Eros Pellegrini, difensore del Carpi, ha parlato ieri sera attraverso Skype nel programma Sport Qui andato in onda sul canale Tv Qui.
La Serie C può ripartire con le stesse certezze che fa trasparire la Serie A?
“Credo che la Serie C sia molto diversa dalla Serie A perché per molte società è più difficile seguire tutti i protocolli . La Serie A e la UEFA hanno la volontà di concludere la stagione, mentre in C bisogna davvero fare i conti in tasca”.
Come stai vivendo la quarantena?
“L’unico momento di gioia è andare a fare la spesa (ride, n.d.r.). Con i compagni ci vediamo tramite un app e facciamo insieme un allenamento che ci manda lo staff. Continuiamo a fare gruppo sperando di tornare a giocare. In cucina aiuto la mia compagna”.
Vi manca stare in gruppo?
“Ci manca tantissimo tutto: il campo, lo stare nello spogliatoio e scherzare, la tensione per la partitella del giovedì, studiare gli avversari con i video. Ci stiamo adattando”.
La tua stagione era iniziata da titolare sulla fascia destra, poi hai avuto qualche problema fisico nelle trasferte di Imola e soprattutto Vicenza, dove il 19 gennaio hai preso un colpo in faccia molto preoccupante.
“Sì, a Vicenza mi sono scontrato con Nobile per evitare un gol e lui involontariamente mi ha colpito alla mandibola. Di quel momento ho un vuoto di 10-15 minuti che penso non ricorderò mai. Nella sfortuna mi è andata bene perché avrei potuto avere un trauma cranico o qualsiasi altra cosa. Sono cose che possono capitare e me la sono cavata con una frattura”.
Ti sei perso alcune partite e poi, quando stavi rientrando in gruppo, tutto si è fermato per il Coronavirus.
“Sono tornato in fretta e furia ma dopo nemmeno tre allenamenti fu rinviata la partita contro la Feralpisalò e da lì in poi non si è più giocato. Speriamo di riprendere a giocare il prima possibile e, se non si ritornerà in campo, spero che guardino la nostra media punti (per il Carpi 26 partite giocate ÷ 53 punti = 2.038 punti di media, per la Reggio Audace 27 partite giocate ÷ 55 punti = i 2.037 punti di media, n.d.r.)”.
Resta comunque una bella stagione per il Carpi, rimasto sempre competitivo. Ti aspettavi questo rendimento?
“Siamo partiti in silenzio, senza grosse aspettative e senza sbandierare di voler vincere il campionato o di arrivare nei primi posti. In ritiro ci siamo conosciuti tra veterani e nuovi, abbiamo iniziato a lavorare con il mister con grossa dedizione e si è formato un gran bel gruppo che ha saputo fare il salto di qualità. Tutti ci alleniamo al massimo e tutti, anche chi ha un minutaggio basso, mostrano le proprie qualità. Man mano che proseguiva il campionato abbiamo cominciato a credere di non avere nulla in meno di chi è primo in classifica”.
Riolfo ha rifondato il Carpi con il 4-3-1-2 e i terzini sono sempre stati fondamentali con varie sgroppate offensive, coperture precise in difesa e cross vincenti per trovare il gol.
“Abbiamo avuto pochi problemi sul piano tattico. Giochiamo con un modulo che a noi terzini ci permette di spingere molto in attacco, ma ovviamente serve ripiegare con i giusti tempismi per mantenere la linea di quattro, oppure avere un compagno che ci copre. Il mister cura sempre ogni dettaglio e ci schiera in maniera perfetta”.
Nella scorsa stagione perché sei andato dalla Serie C col Fano alla Serie D col Montebelluna, tra l’altro a marzo del 2019?
“Diciamo che è una storia triste della mia carriera. Dopo aver finito il campionato con il Fano, sono rimasto con la candela in mano perché nell’estate del 2018 fu stabilita una collaborazione di mercato con il Pescara e l’organico del Fano fu appunto composto in gran parte da giovani o da esuberi del Pescara. Nel mio ruolo molte squadre prendevano gli under, ero ai margini e a un certo punto, per non perdere il contatto con il campo, ho preferito scendere in Serie D a Montebelluna, un club vicino a casa mia a Treviso. La scorsa estate mi è arrivata un’offerta molto allettante del Carpi, una squadra appena retrocessa dalla Serie B, ho fatto bene a venire qui”.
Nel 2009, quando non eri ancora maggiorenne, sei passato dal Treviso al Palermo. In Sicilia hai continuato il percorso nella Primavera e hai avuto la possibilità di allenarti anche con la Prima Squadra che era di altissimo livello.
“Assolutamente sì. Avevo 17 anni quando mi sono trasferito dal Treviso al Palermo, quindi parliamo di un passaggio importante in una realtà molto diverso. Molto spesso mi sono allenato con loro e avevo vicino giocatori fenomenali come Cavani, Miccoli, Pastore, Hernandez, Sirigu e altri. Quell’anno il Palermo arrivò in Europa League e, pur senza giocare, per me fu un’esperienza fantastica”.
Sai qualcosa della cassa integrazione per i giocatori di Serie C?
“Non si sa se ci sarà e noi non abbiamo parlato con nessuno. Ci stiamo solo allenando sperando di giocare ancora”.
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