nella foto : Luca Baraldi al centra tra Sermasi e Dalla Salda
Luca Baraldi responsabile della Segafredo grandi eventi, nonchè consigliere della Virtus, ha lanciato un guanto di sfida in piena regola all’Olimpia Milano targato Armani. C’era già stata un’anticipazione durante l’aperitivo con i media in vista del campionato ma, in quell’occasione il dirigente Virtussino, aveva parlato in modo generico, senza nominarlo, di chi spende di più in Italia per la squadra di basket e fatto considerazioni condivisibii su come, non sempre a maggiori investimenti corrispondano risultati sportivi migliori e questo, affermava Baraldi, perfortuna, in quanto è il bello e il fascino dello sport in cui incidono valori di merito nello scovare giocatori importanti che costano meno degli altri ma, alla fine, rendono di più.
In quell’occasione però non erano stato fatto il nome, anche se tutti avevamo capito il riferimento, in settimana invece Baraldi, in un’intervista a TRC poi ripresa da Repubblica ha in pratica lanciato la sfida all’ Armani, ecco un riassunto delle sue parole :
Quando il dottor Zanetti ha deciso d’ intraprendere questa esperienza ha detto che la società doveva diventare vincente. Quindi questo vuol dire anche fare investimenti importanti. L’anno scorso si è speso molto e raccolto poco. Quest’anno abbiamo speso qualcosina di più, nel panorama italiano siamo in prima griglia, anche se non siamo l’Armani. Il Corriere ci ha messo quinti in griglia di partenza. Ecco, nella griglia dei costi non siamo quinti, credo che dopo Milano e Venezia ci siamo noi.
L’arrivo di Punter è figlio di queste scelte, mi auguro ce ne siano altre. Mi ha colpito perchè ha voluto un anno solo di contratto, e non pluriennali come altri, perchè è convinto di essere non bravo, ma molto bravo. Punter a Milano l’anno prossimo? Non so che scelte farà, ma se va via non va a Milano. Fino a dove arriva Milano, ci arriviamo.
Noi vogliamo essere vincenti, e nel caso non perderlo per una questione economica, poi nel caso dipenderà anche dalla sua volontà. Ne parleremo in primavera, nel caso cercheremo di aggiungere un pezzo e non di perderne uno.
Vista la risposta degli abbonamenti per il futuro si valuterà anche la Unipol Arena? La scelta del PalaDozza è stata vincente. Certamente speriamo che il numero di persone che la vogliono vedere cresca, crescendo i risultati. La Virtus è della gente e dei tifosi, e nel caso bisogna mettere a disposizione dei tifosi un contenitore che possa contenerli tutti. Credo che la Unipol Arena possa tornare utile, già quest’anno avevamo pensato di giocarci in Europa, facendo prezzi anche più popolari. Parlando con Claudio Sabatini, non c’erano le date, il palasport era già impegnato con eventi. Ma non escludo di valutarla in futuro, o addirittura avere una Segafredo Arena a Bologna, è uno dei miei sogni, chissà che tra 5-10 anni non ci sia la voglia di costruirla, d’accordo con tutte le istituzioni. E’ un sogno, nello sport bisogna stare coi piedi per terra ma avere voglia di sognare.
La scelta del 6+6 è stata fatta perchè a oggi il talento e l’esperienza degli americani servono ancora molto, e anche per far crescere i nostri giovani. Sono convinto che Pajola diventerà un ottimo giocatore a livello italiano ed europeo. Quindi una scelta fatta per avere più risultati nell’immediato, ma anche per aiutare la crescita del nostro futuro.
Tutto comunque, anche il sogno della Segafredo Arena, è in funzione di quanto questa città – e non parlo dei tifosi – vorrà supportare questo progetto con le sponsorizzazioni. La Virtus non è di Segafredo, noi abbiamo il 40% e ora la stiamo supportando al 90%. Ma non possiamo fare tutto noi, bisogna che la città ci stia un po’ dietro. Speriamo che ci siano imprenditori-tifosi che ci aiutano, che siedano in CDA. Qualche proposta l’ho fatta. Oggi per fare un’Eurolega ci vuole un budget da 30 milioni di dollari, che è tre volte quello che spendiamo noi. Per noi la Virtus non è un fatto commerciale, è un fatto di cuore, fatto dal dottor Zanetti per riconoscenza nei confronti della città.
Questo progetto può diventare un grandissimo progetto di basket europeo, ma serve che la città ci sia.
Milano è la più grande società italiana di basket, non ha avuto competitor in questi anni. Domina sul campo e nelle stanze istituzionali, e questo non va bene. A volte mi sembra di rivedere l’atteggiamento della Juventus alle assemblee della Lega Calcio. Non conta solo il denaro, e tutte le società hanno la loro dignità. Il basket è molto più bello del calcio, e lo dico da uno che fino a tre anni fa non conosceva questo mondo e nel calcio c’è stato a lungo.
Proli è un grandissimo manager, ha fatto tanto per il basket italiano, ma deve confrontarsi con un basket che sta cambiando. Ci sono grandi proprietà, non solo noi. Questo valore va portato avanti.
Oggi l’Eurolega viaggia per suo conto, è gestita come l’NBA. Così il basket non crescerà mai. Andrebbe portata a livello istituziona e se non aumentiamo i ricavi, i giocatori bravi arrivano solo se ci sono mecenati che ogni anno mettono in perdita milioni di euro. Ma è sempre più difficile. Dobbiamo sfruttare il momento in cui siano noi, Armani, Brugnaro, anche la FIAT… e andare a discutere in Europa, non col cappello in mano. Noi siamo i paladini di questo tipo di messaggio, e voglio portare in Lega un progetto alternativo di sviluppo del basket.