Il Carpi, con la vittoria ottenuta lo scorso sabato a Padova, è tornato fare tre punti dopo la trasferta di Perugia, ossia sei turni fa. I ragazzi di Castori sono così arrivati alla doppia cifra in classifica, raggiungendo quota 10 punti, e hanno dato continuità ai risultati e alle prestazioni, mostrando maturità dopo i due pareggi in rimonta (e di difficoltà crescente) contro Crotone e Benevento. Mai finora erano stati fatti 3 risultati utili di fila in queste 12 partite di Serie B. Urgeva principalmente rialzare la testa in seguito alle prove deludenti contro Ascoli e Palermo.
A risultato acquisito, si potrebbe persino dire che il Padova è stato l’avversario più “alla pari” del Carpi, quindi vincere lo scontro diretto dell’Euganeo è stato fondamentale anche sotto questo aspetto: il pari sarebbe servito a poco e, in caso di sconfitta, i Biancoscudati sarebbero scappati via a +7 (14 punti contro 7), creando un grosso buco tra la zona verde (Play-out permettendo) e la zona rossa. Tra le note positive del Carpi spiccano:
1) La condizione fisica in generale. La squadra ha mostrato di saper reagire alle avversità e non arriva sfinita al quarto d’ora finale, come è successo in alcune partite dove, tra l’altro, sono stati persi punti (Cittadella, Brescia, Cosenza e Spezia).
2) Una difesa che ormai ha adottato Buongiorno e che a Padova ha sofferto pochissimo. Di conseguenza, bisogna ancora eliminare qualche disattenzione quando di fronte ci saranno avversari/attacchi più forti del duo Capello-Bonazzoli, a prescidenre dal compagno di Poli, sia egli Suagher o Sabbione (sarà squalificato contro il Lecce).
3) Pasciuti in regia sta crescendo (ha mandato in panchina Di Noia), Mbaye lo copre a dovere e Concas è tornato pungente nel ruolo di trequartista dietro l’unica punta, trovando 2 gol e 1 assist nelle ultime tre gare. Con un Cico in queste condizioni, Castori ha qualche arma in più da poter usare a partita in corso. Jelenic nella scorsa stagione fu tra i migliori fino all’infortunio di novembre, poi non è stato lo stesso quando è tornato agli ordini di Calabro. In questa annata sta ritrovando il passo giusto e il gol vincente all’Euganeo può solo fargli bene.
4) Si collega al punto 3 la capacità di Castori di gestire/alternare gli attaccanti. A Padova ha riposato Arrighini, partner ideale per Mokulu che, a sua volta, fu importante dalla panchina a Crotone. Non saranno due bomber, però insieme hanno fatto vedere belle cose perchè sanno scambiarsi le posizioni, far salire la squadra, ottenere punizioni e, nel complesso, giocare sporco o di sponda. Nel frattempo è stata data fiducia a Vano, sbloccatosi contro il Benevento al 94′ sull’ennesima “parete” di Arrighini.
5) Machach è un giocoliere. Di Gaudio aveva grande dimestichezza con la palla al piede, ma non si perdeva nel cercare il numero ad effetto e dava una gran mano in difesa (quello che sta cercando di fare Piscitella). Zizou si fida troppo dei suoi piedi e questo lo porta spesso ad esagerare o a perdersi in manie di esibizionismo (vedere l’amichevole contro gli svizzeri del Chiasso). Chezzi l’aveva isolato per il carattere casinista, Castori sta provando a riportarlo sulla retta via. La qualità c’è e Machach sarà più determinante se giocherà con utilità e per i compagni.
Il Cosenza ha vinto ieri sera a Crotone per 1-0 il derby rossoblù della Calabria, balzando a 11 punti e riposizionando il Carpi al terzultimo posto. Il successo del Lupi della Sila non deve assolutamente “scoraggiare”, ma può dare una carica in più in vista del prossimo match. Che non sarà proprio un match qualunque: al Cabassi, dove non si vince da otto mesi (29 marzo, 2-1 alla Ternana), ritornerà il Lecce, oltre cinque anni dopo quella Finale d’andata dei Play-off 2013, decisa con un calcio di punizione velenosissimo di Kabine.
I biglietti sono stati messi in vendita da domenica, ma quelli della Curva Ospiti sono stati polverizzati ieri, verso le 17:00. Questo dato rende l’idea di tante cose: il Lecce, tornato in Serie B dopo sei anni, è reduce da una vittoria per 2-0 contro la Cremonese, è terzo in classifica con 22 punti e arriverà carico e intenzionato a proseguire il suo cammino verso i piani più alti, che significano Serie A.
In prossimità di partite come questa, si potrebbe parlare di ricerca di una “vendetta sportiva”, però non c’è molto da dover vendicare perchè semplicemente non c’è rivincita. I Play-off del 2013 sono un ricordo abbastanza lontano, fecero molto male agli allora favoriti pugliesi, storicamente abituati a frequentare i due principali campionati italiani e battuti da una squadra che sicuramente non aveva grandi nomi, però compensava queste mancanze con superiore fame di gloria, spirito di gruppo e determinazione. Lo dimostra il fatto che in quella stagione, in quattro sfide (2 in campionato e le 2 Finali) il Carpi raccolse 2 vittorie interne e 2 pareggi in trasferta.
Lo stesso discorso vale per il Carpi, che ripensando quelle maglie giallorosse può tornare con la mente a quel caldo pomeriggio del 16 giugno al Via del Mare, rivivendolo con grande orgoglio e fierezza. Quella fu la partita che definitivamente cambiò la storia del pallone biancorosso, che diede un calcio forte alla sfortuna generata dai Play-off maledetti del 1997 e del 2012. Il Carpi-Bari 0-0 del 28 aprile 2015, magico e fuori da ogni programma, non sarebbe mai esistito senza quella partita.
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