nella foto : la Virtus è un cantiere
Nella conferenza post partita di coppa con Ostenda il coach Pino Sacripanti ha definito la sua squadra “un cantiere”, per dare l’idea di come tante cose siano ancora da costruire, registrare, affinare. Dopo le prime 4 gare, tutte difficilissime per motivi diversi, si è vista una formazione camaleontica che ha cambiato pelle secondo le situazioni, le necessità, la forza dell’avversario. Quattro gare completamente diverse l’una dall’altra ma con un unico comune denominatore che non è mai venuto meno e, penso, sia già un marchio di fabbrica pur considerando che il prodotto non è certamente finito : la voglia di combattere.
La Vnera ha provato a vincere una partita definita “impossibile” sulla carta contro un’avversaria di una forza superiore dimostrata tre giorni dopo, nonostante la sconfitta, contro i campioni continentali del Real Madrid. La squadra di Sacripanti contro Milano ha condotto le danze per lunghi tratti, seppur di una manciata di punti, e sul +6 ha avuto per due volte l’occasione di allargare il solco. I nove punti di scarto sono ingenerosi per una squadra che ha dovuto inchinarsi ad una prestazione monstre di un uomo solo : Mike James, soltanto sulle ultime curve.
Prima erano arrivate due vittorie completamente diverse tra loro sia come gioco che come protagonisti nonchè nello svolgimento delle gare. A Trieste la Virtus ha giocato una prima frazione quasi perfetta con un basket essenziale ma molto efficace, sostenuto però da un uomo in stato di grazia : Punter. L’ha portata a casa pur giocando un secondo tempo bruttino in una gara in cui i centri hanno obiettivamente inciso pochissimo.
I commenti nei bar e sotto i portici erano già scontati : se Punter non fa i figli coi baffi non vinceremo.
Seconda vittoria stavolta in coppa contro il Neptunas, nel primo tempo pare la Virtus del secondo di Trieste : poca difesa, molti rimbalzi e secondi tiri concessi in attacco e i Lituani che banchettano al Paladozza, ma qui la Virtus evidenzia una prima caratteristica positiva, un pò per le scarse percentuali avversarie un pò per la voglia di lottare sempre della squadra e della sua anima, i bianconeri restano attaccati al match con le unghie e i denti e riescono ad andare negli spogliatoi soltanto a -9, quando in partite del genere finire a -25 è un attimo.
Dalla scaletta del Paladozza riemerge un’altra squadra e alla fine la prima di Coppa sorride alle Vnere,Punter ne fa 27 ma con percentuali più umane, ma la squadra vince ugualmente.
La vittoria sull’Ostenda è roba recentissima e dopo un quarto diciamo così di studio dell’avversario e di sostanziale equilibrio, nel 2° e 3° quarto i belgi vengono letteralmente asfaltati e arrivano a -30, nell’ultimo 4° il coach da spazio a tutti e Pajola in tutto gioca 16′ meritandosi il coro dei Fbv a scena aperta per alcune giocate entusiasmanti.
Insomma una Virtus multiforme che non ha ancora una sua precisa identità ma intanto ha provato a vincere (e 3 su 4 le ha portate a casa) in tanti modi evidenziando netti miglioramenti in difesa e nel gioco dentro e fuori coinvolgendo i centri.
PER LA VIRTUS DOMANI CON PESARO SFIDA DELICATA
dicembre 29, 2020