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PORTIERI
La stagione del Carpi, caratterizzata dal puntuale pagamento di ogni singolo errore, può essere ben rappresentata dalla stagione di Colombi: il suo unico sbaglio da matita rossa, ossia l’uscita a vuoto sul gol di Matos nell’1-1 contro il Verona del 2 febbraio, gli è costato un infortunio alla mano destra. Il 26 marzo, quando aveva da poco ripreso gli allenamenti con il gruppo, un pestone in allenamento sempre alla mano destra gli ha impedito di partecipare al rush finale. Fino ad allora era stato titolare indiscusso e costante nel rendimento, nonostante quest’anno i palloni da prendere dentro la porta siano stati tanti (34 gol subiti in 19 presenze). Era una delle poche certezze alle quali si aggrappava il Carpi ma purtroppo, agli albori del girone di ritorno, non ha potuto confermarlo. Piscitelli, svincolatosi l’estate scorsa dal Benevento, fu preso dopo l’espulsione di Colombi contro il Lecce con annessi due turni di squalifica (2 dicembre 2018). Pur senza giocare da oltre un anno, Pisci nel complesso ha saputo rimpiazzare Simone dopo l’infortunio, mettendo la firma con grandissime parate sulle tre vittorie al Cabassi contro Salernitana, Spezia e Padova. Anche lui però non è sempre riuscito a chiudere la porta e a volte ha commesso errori di valutazione nelle uscite alte o sui tiri da lontano (ultimo quello di Piccolo della Cremonese). Serraiocco poteva prendere il posto di Colombi quando fu espulso contro il Lecce, ma un contemporaneo infortunio costrinse la società a prendere alla svelta lo svincolato ex Spezia Sambo, alla fine mai usato da Castori. Sono senza voto anche Pasotti, svincolatosi dopo l’arrivo di Sambo, e il Primavera Colombo, saltuariamente convocato.
Colombi 6,5
Piscitelli 6,5
Serraiocco s.v.
Sambo s.v.
Colombo s.v.
Pasotti s.v.
DIFENSORI
In breve, il reparto arretrato può essere catalogato come “Errori su errori”. Poli, autore di 3 gol (spicca il tacco volante all’Ascoli nell’1-1 al Cabassi), è stato tra i migliori in una difesa che questa volta si è rivelata troppo fragile. Pur calando nel finale di stagione, ha trasmesso esperienza, grinta da capitano e gran compromesso verso la maglia e i tifosi. Sono andati molto meno bene i suoi compagni. Sabbione, schierato quasi sempre da difensore centrale, ha fornito buone prestazioni e alcune molto incerte sul piano della concentrazione. Il 19enne scuola Torino Buongiorno si è messo in evidenza e parteciperà con l’Italia al Mondiale Under 20. La pecca più grande è stata la sua espulsione all’ultima giornata contro il Venezia sul risultato di 2-0, ma quando Castori l’ha chiamato in causa, quasi sempre da terzino sinistro, il ragazzo ha dato buone risposte. Il resto del reparto ha deluso ampiamente. Suagher, tornato per la seconda volta in Emilia, forse ha sentito il peso dei troppi infortuni patiti in carriera (oltre a qualche dispiacevole episodio fuori dal campo) e non ha mai avuto la certezza del posto fisso, specialmente nel girone di ritorno, a causa di varie partite sottotono nella prima fase del campionato. Kresic, arrivato in inverno in prestito dall’Atalanta dopo cinque mesi da riserva alla Cremonese, doveva dare maggiore fisicità e stabilità e invece è stato quasi sempre tra i peggiori, giocando in modo superficiale, banale e impacciato. Qualsiasi difensore che abbia giocato con lui al fianco è stato penalizzato. Pezzi è stato disastroso con Chezzi da difensore centrale e inefficace come terzino sinistro, al punto da essere rimpiazzato da Buongiorno e a volte anche da Rolando. Sulla fascia destra Pachonik non ha per nulla bissato le prestazioni di un anno fa: poche proiezioni offensive e troppa leggerezza in fase difensiva. Frascatore, terzino sinistro, è stato sia poco sicuro che poco usato al punto da essere ceduto a gennaio alla Triestina. Non hanno voto Ligi, impiegato solo contro l’Ascoli nell’1-0 nelle Marche e prestato a metà stagione allo Spezia (era in rotta con squadra e società), e gli oggetti misteriosi da zero minuti Marcjanik e Barnofsky.
Poli 6,5
Sabbione 6
Buongiorno 6
Pachonik 5
Suagher 4
Kresic 4
Pezzi 4
Frascatore 4
Ligi s.v.
Barnofsky s.v.
Marcjanik s.v.
CENTROCAMPISTI
Il centrocampo ha patito, per la seconda stagione consecutiva, l’assenza di qualità e tecnica. Si è cercato di correre ai ripari prendendo nel mercato di riparazione Coulibaly, Vitale e Rizzo, mai usati nella prima parte della stagione in Serie A da Udinese, SPAL e Bologna. Il 20enne senegalese è stato il rinforzo che ha giocato di più (16 presenze con 2 reti contro lo Spezia al 93′ per vincere 3-2 e il Venezia all’ultima giornata) e ha dato, pur non essendo molto costante, una buona impressione e qualche traccia di personalità. Vitale invece ha lasciato troppi dubbi ed è stato moralmente condannato dal rigore fallito al suo esordio contro il Foggia nella prima giornata di ritorno. Rizzo invece non ha mai giocato per colpa di un infortunio. Concas e Jelenic hanno realizzato 4 e 3 gol, quasi tutti importanti per riuscire a fare punti e animare il discorso salvezza. Purtroppo entrambi, specialmente lo sloveno, sono stati limitati da guai fisici nel girone di ritorno che ne hanno condizionato il rendimento. Pasciuti, sia come mediano che come esterno, ha avuto una stagione di medio livello fino alle ultime giornate, quando ha cominciato a caricarsi di più i compagni sulle spalle e ad integrarsi con Coulibaly in regia, finché un infortunio al ginocchio lo ha tenuto fuori nelle ultime due partite. Se l’è cavata anche Rolando, arrivato dalla Sampdoria e autore di 2 reti: tra gli ultimi ad arrendersi correndo sulla fascia destra. Crociata, proposto sempre come trequartista, ha mostrato di avere qualità. Il rammarico più grande è stato non averlo avuto per tutto il girone di ritorno dato che era reduce da un intervento al menisco. Non hanno fornito grandi contributi Mbaye, chiuso dai rinforzi invernali e tornato al Chievo che l’ha poi girato alla Cremonese; Di Noia, soventemente alle prese con problemi muscolari o di posizione in campo tra mediana e fascia sinistra; e Piscitella, che tecnicamente poteva fare comodo come ala sinistra, ma è stato tanto fumo e poco arrosto. Saric, una delle sorprese della scorsa stagione, ha giocato pochissimo ed è difficile dargli una valutazione. Restano senza voto anche Wilmots, Giorico, Fantacci, Venturi e Franchini: tranne il giovane belga figlio d’arte (2 presenze nel girone d’andata contro Palermo e Venezia), gli altri giocatori non sono mai stati usati e sono andati via a gennaio. Una menzione a parte la merita Machach, arrivato in prestito dal Napoli insieme a Tutino, il quale lasciò il ritiro di Fanano dopo 12 giorni. Contro la Ternana, dove si mangiò un gol a porta vuota sullo 0-0, Zizou aveva ricevuto il numero 10 abbandonato da Tutino e, pochi giorni dopo, è stato messo fuori rosa da Chezzi per via del carattere rissoso e indisciplinato. Castori ha provato a rilanciarlo (non giocava dalla fine di ottobre 2017, quando ancora stava al Tolosa) e il franco-algerino non ha mai convinto più di tanto. Il palo colpito contro il Livorno, sull’1-1 nella sconfitta interna per 4-1, è stato seguito da un’altra insubordinazione in allenamento che gli ha aperto le porte del ritorno al Napoli e di un nuovo prestito, senza lampi, al Crotone.
Concas 6,5
Jelenic 6,5
Coulibaly 6
Pasciuti 6
Crociata 6
Rolando 6
Mbaye 5
Di Noia 5
Vitale 5
Piscitella 4,5
Machach 4
Saric s.v.
Wilmots s.v.
Rizzo s.v.
Giorico s.v.
Fantacci s.v.
Venturi s.v.
Franchini s.v.
ATTACCANTI
Dopo le partenze di Mbakogu e Melchiorri, il reparto offensivo è l’unico che si è presentato ai nastri di partenza totalmente rinnovato. Si è sentita molto l’assenza di un vero bomber da almeno 10-15 gol. Gol che avrebbe potuto fare Arrighini, ma l’ex riserva del Cittadella (squadra nota per fare un calcio offensivo e molto diverso da quello del Carpi) ha fallito tantissime occasioni chiare nell’arco della stagione. Numeri alla mano, è il giocatore più usato (34 presenze), il miglior marcatore (4 reti, come Concas) e assist-man (6). Se Zorro è stato, in un certo senso, l’unica certezza in attacco, intorno a lui sono ruotati con poche fortune Mokulu (3 gol nelle prime 7 presenze, poi il buio e un infortunio al piede lo hanno spinto verso la cessione in C alla Juventus U23) e Cissè. Quest’ultimo, preso a gennaio dal Verona, si infortunò dopo quattro partite nelle quali non diede grandi sensazioni e tornò in tempo per le ultime cinque giornate, segnando 3 reti (2 rigori) tra cui una doppietta nel 5-2 alla Salernitana e il parziale 1-0 contro il Venezia. Mustacchio, arrivato in prestito dal Perugia, si vedeva che aveva una gran voglia di togliersi ruggine ma anche lui è stato fermato sul più bello (2 gol nelle prime 9 presenze) da un infortunio muscolare. Castori lo ha provato, oltre che come ala, anche in coppia con Arrighini contro Crotone, Benevento e Padova. Vano, che visse momenti di gloria segnando in poche settimane all’andata contro Benevento e Salernitana, è stato un attaccante di riserva a dir poco inadatto alla categoria per limiti tecnici elementari (non si può giocare solo facendo a botte contro i difensori centrali) e tattici, dato che non ha trovato nessuna connessione con i suoi compagni. Marsura, ala e seconda punta preso a gennaio a titolo definitivo dal Venezia, avrebbe dovuto dare velocità e qualità ed è stato troppo discontinuo. Il fortunoso gol del parziale 2-2 contro lo Spezia sembrava potergli dare slancio, ma il rigore fallito al 95′ nella partita successiva, persa per 1-0 a Cosenza, lo ha affossato. Le migliori prove si sono viste nel suo debutto al Cabassi contro il Foggia (due errori davanti a Noppert) e contro la Salernitana, strapazzata in contropiede grazie alla precoce inferiorità numerica dal 7′. Sono senza voto Romairone, Piu (preso in estate dall’Empoli e sempre infortunato) e l’olandese Van der Heijden, pescato nella Serie B del suo paese e cercato nell’estate passata, secondo il d.s. Stefanelli, da altre squadre italiane di Serie B.
Arrighini 5,5
Mustacchio 5,5
Cissè 5
Mokulu 5
Vano 4
Marsura 4
Romairone s.v.
Piu s.v.
Van der Heijden s.v.
ALLENATORE
Chezzi è stato una scommessa persa, come dichiarato dal patron Bonacini. Reduce da una vita, da giocatore e allenatore, al Castelfranco in Serie D, Chezzi è arrivato a Carpi senza il patentino per allenare in Serie B, il quale non gli ha permesso di sedersi in panchina fino al 4-1 contro il Verona, KO che ha portato alle sue dimissioni. Ha perso tutte le 4 partite della sua gestione: il Secondo Turno di Coppa Italia contro la Ternana (0-2 a Pontedera) e le prime tre giornate di Serie B, dove il Carpi ha preso sonore sconfitte a Foggia (4-2) e Verona. La sconfitta casalinga contro il Cittadella per 1-0, alla seconda giornata, è stata forse l’ago della bilancia. Il Carpi giocò una bella gara, ma sotto porta iniziò a dare segnali sconfortanti (Paleari fu il migliore in campo) che si sarebbero susseguiti per tutto il resto della stagione. Forse Chezzi non si sarebbe dimesso se fosse arrivato alla sfida contro l’Hellas, una squadra di vertice, con la fiducia di quei 3 punti. Tatticamente non ha portato nulla di nuovo: a parte il 4-1-4-1 contro il Foggia, ha sempre usato il 4-4-1-1 con una sola punta (Piu in Coppa, Mokulu e due volte Arrighini in campionato) supportata da un trequartista: aveva puntato su Machach contro la Ternana, poco prima di metterlo fuori rosa per indisciplina, poi contro Citta ed Hellas ha copiato-incollato da Calabro inserendo Sabbione alle spalle di Arrighini… I risultati non sono stati pietosi. L’infortunio di Poli in pre-campionato lo portò a inventarsi Pezzi difensore centrale invece di
provare un centrale di ruolo come Buongiorno. Cosa che Castori fece in poco tempo, pur schierandolo da terzino sinistro proprio al posto di Pezzi. Il mister marchigiano, tornato in Emilia per la terza volta, ha cercato di riequilibrare la barca ma i buchi non sono mai stati semplici da tappare. Ha provato a recuperare Machach e successivamente lo ha messo all’angolo alla fine del girone d’andata, chiuso al quartultimo posto, quindi in zona Play-out, con una serie di prestazioni confortanti e buoni risultati (eccezion fatta per il traumatico 4-1 casalingo contro il Livorno). Il girone di ritorno ha visto un rinnovamento ampio della rosa (10 entrate per 10 uscite), rinforzata però con giocatori fermi da inizio stagione (Rolando, Coulibaly e Vitale), poco usati (Kresic, Mustacchio e Marsura) o reduci da infortuni (a parte Rizzo, Crociata e Cissè sono entrati in gioco al top solo nelle ultime 6-7 partite). La retrocessione è stata figlia anche di enormi errori dei singoli in tutti i reparti: in generale la difesa è stata ripetutamente infilata in linea con marcature leggere, il centrocampo veniva superato in velocità facilmente (come se non ci fosse) e l’attacco ha sprecato molte occasioni, tra tiri fuori e parate dei portieri. Castori ha cercato di trasmettere la sua grinta e di alternare il 4-4-2 al 4-4-1-1, ma sono mancati fattori come gioco, qualità, esperienza da vendere e carattere. Carenze a dir poco evidenti in trasferta (il ballo di Cittadella e le imbarcate ravvicinate contro Palermo, Benevento e Lecce) e soprattutto in vari secondi tempi, dove Poli e compagni sono spesso crollati dopo l’ora di gioco invece di emergere. Il cambio Pasciuti-Suagher alla terzultima giornata contro la Cremonese, sull’1-0 e con i Play-out distanti 3 punti alla vigilia, è stato probabilmente il più grande errore dal suo ritorno: invece di mantenere equilibrio rimpiazzando l’infortunato Pasciu con un altro regista (Vitale, che si stava scaldando da oltre venti minuti), ha schierato un altro difensore e avanzato Sabbione in mediana (mossa che era riuscita a Salerno, complice anche l’inferiorità numerica dei granata dal 7′). In questo modo il Carpi ha perso tanti metri ed stato messo sotto scacco dalla Cremonese, buttando all’aria le ultime speranze di salvezza.
Castori 5
Chezzi 4
*in corsivo i giocatori ceduti nel mercato invernale.
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