nella foto Ceretti/Ciamillo e Castoria per Virtus pallacanestro : i giocatori della Virtus ringraziano i tifosi dopo la vittoria al Palaleonessa
Si chiama braccio corto o per gli addetti ai lavori, sopratutto nel tennis, braccino : la paura di vincere che attanaglia chi è in testa ad una gara e subisce la rimonta e il sorpasso dell’avversario. Bene Brescia gioca 35′ di buon basket, ordinato e lineare. I bianco blu difendono meglio di Bologna, dominano i rimbalzi sopratutto offensivi (14 a 9), tirano meglio da 3 (34% a 31%), servono più assist (17 a 13) e si presentano nella seconda parte dell’ultimo quarto in testa di 8 punti. Fin lì la Virtus non è stata certo bella, non ha avuto da Gaines e Weems una prestazione all’altezza, ha avuto quattro protagonisti assoluti nei due Serbi, Ricci e Hunter. A quel punto la Germani rivede i fantasmi della sconfitta di Coppa, l’attacco s’inceppa, la difesa bianco nera prende coraggio e sporca tutti i palloni, per 3′ Brescia non segna un punto e una Virtus non bella ma cinica quanto basta opera uno strappo con un parziale di 13 a 0 e si issa al comando di 5 quando mancano 70″ alla sirena. A quel punto la frittata è fatta e l’appuntamento con la vittoria per la Germani ancora rimandato, d’altronde era abbastanza scontato, in casa bresciana, che una prestazione come quella di Coppa tre giorni fa potesse lasciare delle scorie importanti e la panchina non ha aiutato in fatto di lucidità.
La Virtus si è presa due punti che a un certo momento sembravano irraggiungibili, dimostrando un grande carattere e molto cinismo, dote questa delle squadre solide, non si può pensare infatti, in una stagione di 60 partite o giù di lì, di mantenere quella brillantezza dimostrata fin qui, per tanti mesi. Qualche volta, se vuoi crescere ed arrivare a traguardi importanti, devi vincere anche partite in cui sei stato in apnea per quasi 40′, come stasera, ma restando con le unghie e i denti attaccato al match. Poi se hai un fenomeno assoluto come Teo supportato dal suo fido scudiero Marko nessuna partita è mai chiusa fino alla sirena. Bravissimi anche Ricci e Hunter determinanti nei momenti importanti, dote che non tutti i giocatori possiedono, quando il pallone scotta tra le mani la maggior parte dei giocatori normali si nasconde o non la mette, Pippo è esattamente l’opposto e ieri sera ha imbucato una tripla fondamentale e lucrato un rimbalzo d’attacco che ha consentito un altro possesso decisivo.
In conferenza stampa un coach Djordievic quasi furioso si è lamentato dell’arbitraggio, dimostrando ancora una volta la sua grande conoscenza del basket. Un vecchio concetto infatti sconsiglia di lamentarsi degli arbitri quando perdi, ti fai l’etichetta del piangina e di trovare alibi. Stigmatizzare le fischiate quando vinci è invece un modo per mettere i direttori di gara spalle al muro : se si lamenta chi vince, immaginarsi chi perde. Piuttosto ciò che fa sorridere della questione è il livello degli arbitraggi di cui parliamo.
Gli arbitri oggi non sono nè buoni nè scarsi ma semplicemente fischiano uno sport che non è più il basket. A forza di seguire il movimento alla ricerca dello spettacolo ad ogni costo, il gioco ha raggiunto livelli di fisicità (per usare un eufemismo) intollerabili. Ponetevi una sola domanda : quanto tempo è che non vedete un giocatore uscire per 5 falli ? Quando gli arbitri interpretavano lo spirito del gioco i falli erano, specie per i giocatori interni, un incubo. Oggi si può fare quasi tutto, tranne che dare un pizzicotto alla maglia di un avversario, però fatto davanti all’arbitro, in quel caso scatta l’antisportivo (vedasi falli di Gaines e Vitali ieri sera). Se volete capire meglio riguardatevi il terzo quarto di Virtus Varese di sabato scorso…….Mayo in possesso di palla, in pick and roll con Gandini, lo stesso pivot varesino a braccia larghe in mezzo all’area impedisce a Pajola di tornare sul play che mette una tripla, tutto buono e regolare.