena. Questa la novità vera emersa dalla presentazione odierna che, altrimenti, sarebbe stata una liturgia abbastanza scontata (senza nessuna ironia visto il ritocco ai prezzi rispetto alla scorsa stagione). L’officiante, l’A.D. delle Vnere Dalla Salda, ha in pratica detto che poichè Dio non paga il basket lo debbono pagare i parrocchiani. Concetto quanto mai logico per una società ambiziosa che non fa mistero di voler tornare nel più breve tempo possibile, ai fasti di un tempo. I ritocchi, viene detto, sono contenuti e considerando la possibilità offerta dalla disputa della Champions, ci sono soluzioni per tutti i gusti. Per gli inguaribili del week end al mare o in montagna, si potrà scegliere la soluzione Coppa che si gioca in mezzo alla settimana, insomma tutti potranno soddisfare la propria voglia di bianco nero. Da lunedì fino al 13 settembre ci sarà la prelazione per i 4.555 abbonati della passata stagione, chi rinnoverà avrà un biglietto scontato per Italia Polonia del 14 settembre al Paladozza e l’ingresso gratis al derby del giorno successivo, sempre in Piazza Azzarita. Dal 18 settembre, se saranno rimasti posti, via ai nuovi abbonati. Con grande tempismo ed onestà la Virtus ha comunicato nei tempi giusti la novità che comporterà per due partite un trasloco dei tifosi che avranno ovviamente posti diversi.
Come vedere ed interpretare questa decisione ? E’ assolutamente legittimo che una società sportiva professionistica punti ad importanti traguardi, specie se è spinta dalla fede incrollabile di una tifoseria che, col ritorno in A1, ha ripreso vigore dopo anni di comprensibile scoramento. Strano destino quello del Paladozza che, tra pochi giorni compirà 60 anni, l’impianto di piazza Azzarita ha subito restyling e trasformazioni molteplici nel corso degli anni, ricordo all’inaugurazione, trofeo Mairano tra le nazionali Ungheria, Polonia, Unione Sovietica e Italia, la domanda di tutti era : come faremo a riempirlo ? Ma già dopo un paio d’anni apparve evidente che non sarebbe stato difficile. Nell’era Porelliana il parquet in acero chiaro con aree e contorni in blu cobalto (copiato in toto dal Medison Square Garden di New York), l’organo Hammond che allietava gli intervalli. Poi arrivò il maquillage con le poltroncine ma, ahimè, la drastica riduzione dei posti, dagli oltre settemila agli attuali 5.800 circa). Impianto unico per la possibilità di vedere e godere il basket da qualsiasi posto in cui ci si trovi ma, diciamolo francamente, oggi superato, angusto e toccando tutti i ferri, abbastanza pericoloso, pensiamo solo ai gradoni di 46 cm. assolutamente inadeguati alle attuali norme di sicurezza. La Virtus nei momenti drammatici ha sempre chiesto al vetusto impianto quella “mano” salvifica che le consentisse di fare i miracoli e il piccolo Madison ha sempre portato fortuna ma si sa, a gioco lungo, ci si deve rassegnare ail tempo che passa.
Evidente quindi che il nuovo management virtussino, che fin qui ha dimostrato una grandissima reattività di fronte ai problemi, non si faccia cogliere impreparato per percorrere tutte le strade che consentano di migliorare la redditività della propria gestione. Ricordo, tra l’altro, che in tempi passati, la scelta tra Paladozza e Casalecchio fu oggetto di un referendum consultivo tra tutti i tifosi e la scelta cadde, con maggioranza schiacciante, su quest’ultimo. Bene quindi fa la Virtus a sondare, con due occasioni davvero irripetibili, la possibilità di un ritorno fuori le mura. I due incassi di Natale ed Epifania consentiranno un extra budget non di poco conto che in tempi come quelli attuali fa sempre comodo.
Vorrei far presente che, se la Vnera volesse rientrare nell’Europa che conta, leggasi Eurolega, avrebbe l’obbligo di un impianto da 10 mila posti ; che la disputa della massima competizione europea assicura un considerevole aumento del budget da biglietteria ma anche per introiti da diritti televisivi e di conseguenza degli sponsor sia individuali che collettivi. Inoltre finalmente ci si dovrà porre una domanda : è pensabile ancora per molto tempo che l’Italia sia rappresentata, in campo internazionale, dalla sola Milano, coi risultati che sono sotto gli occhi di tutti ? Il basket, al contrario del calcio, ricava la maggioranza dei propri introiti dal botteghino (reale o virtuale), pertanto più spettatori hai, più guadagni, più puoi permetterti giocatori d’alto livello, se hai giocatori bravi puoi vincere di più e i tifosi sono più contenti.