Nell’ultima puntata stagionale del programma Sport Qui, andato in onda stasera su Tv Qui, l’amministratore delegato del Carpi Stefano Bonacini ha parlato del futuro del club di Via Marx, che aveva dichiarato ufficialmente in vendita, dopo dieci anni, durante una recente conferenza stampa risalente al 14 maggio.
Dopo quasi quindici giorni dalla conferenza di Via Nuova Ponente, vi ha chiamato qualcuno per comprare il Carpi?
“Il nostro avvocato di fiducia Grassani, che sta scremando chi si fa avanti con poca serietà, un giorno mi ha detto che aveva chiamato Mark Caltagirone, ma io gli ho risposto che senza Pamela Prati non si poteva trattare (sorride, n.d.r.). Scherzi a parte, non mi ha chiamato nessuno. Marchi non era interessato ed è stato diretto e immediato, mentre Lazzaretti ha prima parlato a Tuttosport dicendo che il progetto era interessante, poi ha detto che era stato tirato in ballo. Diciamo che entrambi si sono fatti un po’ di pubblicità in queste settimane”.
Entro metà giugno bisogna iscrivere il Carpi in Serie C. Cosa farete se nessuno comprerà il club?
“Noi, come già promesso, prepareremo le carte per l’iscrizione in Serie C. Se entro il 15-20 di giugno non ci saranno offerte concrete, resteremo in sella perchè non possiamo lasciare la squadra senza una guida societaria durante la stagione. Siamo persone serie. La figura del fiduciario in questo momento non esiste. Oggi la priorità è di consegnare il Carpi nelle mani giuste, con l’obiettivo di mantenere la categoria. Per me ci sono possibilità di poter lottare per salire di nuovo in Serie B, ma per farlo bisogna prima di tutto essere molto motivati”.
Potresti prenderti una pausa dal calcio?
“Gli ultimi 4-5 anni sono stati molto impegnativi mentalmente e fisicamente, quindi potrei fermarmi per un tempo perchè soprattutto faccio un altro lavoro. Il calcio, per me, deve essere un piacere e sono undici anni che siamo in prima linea”.
Molti tifosi si sono sentiti attaccati da te qualche settimana fa.
“Mi sono preso le mie responsabilità per la retrocessione, però non smetterò di ringraziare quei pochi tifosi che ci hanno sempre seguito. Lascio stare gli occasionali come quelli che sono venuti a Modena per fare la parata da Serie A, salvo poi sparire appena tornati in B. In Serie B, non D! Qui, ripeto, si è perso il senso della dimensione del Carpi, che per la sua storia può fare sempre la Serie A o la Serie B ad alti livelli. Quando sono salito sul podio dopo la promozione in Serie A, dopo la partita contro il Catania, lo stadio mi ha fischiato e Abodi mi disse che non aveva mai visto una tifoseria fischiare il proprietario dopo una promozione del genere”.
Sarri, fresco campione dell’Europa League con il Chelsea, poteva allenare al Carpi quando sei arrivato?
“Io avevo già dato la parola a D’Astoli, un uomo che ricordo con estremo piacere. Giuntoli mi parlò di Sarri, mi chiese se volevo vederlo. Mi dissero che era molto particolare, che voleva la gente vestita di nero… Non volevo mancare di parola a D’Astoli. Dopo l’ultima giornata della scorsa stagione ho chiamato Giuntoli per dirgli che avevano fatto un grande lavoro, poi lui mi passò al telefono Sarri che mi fece una battuta: ‘quando finiamo a Napoli, vengo al Carpi e torniamo in Serie A’”.
Cosa pensi dei Play-out che si giocheranno tra Salernitana e Venezia, con conseguente “salvezza” del Palermo con 20 punti di penalizzazione?
“Ieri è stata scritta una delle pagine più brutte della storia del calcio. È stato veramente un anno grottesco. Sono state accertate tutte le infrazioni commesse da Zamparini o da altri e non capisco con quale criterio hanno dato al Palermo 20 punti di penalizzazione dopo averlo retrocesso da ultimo. È meglio che non mi pronunci su quello che penso. Se l’avessimo fatto noi questo casino, io non sarei nemmeno qua. Mi dispiace essere retrocesso dalla Serie A, per un punto, contro una squadra che non doveva iscriversi a quel campionato. La fanno franca un’altra volta”.
Chi preferisci tra Inglese e Lasagna?
“Inglese ha fatto un percorso importante che ha sorpreso tutti, me compreso. A Carpi era sempre contestato, ma è un ragazzo straordinario, che sa cosa significa faticare per arrivare a grandi traguardi. In biancorosso si è visto di più Lasagna, ma oggi Inglese mi sembra più completo. Kevin ha ancora la faccia da bambino, mentre Roberto è diventato più cattivo”.
Quanto rivedi il Carpi nel Cittadella, che si sta giocando la Finale Play-off contro l’Hellas Verona?
“Il Cittadella, come noi, sta basando le sue fortune sulla continuità nel lavoro di persone come il d.s. Marchetti che opera lì da oltre dieci anni. Quando siamo andati in Serie A, il Cittadella retrocesse in Serie C, si riadattò, salì in B vincendo il campionato e ora gioca sempre i Play-off”.
Moncini è un rimpianto?
“Non è un rimpianto. Lui non voleva venire a Carpi per il tipo di gioco di Castori, che già aveva conosciuto l’anno scorso a Cesena. Non si sentiva sicuro perchè il gioco del mister non avrebbe valorizzato le sue caratteristiche. A Cittadella da anni si gioca un calcio diverso dal nostro, lui si è ambientato subito e sta segnando tantissimo. Mentre noi siamo retrocessi, Moncini punta alla Serie A. Diciamo che ha scelto bene. Noi lo volevamo ma, dall’altra parte, non potevamo mica costringerlo a venire qui puntandogli una pistola alla tempia”.
Ci sono novità riguardo direttore sportivo e allenatore?
“Se rimarremo, confermeremo Stefanelli come direttore sportivo perchè si è rivelato un ottimo professionista. Benedetti dovrebbe andare via. Sul mister non ho ancora idea”.
C’è stata qualche offerta per i giocatori più importanti?
“Per ora non ci ha chiamato nessuno in particolare per i nostri giocatori. Sabbione oggi è da Serie A. In Serie C Arrighini, Carletti e Nzola possono fare la differenza. Concas ha altri due anni di contratto e al momento è un giocatore del Carpi”.
Cosa sarebbe successo al Carpi se avesse uno stadio nuovo?
“Costruendo uno stadio nuovo, da 20 mila posti con 600 abbonati, avrei condannato il Carpi per i prossimi venti anni e forse sarebbe andato incontro al fallimento”.
Come valuti il mercato invernale?
“Credo che sia stato un mercato straordinario, ma purtroppo non è colpa mia se Rizzo, Cissè e Mustacchio si sono rotti. Quest’anno abbiamo avuto molta sfortuna con gli infortuni. Rizzo stava bene prima di lasciare il Foggia e, appena arrivato, si è strappato e non ha recuperato più. Cissè era arrivato leggermente sovrappeso, si infortunò dopo poche partite e ha lavorato per tornare in forma. Inoltre era in quel momento l’unico attaccante che accettava il gioco di Castori”.
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