nella foto Ceretti/Ciamillo Castoria per Virtus pallacanestro : Stefan Markovic il guerriero della Virtus reduce dalla battaglia di Pesaro con un occhio pesto, qui a terra appena abbattuto fortuitamente dalla gomitata di Bramos. Stefan avrà alcuni giorni per riposarsi e risolvere i propri acciacchi.
Come ampiamente previsto su queste colonne Venezia è tornata ed ha addirittura vinto la prima coppa Italia della sua storia. Ci sono voluti ben cinquantadue anni, dall’istituzione della Coppa Italia nel 1968 non era mai riuscita a superare i quarti di finale. Liberatasi dell’avversaria più pericolosa, la Virtus, la squadra di De Raffaele ha letteralmente volato dando scacco matto a Milano e impedendo a Brindisi di correre come avrebbe voluto. La vittoria degli orogranata conferma da un lato la solidità e profondità del roster, nonchè le doti di De Raffaele un coach molto sottovalutato forse perchè è tutto tranne che un personaggio mediatico. Meriterebbe maggior considerazione tra gli addetti ai lavori non fosse altro perchè da ben quattro anni, dimostrando un carattere zen come se ne trovano pochi, sopporta un tipo come Austin Daye il ciondolante e indolente figlio di Darren che, dall’alto dei suoi 210 cm. e della sua sconfinata autostima, ritiene di essere il depositario della scienza cestistica e che quindi tutto gli sia consentito, compreso un continuo ed evidente stalkeraggio verbale degli avversari. I compagni lo sopportano pur non amandolo per un semplice motivo : oltre a tanti altri ha il vizio di mettere canestri decisivi e impossibili.
La vicenda di Venezia spero che convinca i più recalcitranti fautori dell’importanza della stagione regolare che essere davanti adesso ha un’importanza relativa, ci aveva già pensato Trento a dimostrarlo visto che la banda di Buscaglia per due anni non partecipò alla Final eight disputando poi due finali scudetto. In ogni caso chi pensava che Venezia non fosse da annoverare tra le pretendenti alla vittoria finale è così servito, ricordo che la società del Sindaco Brugnaro ha nel proprio roster ancora due giocatori, tenuti in frigo in attesa degli eventi, come Goudelock e Udanoh. Penso che, se non succederanno impedimenti, verrà liberato Julian Stone apparso francamente sia a Pesaro che in LBA, l’ombra di sè stesso.
I verdetti della Coppa Italia quindi hanno cominciato a delineare i rapporti di forza a metà esatta della stagione. Sassari, nonostante il turno di riposo nella settimana precedente la Coppa, ha mostrato una stanchezza e un nervosismo inspiegabili, forse le due inopinate sconfitte consecutive con Trento e Trieste hanno messo alcuni granelli di sabbia in un ingranaggio che sembrava funzionare alla perfezione. Cremona non è la squadra dello scorso anno, Brescia è in un momento buio soffre della discontinuità di Abass e degli anni di Luca Vitali, Brindisi senza centri di ruolo è una scommessa difficile da vincere anche se nelle giornate di grande fiducia degli esterni può battere chiunque in una partita secca, la Fortitudo ha fatto di più delle proprie possibilità e la semifinale per una neo promossa è veramente un lusso.
L’Armani è il rebus più inspiegabile del basket Italiano. Ha il miglior allenatore degli ultimi trent’anni, ha i giocatori che il coach ha scelto e voluto, che ruolo per ruolo sono i migliori del campionato, ha avuto molti infortuni muscolari ma ha 18 giocatori da poter ruotare visti gli impegni di Eurolega.
I bianco rossi difendono bene, sono molto migliorati da ottobre, segno evidente che la cura Messina serve, in attacco si passano la palla e costruiscono tiri aperti ma al momento di far canestro non lo fanno. Una situazione imbarazzante : più tiratori vengono aggiunti al roster e meno fanno canestro, giocatori che hanno sempre avuto nel DNA ottime percentuali al tiro, appena vestono la canotta dell’Aramni smettono di far canestro.
Infine la Virtus la grande delusa delle final eight, la vittima sacrificale dei media che hanno potuto così scrivere e parlare dell’uscita ai quarti della prima in classifica nell’LBA. La squadra di Djordievic ha pagato un caro prezzo agli impegni ravvicinati, le quattro partite in otto giorni (e la sconfitta col Partizan ne vale 3) con un roster che non è quello nè di Milano nè di Venezia ha fatto svanire i primi due obiettivi (così sembrava) della stagione, anche se la Società a settembre aveva dichiarato come prioritari la finale di Eurocup e l’accesso ai play off, che la Virtus non raggiunge dal 2014-15 quando da ottava venne eliminata ai quarti.
I bianco neri però lasciano la Vitrifrigo Arena con un’altra cocente delusione ma con la certezza di essere una squadra solida che sa, con la propria compattezza e reattività, prescindere dalle prestazioni dei suoi solisti. A ben guardare la Virtus è stata l’unica squadra a mettere alla frusta i campioni d’Italia, li ha portati ad un supplementare pur quando nel serbatoio della propria energia la spia era ampiamente in rosso, e nel convulso finale avrebbe tranquillamente potuto passare il turno e, alla fine hanno deciso il risultato degli episodi contingenti come lo 0 su 4 in lunetta del duo De Nicolao Daye e dalla parte Virtussina il canestro annullato ad Hunter ed il concreto dubbio che il canestro decisivo dello stesso Daye fosse viziato da un’infrazione di passi. Insomma le Vnere hanno dimostrato che l’iscrizione alla lotteria dello scudetto è ampiamente giustificata, aver venduto cara la pelle con le energie ridotte al minimo può rendere fiduciosi i virtussini : questa squadra non è un bluff ha dei valori tecnici e morali per poter recitare un ruolo da protagonista nelle due competizioni più importanti, pur col rischio concreto d’incrociare sia in LBA che in Eurocup nuovamente Venezia, meglio sperare che gli orogranata risalgano dall’ 8° posto. Il recupero al meglio di Gaines, il completo inserimento di Marble e la ritrovata condizione fisica degli altri sono tre pilastri fondamentali per arrivare in fondo.