Riportiamo di seguito l’omelia tenuta dal Vescovo di Carpi, monsignor Francesco Cavina, domenica 24 marzo 2019:
“Nel brano di Vangelo di oggi, Gesù ci dice quale atteggiamento devono avere i suoi amici con gli altri. Egli pone alla base di ogni relazione l’amore. La parola “amore” è la più inflazionata e utilizzata al mondo, eppure l’esperienza ci insegna che amare è terribilmente difficile, arduo.
Il modo “normale” di amare consiste nell’amare coloro che ci amano e ci fanno del bene. Non è questo quello che viene chiesto ai cristiani, a coloro, cioè, che scelgono di imitare Gesù. Gesù propone ai suoi discepoli un modo rivoluzionario, assolutamente originale di amare.
Amare come ha amato Lui, il quale ha fatto del bene a chi lo odiava, ha benedetto chi lo malediceva, ha pregato per coloro che lo maltrattavano. La caratteristica del suo amore, dunque, è la gratuità e l’universalità, cioè senza frontiere e senza limiti.
L’uomo senza Cristo è ben lontano da questo progetto di Dio. Fino a Gesù l’umanità rispondeva alla violenza con la violenza, all’odio con l’odio, pregava contro i nemici. I cristiani sono chiamati a fare esattamente il contrario di quello che viene fatto a loro.
Unito a Gesù il cristiano può amare senza attendersi il contraccambio e può amare l’altro senza che lo questi se lo meriti, come nel caso del nemico. Egli, in tale modo vive l’insegnamento di Gesù e imita il “Padre nostro celeste” il quale ci ama anche se noi, a causa del peccato, siamo ben poco amabili. Cristo con la sua vita ci svela il vero volto di Dio e la Sua natura intima: la misericordia, la quale può essere descritta come l’amore ostinato, che non disarma neppure davanti al tradimento e fa trionfare il bene sul male. Solo quando si condividono gli stessi “comportamenti” del Padre, emerge la dignità di fi gli di Dio. Gesù ci rivela la natura intima di Dio.
Dio perdona, non condanna nessuno e ci chiede di imitarlo. Anzi giunge al punto di affermare che il giudizio su noi stesso è, per così dire, messo nelle nostre stesse mani: con la misura con la quale misurate m sarà misurato a voi in cambio. La rivelazione di Dio come misericordia non significa che Egli accetta il male o che il male gli è indifferente. Non c’è nulla in comune tra Dio e il peccato, l’ingiustizia, la tortura, l’egoismo, la violenza… Anzi coloro che commettono queste cose e non si pentono non avranno “parte con Lui”.
Solo da Gesù riceviamo la possibilità di amare i nemici. La preghiera, la partecipazione alla Santa Messa, la confessione sono i grandi mezzi che abbiamo perché i sentimenti di Cristo diventino i nostri.
Egli attraverso l’azione della Grazia e la presenza del suo Spirito crea un cuore nuovo capace di vedere il nemico alla luce del mistero di Dio. Scrive s. Ambrogio che Cristo a quanti gli “preparavano la croce rispondeva donando salvezza e amore. E tuttavia, poiché anche l’impegno nel bene si allenta se non riceve ricompensa, egli ci diede l’esempio e ci promise il premio dal cielo garantendo che i suoi imitatori sarebbero diventati fi gli di Dio”.”
S.E. Mons. Francesco Cavina, Vescovo di Carpi